mercoledì 22 agosto 2012

Non tornano i...Conte!

"[...] è stata parzialmente riformata la decisione su Antonio Conte, prosciolto per la gara Novara-Siena, ma squalificato per 10 mesi in relazione ad Albinoleffe-Siena con una rideterminazione della sanzione rispetto alla decisione della Commissione Disciplinare [...]"

Quella appena riportata tra virgolette è la parte del comunicato emesso dalla Federcalcio nei minuti successivi alla pubblicazione delle sentenze della Corte di Giustizia Federale in merito al processo sportivo d'appello riguardante la vicenda del calcioscommesse (per leggere l'articolo nella sua integrità basta cliccare qui). Nessuno sconto, dunque, per Antonio Conte: il mister bianconero dovrà scontare comunque i suoi 10 mesi di squalifica, almeno fino a quando non arriverà il pronunciamento del TNAS del Coni (pronunciamento atteso entro il mese prossimo), presso cui i legali del tecnico hanno già annunciato il ricorso. Eppure qualcosa che non convince c'è.

Procediamo con ordine e torniamo alla sentenza di primo grado emessa dalla Commissione Disciplinare lo scorso 9 agosto. In quella sede Antonio Conte, dopo aver visto respinta la proposta di patteggiamento di 3 mesi più sanzione economica, era stato condannato a 10 mesi (5 in meno rispetto alle richieste del Procuratore Federale Stefano Palazzi): 4 mesi per l'omessa denuncia relativa a Novara-Siena, altrettanti per l'omessa denuncia relativa ad Albinoleffe-Siena ed infine un extra di 2 mesi, dovuto alla reiterazione del reato di omessa denuncia. Se, dunque, la Corte di Giustizia Federale, che da quanto si legge ha scagionato Conte dal reato di omessa denuncia relativo alla gara contro il Novara, avesse voluto mantenere un'uniformità di giudizio, avrebbe dovuto infliggere al mister una squalifica di 4 mesi, anzichè infliggergliene 10, per la singola omessa denuncia relativa alla partita contro l'Albinoleffe. Un discorso di conti che letteralmente non tornano, e si spera che le motivazioni che la Corte pubblicherà da qui a un mese aiutino quantomeno a chiarire meglio le idee.

A questo punto la palla passerà ai giudici del TNAS, presso il quale sarà presentato ricorso entro la pubblicazione delle motivazioni della Corte di Giustizia Federale. In vista di tale appuntamento si può vedere in una doppia ottica l'odierno verdetto: se si volesse vedere il bicchiere mezzo pieno, ci si dovrebbe sentire rinfrancati dal fatto che davanti all'organo del CONI i legali del mister dovranno convincere i giudici a scagionare il proprio assistito non più da una doppia omessa denuncia, bensì da una singola; se, invece, si volesse vedere il bicchiere mezzo vuoto, ci sarebbe da rammaricarsi in quanto uno sconto di pena in appello avrebbe significato presentarsi al terzo grado di giudizio con un "fardello" meno pesante.

Chiosa finale volutamente ironica (sebbene fare dell'ironia in questo momento risulti difficile): diversi anni fa il compianto presidente romanista Franco Sensi decise di regalare agli arbitri e agli allora designatori Bergamo e Pairetto dei Rolex d'oro (vicenda finita nel dimenticatoio, tanto mediaticamente quanto giudiziariamente, ma questa è un'altra storia...); alla luce di quanto avvenuto questa mattina, c'è da sperare che qualcuno riprenda quella idea e regali agli illustri giureconsulti della Corte un pallottoliere, visto che forse è sfuggito l'antico principio in base a cui "la matematica non è un'opinione"

domenica 19 agosto 2012

Allegri-Zeman-Mazzarri: il nuovo trio delle meraviglie

Le frasi al veleno pronunciate ieri da Walter Mazzarri nei confronti della Juventus iscrivono di diritto l'allenatore partenopeo in un singolare "trio delle meraviglie" che comprende altre due persone illustri e, come le dichiarazioni fatte in passato hanno dimostrato, assai sveglie e lucide: Massimiliano Allegri e Zdenek Zeman.

L'allenatore rossonero, dopo aver sciorinato nella scorsa stagione perle di saggezza su gol fantasma che avrebbero causato da soli il secondo posto della propria squadra, ha pensato bene di inaugurare il ritiro estivo milanista affermando che gli scudetti juventini sarebbero 31, in quanto bisognerebbe considerare la vittoria nel campionato cadetto che la Vecchia Signora ha dovuto disputare per effetto delle sentenze di Calciopoli. Forse gli si potrebbe rispondere che, secondo lo stesso criterio, il Milan di scudetti ne avrebbe 20: i rossoneri, infatti, vantano ben 2 partecipazioni al campionato di Serie B, figlia di altrettante retrocessioni; la prima retrocessione è figlia del coinvolgimento del Milan nel famoso "Totonero" del 1980, mentre la seconda è arrivata nel 1982 dopo un campionato che definire disastroso è un pallidissimo eufemismo. Ma il buon Max è probabilmente troppo sveglio per ricordare questi due precedenti non proprio onorevoli per un club che, tra l'altro, si definisce continuamente "il più titolato al mondo" ma che dal computo dei titoli vinti cancella regolarmente quelli nazionali (se si contassero anche scudetti, Coppe Italia e Supercoppe Italiane il Milan avrebbe 47 titoli, meno della Juventus che ne ha in tutto 55). Da ultimo ricordiamo che pochi giorni dopo questa perla di saggezza Allegri ha visto andar via i suoi campioni più rappresentativi, ovvero Thiago Silva e Ibrahimovic, dopo averne salutati diversi altri alla fine della scorsa stagione (da Nesta a Gattuso, passando per Inzaghi e Seedorf): che oltre ad essere impreciso il buon Max porti anche sfiga? A Milanello iniziano a chiederselo.

Poi è arrivato il turno di Zdenek Zeman. L'ultima estate del boemo sulla panchina della Roma era stata quella famigerata del 1998, quando il nipote del compianto mister bianconero Vycpaleck rilasciò le famose dichiarazioni sul doping che innescarono l'altrettanto famoso processo. Come far dimenticare una lontananza dalla Serie A lunga sette anni (e meno male che Moggi aveva impedito a Zeman di allenare...) e, soprattutto, i disastri che, Pescara a parte, hanno costellato questo periodo? La risposta è presto data: attaccando la Juventus. Un attacco articolatosi in due fasi: la prima fase è consistita nella considerazione secondo cui gli scudetti juventini sarebbero in realtà 22/23, seguita poi dall'affermazione secondo cui Antonio Conte non dovrebbe nemmeno allenare durante la settimana se squalificato (in barba a quanto stabilito dal Codice di Giustizia Sportiva che, per quanto imperfetto e antiquato, non è stato sicuramente scritto da un pericoloso manipolo di gobbi). Si potrebbe ricordare al caro Zdenek, a proposito dell'etica e della coerenza che da anni va sbandierando, che la famosa frase "Il calcio deve uscire dalle farmacie", che tanto scalpore fece 14 anni fa, in realtà continuava con "...e dagli uffici finanziari": singolare che l'uomo che nel 1998, insieme al calcio malato sanitariamente, denunciava il calcio malato finanziariamente oggi alleni una società che vive grazie alle banche. Ma la coerenza, si sa, viene sempre prima di tutto.

E poi è arrivato Mazzarri che, dopo aver eseguito l'ordine di non presentarsi e di non far presentare la squadra alla premiazione a Pechino, ha deliziato i giornalisti presenti con le frasi anti-juve. Probabilmente gli sarebbe utile sapere, a proposito di sportività e di sentenze della giustizia sportiva, che la panchina su cui siede da tre anni a questa parte è quella della prima società calcistica italiana retrocessa per illecito sportivo nel secondo dopoguerra. Era il 1948 e il Napoli dell'ex presidente Muscariello fu retrocesso in B per aver provato ad aggiustare i risultati di alcune partite.

A pensarci bene, però, una domanda sorge spontanea: che il "trio delle meraviglie" consideri la Juventus l'alibi perfetto per mascherare i propri insuccessi? Al campionato l'ardua sentenza!

P.S.: Curioso che quest'estate siano mancati all'appello Moratti e Stramaccioni. Considerate le dichiarazioni passate dell'uno e il ruolo rivestito dall'altro (che siede sulla panchina che fu di un certo Mourinho), questa è una notizia che non può passare certo inosservata...