lunedì 24 dicembre 2012

Una lettera a Babbo Natale molto particolare!

Caro Babbo Natale,

immaginiamo la tua sorpresa nel leggere una lettera firmata da noi (e chi non lo farebbe, considerato che non siamo più dei ragazzini?), ma al tempo stesso ti chiediamo di capirci: siamo disperati e non sappiamo più a che santo votarci.

Siamo appena al 24 dicembre e questo campionato, che finisce tra circa cinque mesi, sembra segnato (poi è chiaro che si spera sempre in harakiri simili a quello di Perugia, magari con un arbitro bravo come fu Collina in quella circostanza...): questa dannata Juventus sembra tornata quella di Trapattoni prima e di Lippi e Capello poi, e ormai ci ha belli che staccati. Venerdì speravamo di poter chiudere l’anno solare accorciando le distanze: a fine primo tempo il Cagliari vinceva, e per di più grazie ad un rigore generoso (tanto chi se ne ricorda degli errori arbitrali contro quelli là?), e la squadra sembrava ormai con la testa alle vacanze. E invece nel secondo tempo quei disgraziati non riescono a ribaltare il punteggio? Benchè Orsato e Damato gli avessero fischiato un rigore generoso contro, gliene avessero negati due netti a favore e non avesse espulso due giocatori sardi (Astori e Murru) e nonostante Vidal avesse sbagliato un rigore, quelli hanno continuato ad attaccare come fossero stati morsi da una tarantola per tutto il secondo tempo, e alla fine di gol ne hanno segnati tre; è tornato a segnare addirittura Matri, che non segnava da un’eternità! Nel pomeriggio, poi, siamo stati così bravi da farci male da soli: l’Inter si è fatta fermare in casa sull’1-1 da una squadra che da sempre le regala sei punti a campionato; la Roma ha battuto il Milan, ma entrambe sono largamente staccate; ha vinto solo il Napoli, ma la vittoria di Siena era già stata vanificata dalla penalizzazione dovuta ai casini combinati da quei tre fessi di Gianello, Grava e Cannavaro e puniti da quell’altro insieme di cervelloni che è la Commissione Disciplinare.

E pensare che nel 2006 era stato così facile affossare quei dannati “gobbi”. Gli organi di informazione erano unanimemente schierati contro quel demonio di Moggi, Auricchio e Narducci indagarono solo in una direzione, le intercettazioni uscirono a rango ridotto, poi Guido Rossi completò l’opera cambiando i gradi della giustizia sportiva e stravolgendo i collegi giudicanti. Sembrava tutto così bello: grazie a quei galantuomini di Elkann, Blanc, Cobolli e Secco la Juventus era tornata tanto simpatica quanto perdente. Poi nel 2010 è arrivato Andrea Agnelli, ma sul momento non sembrava un problema: aveva ingaggiato Marotta e Paratici, ma la prima stagione del nuovo corso è andata come peggio non si poteva; grazie a quel genio di Delneri e ad una campagna acquisti largamente sbagliata (Motta, Martìnez, Lanzafame…ne avessero ancora di gente così!) la Juventus è rimasta fuori da tutte le coppe europee per la prima volta dopo 20 anni. Poi nel 2011 l’allenatore è diventato quel rompicoglioni di Conte, ma anche lì abbiamo sbagliato completamente le previsioni: addirittura uno di noi gli ha gentilmente regalato un giocatore come Pirlo, unanimemente ritenuto un calciatore finito; va bene avere la Juventus in antipatia, ma almeno con Pirlo la squadra non si sarebbe ritrovata a lottare per non retrocedere. E invece questi che fanno? Vincono lo scudetto senza perdere una partita e perdono la Coppa Italia soltanto in finale.

Così a fine campionato, spaventati dal solo pensiero di un possibile nuovo ciclo di vittorie juventine, abbiamo tentato l’assalto decisivo. Grazie a due simpatici calciatori di provincia, tali Andrea Masiello e Filippo Carobbio, abbiamo fatto finire nel tritacarne della giustizia sportiva quell’antipatico di prima classe di Conte insieme ai calciatori Pepe e Bonucci; non contenti, abbiamo anche provato a mettere nei guai Buffon con una storia di scommesse, ma la storia si è sgonfiata nel giro di poche settimane (era già successo anche nel 2006, poi questo ai Mondiali ci è andato lo stesso e li ha pure vinti da protagonista...). Fatto sta che quei maledetti juventini hanno dovuto passare un’altra estate d’inferno per le accuse mosse a Conte, Pepe e Bonucci. Purtroppo per noi, stavolta il meccanismo del 2006 non ha funzionato: Agnelli ha ribadito la fiducia a Conte sin dalla prima ora (altro che quel galantuomo di John Elkann con Moggi e Giraudo…), mentre siti juventini e qualche libero opinionista hanno messo in moto un meccanismo di contro-informazione che ha tenuto testa al solito sentimento popolare anti-juventino; come se non bastasse, anche Masiello e Carobbio ci hanno messo del loro, fornendo ricostruzioni incomplete e contraddittorie al buon Palazzi, il cui lavoro è stato non poco intralciato. Alla fine, comunque, siamo riusciti ad ottenere una squalifica di 4 mesi per Conte (Bonucci e Pepe sono stati assolti, purtroppo quel Masiello le balle non sa proprio raccontarle…), benché gli juventini abbiano continuato per mesi a strillare contro sentenze ritenute ingiuste e a dire che c’erano altre questioni non affrontate; d'altra parte il Napoli lo abbiamo processato pochi giorni fa, mentre quei calciatori arrestati come Mauri saranno processati (forse!) verso la fine del campionato.

All’inizio della stagione eravamo tutti lì a sperare che una Juventus senza Conte fosse ormai fuori dai giochi; e invece niente, questi hanno vinto la Supercoppa Italiana (hai voglia “Gazzetta” e “Corriere dello Sport” a dire che hanno rubato la partita nonostante il Napoli abbia messo in atto una caccia all’uomo tanto sfacciata quanto impunita…), sono primi dall’inizio del campionato e si sono qualificati agli ottavi di Champions League dopo aver vinto il girone. A nulla sono valse campagne stampa di fuoco ogni volta che ricevevano anche mezzo favore arbitrale (basti pensare soltanto a tutto il caos montato dopo la vittoria a Catania o dopo il gol in fuorigioco contro l’Inter in una gara che poi hanno comunque perso).

Come puoi vedere, caro Santa Claus, siamo davvero disperati. Non potresti regalarci un modo per mettere fuori gioco definitivamente quell’arrogante di Agnelli e quell’antipatico di Conte? Perché è vero che a Natale siamo tutti più buoni, ma a noi l’idea di essere anche dei perdenti e di doverlo ammettere proprio non va! 

Con affetto
Massimo Moratti, Adriano Galliani, Aurelio De Laurentiis, Zdenek Zeman, Massimiliano Allegri, Andrea Stramaccioni, Walter Mazzarri

mercoledì 19 dicembre 2012

Varriale, non così!

"Meglio un nemico vero che un falso amico", diceva qualcuno. Effettivamente un giornalista che ammette apertamente di tifare per una squadra è di gran lunga preferibile rispetto ad uno che nasconde il suo essere di parte dietro stucchevoli ammissioni di totale imparzialità: da parecchio tempo a questa parte la seconda categoria ha trovato un degno esponente in Enrico Varriale.

Il giornalista della Rai, napoletano di origine e di fede calcistica ma da sempre sbandieratore della propria "imparzialità", ha quest'oggi rilasciato un'intervista all'emittente Campania24News in merito alla recente sentenza della Commissione Disciplinare che ha condannato il Napoli ad una penalizzazione di 2 punti in classifica e i suoi calciatori Paolo Cannavaro e Gianluca Grava a 6 mesi di squalifica. Interrogato sugli aspetti dubbi della citata sentenza, Varriale ha così parlato:

"(...) In secondo luogo il giudice ha creduto a Gianello su quanto riferito a proposito di Cannavaro e Grava, mentre non ha fatto lo stesso su quanto detto in merito ad un altro giocatore all’epoca tesserato nel Napoli, ma attualmente nelle file della Juve. Mi riferisco a Quagliarella (...)"

Poichè ieri un caro amico di fede partenopea ha sollevato la questione relativa al mancato deferimento di Fabio Quagliarella, mostro qui di seguito il passaggio in cui Gianello parla di Quagliarella; il passaggio è tratto dall'interrogatorio reso dall'ex portiere del Napoli ai magistrati napoletani il 15 giugno 2011.


Se poi chi legge volesse rileggere l'intero verbale, può cliccare qui per accedere al pdf completo.

Chissà se qualcuno farà presente al buon Varriale quest'informazione, tanto facile da reperire quanto facilissima da dimenticare...

martedì 18 dicembre 2012

La sentenza della Disciplinare sul Napoli: analisi e commenti

Prima di esprimere qualunque genere di opinione in merito alla sentenza emessa quest'oggi dalla Commissione Disciplinare (per leggere il testo integrale basta cliccare qui), è bene soffermarsi sui dati oggettivi, ovvero sulle motivazioni con cui la Commissione ha inflitto al Napoli una penalizzazione di 2 punti in classifica per responsabilità oggettiva e ai calciatori Paolo Cannavaro e Gianluca Grava una squalifica di 6 mesi per omessa denuncia.

Gli aspetti del dispositivo che meritano un'attenta analisi sono i seguenti:

a) MANCATO DEFERIMENTO DI FABIO QUAGLIARELLA. Tralasciando i deliri dell'avvocato Malagnini, su cui tornerò più avanti, la sentenza stabilisce che Quagliarella non è stato deferito da Palazzi perchè Gianello, che ne ha fatto il nome all'ispettore di polizia infiltrato, non l'ha fatto nei successivi interrogatori davanti ai magistrati napoletani prima e alla Procura Federale poi; i giudici scrivono:

  • "Invitato dal P.M. a essere più preciso, Gianello decideva di fornire maggiori particolari chiarendo di aver scelto l’occasione di un allenamento per rivolgersi ai compagni di squadra Cannavaro e Grava ed escludendo di aver parlato con Santacroce, De Sanctis e Quagliarella, ribadendo il diniego opposto da Cannavaro e Grava e la sua volontà, a questo punto, di non insistere nel tentativo pur se Giusti  aveva offerto “decine di migliaia" di euro per ogni giocatore disponibile
  • "La versione definitiva di Gianello veniva confermata integralmente dinanzi alla Procura Federale in occasione della audizione del 16.7.2012"
  • "Va ricordato al riguardo che, se all’inizio Gianello precisava spontaneamente di aver contattato anche il compagno di squadra Quagliarella (la cui partecipazione all’illecito poteva essere importante avendo tale calciatore un premio previsto dal suo contratto con la soc. Napoli nel caso in cui, segnando una rete nella gara in questione, avesse raggiunto le 12 segnature stagionali), nel prosieguo, nel corso degli interrogatori dinanzi alla Procura della Repubblica e alla Procura federale, confermava esclusivamente i contatti con i calciatori Cannavaro e Grava"


b) L'OMESSA DENUNCIA DI CANNAVARO E GRAVA. Le prove a carico dei due calciatori partenopei sono le seguenti:

  • Il "ruolo difensivo rivestito dai due calciatori nella squadra del Napoli (importante ai fini della alterazione del risultato di una gara)"
  • Le "stesse dichiarazioni rese da Grava dinanzi al P.M. in data 15 maggio 2011 (“Non escludo tuttavia che Gianello abbia potuto nel corso della settimana fare a me e ad altri compagni di squadra battute scherzose circa il fatto che ormai fossimo già in vacanza o qualcos’altro di simile. Intendo precisare che a considerazioni del genere non avrei dato alcun peso, vista la serietà che mi contraddistingue, intendendole come riferimenti scherzosi ragion per cui non ho un ricordo nitido della circostanza”), ichiarazioni che "non escludono l’intervenuto tentativo di illecito"
  • Le parole di Cannavaro che "nel corso dell’interrogatorio reso dinanzi al P.M. in data 7.7.2011 e nell’audizione dinanzi alla Procura federale  del 6.7.2012 (“se (Gianello) avesse fatto battute in tal senso non gli avrei dato alcun peso, perché le avrei ritenute uno scherzo come tanti fra compagni”)"


c) L'ATTENDIBILITA' DEL DISCORSO DI GIANELLO. I fattori che rendono credibili le parole dell'ex terzo portiere del Napoli sono i seguenti:

  • "la posizione di calciatore facente parte della rosa di prima squadra della soc. Napoli"
  • "i rapporti di amicizia con i calciatori Cannavaro e Grava dagli stessi riconosciuti"
  • "le finalità perseguite da Gianello confermate in atti e dalle numerose intercettazioni telefoniche"
  • "la spontaneità della confessione resa in origine dal Gianello"
  • "la particolare situazione amicale del Gianello con l’intera squadra per cui vi era  alcun interesse a coinvolgere  nel tentativo di illecito Cannavaro e Grava se questo non fosse realmente avvenuto"
  • "il coinvolgimento di questi ultimi confermato sempre nel corso dell’intera vicenda, seppur come soggetti che avevano rifiutato di commettere l’illecito"
  • Lo stesso Gianello "dopo aver spontaneamente confessato all’ispettore di P.S., negava dinanzi al P.M. per poi confessare nella stessa sede, una volta avuta conoscenza delle dichiarazioni rese dallo stesso ispettore, con una descrizione dei fatti che appare di per se logica e convincente"


d) LA RESPONSABILITA' OGGETTIVA DEL NAPOLI. Il Procuratore Federale Palazzi, in sede di requisitoria, aveva chiesto una penalizzazione di un punto per il Napoli: una richiesta alquanto strana, visto che le richieste per altri casi di responsabilità oggettive (al netto, ovviamente, di eventuali recidività) le richieste erano sempre state di 2 punti. Vediamo cosa scrivono, a tal proposito, i giudici:
"Il principio della responsabilità oggettiva, pur se negli ultimi tempi ha subito una serie di attenuazioni in via applicativa, continua a fondarsi su criteri inderogabili. In proposito, va ricordato come questa Commissione in tutti gli analoghi e recenti procedimenti nel caso di responsabilità oggettiva per illecito sportivo commesso da calciatori tesserati sia partita da una sanzione base di 2 punti di penalizzazione in classifica generale, oltre a una ammenda: tra tutti, si ricordino i precedenti della soc. Torino (C.U. n.11 del 10.8.2012) e della soc. Sampdoria (C.U. n.12 del 10.8.2012) che, nella corrente stagione sportiva, stanno scontando una penalizzazione di 1 punto in classifica generale maturata in sede di applicazione di sanzione ex art. 23 CGS, partendo da una sanzione base di 2 punti di penalizzazione in classifica generale. Per garantire una uniformità di giudizio e una situazione di par condicio fra squadre partecipanti allo stesso campionato attualmente in corso, quindi, appare corretta l’applicazione della sanzione di 2 punti di penalizzazione in classifica generale da scontarsi nella corrente stagione sportiva".
La Commissione ha inoltre inflitto alla società partenopea un'ammenda di 70.000 euro (in parziale accordo con la cifra richiesta da Palazzi, che ammontava a 100.000 euro), con la seguente motivazione:
"Per quanto riguarda la entità dell’ammenda richiesta dalla Procura federale per la soc. Napoli determinata in € 100.000,00 (di cui € 45.000,00 per Cannavaro, € 45.000,00 per Grava e € 10.000,00 per Gianello, con riferimento, per quest’ultimo, alla violazione del divieto di scommettere), la stessa può  essere determinata in via equitativa in € 70.000,00"

Da quanto visto sin qui vengono spontanee alcune considerazioni personali da parte del sottoscritto:
  1. Il "motore" di questo processo sportivo è rappresentato unicamente, o quasi, dalle parole di Gianello (quelle rilasciate al poliziotto infiltrato, quelle rilasciate alla Procura di Napoli ed infine quelle rilasciate alla Procura Federale)
  2. Risulta curiosa la scelta del Procuratore Federale di chiedere una penalizzazione di un solo punto in classifica; qualcuno lo imputa ad una volontà di non calcare eccessivamente la mano, qualcun'altro al fatto che Palazzi sia napoletano d'origine...
  3. Quagliarella non è stato deferito perchè Gianello non ne ha fatto il nome nè davanti ai magistrati ordinari nè davanti a quelli sportivi. Lo dico a quelli che sposano la tesi dell'avvocato Malagnini (legale di Paolo Cannavaro), secondo cui Quagliarella non sarebbe stato deferito in quanto militante in una "formazione politicamente differente dal Napoli": come se una squadra fosse un partito politico e come se la giustizia sportiva fosse stata sempre clemente ogni volta che ha dovuto giudicare la Juventus o qualche suo tesserato...
  4. Molti anti-juventini (non solo napoletani) parlano di "responsabilità oggettiva da rivedere" e di "giustizia sportiva da riformare": premesso che sono d'accordo con loro, mi viene da dire che è facile parlare adesso; iniziate a chiedere scusa per le accuse di vittimismo che muovevate a noi juventini quando eravamo noi a parlarne (vedi caso Conte...)
  5. Sempre i soggetti di cui sopra parlano di "campionato falsato" se si penalizza una squadra a campionato in corso: in primo luogo il problema non si sarebbe posto se i soggetti giudicati in questa settimana fossero stati giudicati in estate come Conte e tutti gli altri (anche questo lo dicevo io e lo dicevano tanti altri, ma l'accusa di vittimismo era dietro l'angolo); in secondo luogo basta andare a vedere le classifiche delle categorie minori per assistere a squadre che incassano penalizzazioni a campionato in corso per ragioni burocratiche (porto l'esempio a me più vicino, quello del Bari), ma non mi risulta che qualcuno si sia mai posto il problema
  6. In tanti parlano di Napoli penalizzato dall'assenza di un punto di riferimento importante come Cannavaro, leader della difesa e capitano della squadra. E' vero, ma vorrei ricordare che c'è una squadra attualmente prima in classifica con 7 punti di vantaggio sulla seconda e che ha vinto il proprio girone di Champions avendo avuto per 4 mesi l'allenatore squalificato
  7. Ho molto apprezzato il garantismo galoppante degli ultimi giorni e il fatto che molti napoletani (e, ripeto, non solo loro!) dicessero frasi tipo "aspettiamo la sentenza" o "vediamo come evolve il processo sportivo"; quello che ho apprezzato meno (MOLTO meno) è stato il chiedere quasi la forca quando una vicenda simile ha riguardato Conte, Pepe e Bonucci
  8. Adesso che finalmente il processo sul filone napoletano del calcioscommesse è stato celebrato (almeno il primo grado, a breve arriveranno l'appello in Corte di Giustizia Federale e gli eventuali ricorsi al TNAS), aspettiamo tutti con trepidazione che inizi il processo a carico dei calciatori arrestati alla fine del mese di maggio; per parafrasare un articolo scritto domenica da Aligi Pontani su Repubblica.it (per citare una testata notoriamente non simpatizzante per i colori bianconeri, quindi al di sopra di ogni sospetto), "Ora si sussurra che l'ultima tranche dei processi sportivi -anche se ultima è una parola grossa - dovrebbe aprirsi a marzo, se non ad aprile, o forse a maggio o a giugno. Riguarda anche squadre e giocatori di serie A, dove ogni settimana scendono regolarmente in campo 13 indagati dalle varie procure. Fatta salva la presunzione di innocenza, che vale per tutti: cosa accadrà se invece si arrivasse a giudizi di colpevolezza, a campionato già avanzatissimo o addirittura finito? Gli eventuali squalificati che avranno giocato tutte le partite, saranno considerati ininfluenti? E quelli che invece non hanno potuto giocare, si sentiranno davvero tutti uguali davanti alla legge?". Più chiaro di così è impossibile!
  9. Aveva ragione Antonio Conte, quando nella famosa conferenza stampa del 23 agosto disse "Non mettiamo la testa sotto la sabbia!": a giudicare dal verdetto odierno della Disciplinare e dalle reazioni che questo verdetto ha creato, mi sa che qualcuno la testa l'ha dovuta tirare fuori...
  10. Alcune differenti reazioni precedentemente illustrate sono un esempio del famoso "sentimento popolare", che a questo punto tutto sembra essere fuorchè un'eresia da juventini fanatici...

lunedì 17 dicembre 2012

Mi scusi, Travaglio...


"Mi vien quasi da sorridere, nel rispondere a questa obiezione, essendo io juventino da tre generazioni e avendo iniziato a seguire la Juve allo stadio di Torino all’età di sei anni (e non sono mica il solo: la nostra prima firma sportiva, Roberto Beccantini, è notoriamente un appassionato bianconero). Ma siamo daccapo: se dare conto, in cronache e commenti, delle indecenze di Moggi o delle vicende che han portato alla squalifica di Conte e degli attacchi del presidente Agnelli alla giustizia sportiva è “avercela con la Juve”, allora vuol dire che, analogamente, raccontiamo i processi a Berlusconi non per dovere di cronaca e di critica, ma per partito preso (quello “antiberlusconiano”). Spero che i lettori che ci muovono questo rilievo si rendano conto di ragionare come i berluscones"
[Marco Travaglio sul sito de "Il Fatto Quotidiano"; per rileggere l'intero articolo basta cliccare qui]

Che lo si stimi o lo si abbia sui sacrosanti, è indubbio che Marco Travaglio cada in palese contraddizione quando parla della Juventus. Ben inteso, essere tifosi di una squadra non significa avere nei confronti di essa un atteggiamento fideistico ed esimersi dal criticarla quando si ritiene che ci siano cose che non convincono o che vanno male; è pur vero, tuttavia, che il "tifo critico" è una cosa mentre lo scrivere sistematicamente inesattezze su determinati argomenti in nome di esso è un'altra. Nello specifico: magari dire che la Juventus è stata retrocessa in B nel 2006 e si è vista squalificare l'allenatore quest'estate per via di un complotto planetario può lontanamente essere un modo di ragionare "da berluscones" (la tempistica di queste vicende lascia qualche dubbio, ma non è questo il punto...), ma affermare carte e fatti alla mano che in queste vicende ci sono aspetti assai poco convincenti e scrivere articoli o libri su tutto questo significa semplicemente ragionare e fare contro-informazione; che persone comuni e non necessariamente iscritte all'Ordine dei Giornalisti si sforzino di capire cose che gli sono dubbie credo sia una cosa positiva e che non risponda necessariamente a logiche revisionistiche.

Ciò detto, alcuni passaggi dell'articolo sopra citato meritano alcune riflessioni:

- Per quanto riguarda le "indecenze di Moggi", spero che Travaglio (che notoriamente è uno che dei processi legge tutte le carte, ivi comprese le motivazioni) abbia nozione del fatto che la sentenza emessa dalla giudice Casoria un anno fa ha affermato come il reato di Moggi fosse quello di "tentativo di frode sportiva" (reato che è costato all'ex D.G. juventino una condanna in primo grado a 5 anni e 4 mesi, ma comunque differente dalla frode sportiva ipotizzata dall'accusa) e che il campionato 2004-05 sia stato un campionato totalmente regolare; e, sempre rivolgendomi a lui che le sentenze le conosce, spero abbia saputo che meno di due settimane fa nel processo ordinario d'appello che vede imputato Antonio Giraudo siano piovute assoluzioni per gli arbitri, ovvero per quei soggetti che avrebbero permesso a Moggi di portare a termine le proprie indecenze. Queste cose sono avvenute in tribunali della Repubblica italiana, non sono certo fandonie raccontate dal "Giornale" o dal "Libero" di turno...

- Sulle "vicende che hanno portato alla squalifica di Conte", spero che Travaglio possa spiegarmi in base a quale criterio è normale che un allenatore possa essere condannato perchè "non poteva non sapere", dato il suo noto "carattere da accentratore". Spero inoltre che non gli sia sfuggito quanto scritto dai giudici del TNAS (gli ultimi ad aver giudicato l'attuale allenatore della Juventus), ovvero che "Sotto il profilo probatorio per affermare la responsabilità di un incolpato di una violazione disciplinare sportiva non occorre la certezza assoluta della commissione dell’illecito né il superamento di ogni ragionevole dubbio, come nel diritto penale, risultando invece sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza sulla commissione dell’illecito": significa, detto in poche parole che Conte è stato condannato non in base ad una verità giuridica certa, bensì in base ad uno scenario che appariva più plausibile di altri. Mi auguro, dunque, che ritenere quantomeno discutibili queste parole (contenute, lo ripeto, nel dispositivo di una sentenza) non significhi per Travaglio essere i figli illegittimi di Alessandro Sallusti o di Emilio Fede...

- In merito, infine, agli "attacchi del presidente Agnelli", c'è una bella differenza tra i comunicati scritti da Andrea Agnelli all'indomani della squalifica di Conte e gli anatemi quotidiani (o quasi) che il nostro ex Primo Ministro lanciava e lancia nei confronti della magistratura: non mi risulta, infatti, che Agnelli sia contemporaneamente imputato (o, in questo caso, datore di lavoro dell'imputato) e dirigente di spicco della FIGC; non mi risulta, quindi, che il presidente bianconero abbia il potere di scriversi "leggi sportive ad personam", come invece ha fatto (purtroppo) al governo il caro Silvio. Vorrei sottolineare, da ultimo, come quello della giustizia sportiva da riformare sia un problema che non ha sollevato solo Agnelli: spero, a tal proposito, che Travaglio possa spiegarmi come mai tutti parlano di giustizia sportiva da riformare adesso che è stato processato il Napoli e come mai ogni domenica scendano regolarmente in campo calciatori che sette mesi fa sono finiti dietro le sbarre...

Probabilmente, se davvero si "desse conto, in cronaca e commenti" dei passaggi appena elencati, avendo ben presente cosa ciò significa, il problema del disinnamoramento della quasi totalità dei tifosi juventini nei confronti de "Il Fatto Quotidiano" non si porrebbe...

domenica 16 dicembre 2012

Contro l'Atalanta è bastata mezz'ora


Con un perentorio 3-0 maturato nel primo tempo la Juventus si sbarazza facilmente dell'Atalanta: la gara contro i bergamaschi, ad essere sinceri, è durata appena mezz'ora; quando Manfredini ha commesso la doppia ingenuità costatagli l'espulsione, infatti, si è capito che il destino del match dello Juventus Stadium era segnato.

Alcune considerazioni a margine:

- Diciamola tutta: se al 4' Denis non si fosse fatto ipnotizzare da Buffon e non avesse fallito l'infallibile, probabilmente la gara sarebbe cambiata; e invece il quasi-gol atalantino ha avuto l'effetto di scatenare la furia bianconera, tramutatasi nei successivi gol di Pirlo (gran punizione) e Marchisio (conclusione dalla distanza, con tanto di deviazione di Lucchini) e in una miriade di gol sbagliati tra primo e secondo tempo (vero, Giovinco e Quagliarella?).

- L'Atalanta, a cui va sempre riconosciuto il merito di essere una delle migliori squadre del campionato (non si battono Inter e Napoli per sola fortuna!), è incappata nella classica "serata da dimenticare" e l'unica critica da muovere al bravo Colantuono e ai suoi uomini è quella di non aver saputo approfittare dell'occasione monumentale capitata a Denis; contro la Juve di quest'ultimo periodo bisogna essere perfetti, pena pagare un dazio salatissimo.

- Giovinco ha disputato una buona partita, anche se bisogna tenere conto della facilità con cui la "formica atomica" ha potuto fare il bello e il cattivo tempo nella difesa atalantina da un lato, e delle troppe occasioni da gol fallite dall'altro.

- Quagliarella è tornato in campo, e questo è un ottimo segnale in quanto testimonia che l'attaccante napoletano ha ricevuto il "perdono" da parte di Conte dopo quanto avvenuto a San Siro; e, dati gli ottimi numeri di Quagliarella e l'infortunio di Bendtner, questa è un'ottima notizia in prospettiva futura

- La prestazione di oggi e i risultati altalenanti delle inseguitrici (l'Inter è stata sconfitta ieri dalla Lazio e il Napoli vive in attesa della partita contro il Bologna da un lato e delle decisioni della Commissione Disciplinare dall'altro) confermano, se mai ce ne fosse bisogno, che l'unica vera anti-Juve è la Juve stessa

Adesso attendiamo di chiudere questo 2012 trionfale con la sfida di venerdì contro il Cagliari, sempre che i problemi legati all'agibilità dell'impianto sardo di Is Arenas non costringano la Lega a rinviare il confronto con i rossoblu

venerdì 14 dicembre 2012

Abete, ancora tu?

Nei giorni in cui Silvio Berlusconi paventa l'ipotesi di una nuova candidatura come premier, anche il calcio italiano si adegua all'aria di cambiamento che si respira nel Paese: Gianni Petrucci annuncia l'addio alla presidenza del CONI designando come suo successore il braccio destro Raffaele Pagnozzi e, notizia di oggi, Giancarlo Abete annuncia la ricandidatura alla guida della Federcalcio.

Abete era stato eletto numero uno del calcio italiano nel 2007 dopo il doppio commissariamento di Guido Rossi e Luca Pancalli, per far ripartire il calcio italiano scosso dallo scandalo di Calciopoli; nessuno che, al momento della votazione, abbia pensato che Abete era stato fino ad un anno prima il vice di quel Franco Carraro accusato di essere uno dei capi della "cupola" moggiana. Ma si sa, nessuno è perfetto!

Ricapitoliamo in breve il palmarès glorioso del "quinquennio abetiano" che abbiamo alle spalle:

  • Mancata assegnazione degli Europei 2012 (finiti ad Ucraina e Polonia in circostanze tutt'altro che limpide) e 2016 (finiti alla Francia)
  • Eliminazione della Nazionale dai Mondiali del 2010 in un girone comprendente anche Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda (peggior risultato di sempre nella storia azzurra nella fase finale dei Campionati del Mondo, in uno dei gironi più facili che la storia del calcio ricordi)
  • Perdita costante di posizioni nel ranking FIFA dopo l'apice post-Mondiale del 2006 (e meno male che ad attenuare la slavina ci hanno pensato le Champions vinte da Milan e Inter nel 2007 e nel 2010 e i risultati della Nazionale di Prandelli agli ultimi Europei)
  • Passaggio da 4 a 3 squadre qualificabili per la Champions League (attenzione perchè in un paio d'anni si rischia di perdere almeno un altro posto)
  • Legge sugli stadi mai proposta e ormai diventata una barzelletta (ricorda tanto il ponte sullo stretto o la TAV, al punto che pochi mesi fa la Turchia ha superato l'Italia in termini di sicurezza degli impianti)
  • Giustizia sportiva da riformare (anche se la possibile penalizzazione del Napoli pare aver destato dal sonno i soloni del giornalismo sportivo italiano, quindi una timida speranza potrebbe ancora esserci)
  • Scandalo del calcioscommesse (si è processato Conte, si sta processando solo adesso il Napoli, ma i calciatori arrestati a maggio sono ancora regolarmente in campo tutte le domeniche)
Domanda per chi legge: foste un presidente di club, rivotereste mai un personaggio del genere?

Il "tavolo della pace" (?!) un anno dopo

Esattamente un anno fa, il 14 dicembre 2011, si riuniva presso la sede del CONI il famoso "tavolo della pace" convocato dal Presidente dello stesso CONI Gianni Petrucci con l'intenzione di mettere fine ai "dissidi calciopolari" tra Juventus e Inter; al tavolo, oltre a Petrucci e ai due "contendenti" Andrea Agnelli e Massimo Moratti erano presenti anche il Presidente della FIGC Giancarlo Abete, l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, il patron della Fiorentina Diego Della Valle e il numero uno del Napoli Aurelio De Laurentiis (la presenza degli ultimi tre personaggi citati è un mistero che ancora oggi nessuno ha svelato).

Quello che ci si chiede, ad un anno da quel summit, è: è cambiato qualcosa nei rapporti tra Juventus e Inter da allora? Per provare a rispondere, basterà che chi legge segua alcuni semplici passi.

Passo n.1 Si rilegga il passaggio dell'intervista che lo stesso Petrucci ha rilasciato tre giorni fa alla redazione de "Il Corriere dello Sport" in cui il Presidente del CONI affronta il discorso relativo al tavolo in questione.Il passaggio è riportato qui di seguito.
Lei fu promotore del tavolo della pace fra Juve e Inter: riaffiorerà quello scontro ora che il campionato sta riproponendo il duello tra le due società?
Quell'esperienza è ancora attuale. Ma non si arriverà mai più a quel livello. Era troppo basso. Due grandi imprenditori come Agnelli e Moratti non potevano non parlarsi
P.S.: Nessuno perda tempo a capire se l'"esperienza attuale" è il duello o il tavolo della pace; l'ultimo che ci ha provato ha dovuto prendere tre scatole di Lexotan e si è arreso...

Passo n.2 Si legga questo breve editoriale da me scritto un anno fa, proprio in seguito al tavolo della pace
SBAGLIATO? NO, INUTILE!
È finita come tutti immaginavano, ossia con un nulla di fatto. Né Massimo Moratti né Andrea Agnelli si sono mossi dalle rispettive posizioni iniziali e le istituzioni calcistiche (FIGC e CONI) non hanno potuto che prenderne atto; diciamo che, rispetto all’atteggiamento da novelli Ponzio Pilato che hanno avuto nei mesi scorsi, il comportamento di Abete e Petrucci stavolta è parso un tantino più lineare. 
La domanda che tutti si pongono è: e adesso cosa succede? A questo punto è abbastanza evidente che il presidente Agnelli continuerà per la sua strada, secondo le linee-guida dettate nei mesi passati: si continuerà l’iter per cercare di ottenere la restituzione dello scudetto del 2006 fino all’ultimo grado di giudizio possibile; del resto era chiaro a molti che questo tavolo, erroneamente ridefinito dai media “tavolo della pace”, in realtà era solo un tavolo di concertazione in cui le due parti in causa si sarebbero limitate ad esporre le proprie ragioni, consapevoli di proseguire ciascuna per la propria strada una volta terminato tutto. 
Detto ciò, verrebbe da chiedersi a cosa sia servito questo tavolo, e la risposta a questo interrogativo è: a niente. Questo tavolo non è stato sbagliato, molto più semplicemente è stato inutile

Passo n.3 (ATTENZIONE: E' IL PASSO PIU' IMPORTANTE!) Si vadano a rileggere tutte le polemiche arbitrali tra Juventus ed Inter degli ultimi due mesi.

Fatto tutto questo, si potrà rispondere finalmente all'interrogativo posto in precedenza; io un'idea in tal senso l'ho maturata...

martedì 11 dicembre 2012

Il processo al Napoli: cronaca del dibattimento davanti alla Disciplinare

Alcune doverose precisazioni prima di iniziare:

  1. Non sono tifoso del Napoli e nemmeno simpatizzante, ma una vicenda del genere merita una spiegazione che sia il più possibile chiara e asettica (quindi scevra da questioni di tifo) 
  2. Sempre premesso che non tifo né simpatizzo per la squadra partenopea, non sono di quelli che si augurano che il Napoli e i suoi tesserati vengano puniti ad ogni costo: se le evidenze portate dall’accusa saranno meritevoli di una condanna, allora è giusto che la condanna ci sia; se, viceversa, non emergeranno elementi provanti una colpevolezza certa da parte dei soggetti coinvolti, sarà doverosa l’assoluzione 
  3. Mi farebbe piacere (ma so che questa è una speranza che rimarrà frustrata, ahimè) che anche dall’altra parte ci fosse lo stesso atteggiamento; per esempio da parte di chi continua a ritenere che i riscontri oggettivi di cui ho parlato riguardo alla vicenda Conte siano figli unicamente del tifo 

Fatte queste doverose puntualizzazioni, andiamo ad analizzare nel dettaglio la giornata che ha visto “alla sbarra” il Napoli, alcuni suoi tesserati, altre società e altri soggetti (considerati minori da un punto di vista mediatico, ma ugualmente importanti dal punto di vista giuridico).

Ricordiamo, innanzitutto, che questo processo si è svolto davanti alla Commissione Disciplinare presieduta da Sergio Artico; la sede del dibattimento è stata l’Hotel “Parco dei Principi” di Roma.

Partiamo dai soggetti deferiti. Lo scorso 26 ottobre il Procuratore Federale Stefano Palazzi aveva deferito i seguenti soggetti:
Matteo Gianello, Silvio Giusti (illecito sportivo), Paolo Cannavaro, Gianluca Grava (omessa denuncia) e la società Napoli (responsabilità oggettiva) per la combine di Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010 (gara terminata 1-0); Claudio Furlan, Andrea Agostinelli, Davide Dei (illecito sportivo), Silvio Giusti, Gianfranco Parlato (omessa denuncia) e le società Portogruaro (responsabilità oggettiva) e Crotone (responsabilità presunta) per la combine di Portogruaro-Crotone del 29 maggio 2011 (gara terminata 1-1); Silvio Giusti, Federico Cossato, Matteo Gianello, Marco Zamboni, Dario Passoni e le società Napoli, Avesa, Spal e Albinoleffe (queste ultime per responsabilità oggettiva) con l’accusa di contatti finalizzati all’effettuazione di scommesse. Per leggere il documento originale emanato dalla Procura Federale basta cliccare qui.

Il dibattimento si è aperto con l’analisi, da parte della Commissione, delle istanze di patteggiamento proposte da alcuni dei soggetti coinvolti in accordo con la Procura Federale: patteggiamenti accolti per le società Albinoleffe (multa di 100.000 euro) e Aversa (100 euro) e per i tesserati Cossato (9 mesi di squalifica), Passoni (4 mesi di squalifica), Furlan (20 mesi e 20 giorni) e Parlato (2 mesi di squalifica); patteggiamento respinto, invece, per Gianello.

Analizziamo, prima di procedere, la vicenda relativa al patteggiamento di Gianello. Deferito per illecito sportivo, l’ex terzo portiere del Napoli aveva (tramite il suo avvocato) concordato con il Procuratore Federale Palazzi una pena pari a 16 mesi di squalifica; la Commissione, tuttavia, ha rigettato il tutto affermando che “L’istanza non può essere accolta in quanto non emergono elementi di collaborazione fattiva tali da consentire l’applicazione dell’articolo 24”. Ben inteso, l’articolo cui si fa riferimento è l’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva, il quale afferma quanto segue:
"In caso di ammissione di responsabilità e di collaborazione fattiva da parte dei soggetti sottoposti a procedimento disciplinare per la scoperta o l’accertamento di violazioni regolamentari, gli organi giudicanti possono ridurre, su proposta della Procura Federale, le sanzioni previste dalla normativa federale ovvero commutarle in prescrizioni alternative o determinarle in via equitativa. In tal caso, la riduzione può essere estesa anche alle società che rispondono a titolo di responsabilità diretta o oggettiva"

------------------------------
Attenzione! Non si confonda il patteggiamento secondo l’articolo 24 del C.G.S., scelto da Gianello, con il patteggiamento da articolo 23, scelto a suo tempo da Antonio Conte. L’articolo 23, infatti, afferma che:
I soggetti di cui all’art.1 comma 1 (il famoso articolo facente parte ai princìpi di lealtà, correttezza e probità, ndr) possono accordarsi con la Procura Federale, prima che termini la fase dibattimentale di primo grado, per chiedere all’organo giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta, indicandone la specie e la misura. L’organo giudicante, se ritiene corretta la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti e congrua la sanzione indicata, ne dispone l’applicazione con ordinanza non impugnabile, che chiude il procedimento. L’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti è esclusa nei casi di recidiva e nei casi di cui all’art.7 comma 6 (l’articolo riguardante l’illecito sportivo, ndr), e non può essere concessa per più di una volta nel corso della stessa stagione sportiva”.
La differenza tra il caso di Conte e quello di Gianello è presto detta: Conte ha potuto ricorrere a questa “exit strategy” in quanto accusato di omessa denuncia (art.1) e non di illecito sportivo (art.7); Gianello, invece, è stato deferito per illecito sportivo e ha dovuto necessariamente ricorrere al patteggiamento da articolo 24
------------------------------

Chiusa la questione relativa ai patteggiamenti, alle 15 il processo è entrato nel vivo con la requisitoria del Procuratore Federale. In merito alla posizione di Gianello, Grava e Cannavaro e all’accordo proposto dal primo agli altri due, Palazzi ha affermato quanto segue: “Proposta fu riferita ad un suo amico che ha riportato confidenze in atti di indagini penali. Il fatto che le ammissioni-confidenze di Gianello al poliziotto amico siano fuori da un processo le rendono attendibilissime. Dichiarazioni confermate da Gianello anche alla Procura della Repubblica”.

------------------------------
Per completezza di informazione, è necessario dire che il “poliziotto amico” di cui parla il Procuratore Federale è tale Gaetano Vittoria, ispettore di polizia infiltrato. Vittoria avrebbe raccontato ai magistrati napoletani che Gianello gli avrebbe raccontato di aver provato a coinvolgere nella combine della “partita incriminata” anche l’allora attaccante partenopeo Fabio Quagliarella; nella sua confessione agli stessi magistrati partenopei, tuttavia, Gianello non ha mai fatto il nome di Quagliarella.
------------------------------

Ma torniamo a Palazzi e alla sua requisitoria. L’attenzione del Procuratore Federale, a questo punto, si è spostata sulla proposta di Gianello a Grava e Cannavaro: “Il ruolo dei compagni avvicinati – due difensori di ruolo – rendeva tutto più facile. Anche la classifica, il Napoli non aveva traguardi da raggiungere, rendeva plausibile il tutto. Quindi vanno deferiti tutti e tre. Il quadro probatorio è pienamente confermato, e le dichiarazioni di Gianello non sono mai contraddittorie. Non è vero ci siano più versioni, c’è un’apertura piena di Gianello che confessa e autoaccusatorie nei confronti di Grava e Cannavaro. Evidenzia anche il ruolo di Giusti. Il fatto che Gianello non abbia tirato in ballo Quagliarella, scagionandolo, è perché fissa i limiti reali della vicenda. Cioè fa chiarezza: mentre Quagliarella non lo ricordava invischiato nella vicenda, ricordava gli altri due compagni. Gianello inattendibile perché non circostanzia e quantifica un’offerta in denaro? Non è vero, Grava e Cannavaro hanno rifiutato subito, e quindi sarebbe stato inutile fare cifre, e proprio perché i due si risentirono della proposta non fece somme. Sarebbe stata una provocazione ulteriore”.

Chiusa la requisitoria, sono arrivate le richieste di condanna del Procuratore. In merito al Napoli e ai suoi tesserati, Palazzi ha affermato: “Ritengo il Napoli punibile per responsabilità oggettiva, sia per tentativo di un suo tesserato che per l’omessa denuncia dei due. Situazione particolare, vero, perché Gianello faceva la proposta benché non impiegato in squadra e trovava subito due rifiuti. È particolare perché la condotta di Gianello è propositiva. La Procura chiede che Gianello sia condannato a 3 anni e 3 mesi di squalifica (i 3 mesi per i contatti tenuti per la combine); per Cannavaro, la cui posizione è diversa dalle altre dato il ruolo e il suo deciso rifiuto da persona risentita dalla proposta come emerge dalle carte, chiedo 9 mesi come per Grava. Per il Napoli, in relazione ai suoi tesserati, si chiede che venga applicata la responsabilità oggettiva e, tenendo presenti le circostanze in cui si svolge tutto, si chiede 1 punto di penalizzazione per questa stagione e 100.000 euro di multa”.

Successivamente sono arrivate le richieste di condanna per i soggetti coinvolti: 3 anni di squalifica per Agostinelli, altrettanti per Dei, 3 anni e 9 mesi di squalifica per Giusti, 1 anno e 7 mesi di squalifica per Zamboni, 10.000 euro di ammenda per Furlan, 2 punti di penalizzazione (da scontare in questa stagione) più 10.000 euro di multa per il Portogruaro, 1 punto di penalizzazione per il Crotone, 5000 euro di ammenda per la Spal.

Archiviata la parte di dibattimento dedicata alla requisitoria e alle richieste di condanna di Palazzi, la palla è passata alle difese. Così ha parlato Ruggiero Malagnini, legale del capitano partenopeo Paolo Cannavaro, che ha insistito sul mancato deferimento di Fabio Quagliarella: “In questo processo manca Quagliarella, il soggetto principale da corrompere. O il poliziotto dice le bugie o le dice Gianello. Quagliarella doveva raggiungere la soglia di reti per il premio da 50.000 euro. Il Procuratore Palazzi, però, giustifica questa assenza di Quagliarella, che sembra perso tra la nebbia di Torino, dicendo che il contatto non può evidenziarsi chiaro e perentorio come per gli altri giocatori. Inoltre il riscontro esterno che si vuole dare al pubblico ufficiale non c’è, perché è come se Gianello parlasse allo specchio”.

Successivamente è stato il turno di Mattia Grassani, legale della società Napoli, che ha puntato (come, del resto, il suo collega Malagnini) sull’inattendibilità di Gianello: “E’ un caso peculiare. La confessione di Gianello alla Procura di Napoli è da manuale per spiegare la sua completa inattendibilità. Quella di Gianello è una boutade di un calciatore ai margini della sua squadra. Il Napoli è un club virtuoso e responsabile: il materiale probatorio raccolto dalla Procura non implica alcuna responsabilità per i tesserati e la stessa società”.

Ha poi preso la parola Andrea Chiavelli, amministratore delegato del Napoli (presente in aula in rappresentanza della società del presidente De Laurentiis): “La società non ha gli strumenti adeguati per poter incidere su queste vicende. Il danno che rischia di subire il club è di grande rilevanza e di duplice portata: il fatto di essere privati di due tesserati della prima squadra e la penalizzazione in punti nell’ambito di un campionato ancora in corso. L’attuale società Calcio Napoli ha solo 8 anni di vita e da quel momento ha compiuto un percorso sempre improntato sulla trasparenza dei comportamenti e princìpi sani dello sport. E ha messo in atto una serie di comportamenti allineati a questi obiettivi che in pochi anni sono diventati un modello apprezzato non solo a livello nazionale, ma anche internazionale”.

L’ultimo intervento è stato quello dell’avvocato Eduardo Chiacchio, legale di Gianello, il quale ha puntato tutto sulla derubricazione del reato del suo assistito da illecito sportivo in violazione dei princìpi di lealtà, correttezza e probità (ovvero dell’articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva).

Quello del legale di Gianello è stato, come detto, l’ultimo intervento prima che i giudici della Commissione Disciplinare si riunissero in camera di consiglio. Sugli interventi dei legali degli altri soggetti coinvolti non è il caso di indugiare poiché ritengo che per essi basti conoscere i patteggiamenti o l’entità delle richieste di condanna.

Entro la fine di questa settimana arriveranno le sentenze, dopodiché la palla passerà alla Corte di Giustizia Federale e (eventualmente) al TNAS. Ripeto, in conclusione, quanto detto all’inizio: quella appena effettuata non è altro che la semplice cronaca dei fatti svoltisi ieri a Roma, senza opinioni né considerazioni pro o contro gli imputati. Queste ultime le lascio volentieri a chi legge

lunedì 10 dicembre 2012

"Cannibali" a Milano?

La Milano nerazzurra ha tutti i peggiori difetti di questo mondo, ma una qualità bisogna riconoscergliela: una fantasia che definire fervida è un pallido, anzi pallidissimo, eufemismo. Dopo aver sostenuto per anni che una squadra che annoverava in rosa gente come Cirillo, Gresko, Dalmat, Domoraud e Sorondo (mi fermo qui unicamente perchè nel periodo natalizio siamo tutti più buoni) e che con questi fenomeni arrivava sistematicamente ai margini della zona UEFA non vinceva unicamente per colpa di quel mascalzone di Moggi e dopo aver affermato la propria onestà nonostante passaporti contraffatti e illeciti sportivi scoperti unicamente ad intervenuta prescrizione, ieri sera a San Siro i tifosi più svegli d'Italia si sono resi protagonisti di qualcosa di straordinario: il primo caso di "cannibalismo da tifo" della storia d'Italia.

Tutto è successo ieri, durante la partita giocata a San Siro tra Inter e Napoli (vinta dai nerazzurri per 2-1): ad un certo punto la Curva Nord dello stadio milanese ha esposto uno striscione riportante la scritta "Bergomi, basta! Hai rotto il c****". Un atto che ha lasciato di stucco persino alcuni stessi esponenti della tifoseria interista, al punto che la testata giornalistica online fcinternews.it (inutile specificare la fede calcistica di detto sito) a definire "inattesa e netta" la presa di posizione dei tifosi citati. Considerato che "lo zio" è notoriamente uno che non disdegna complimenti (meritati e, soprattutto, immeritati) alla squadra di cui è stato capitano per più di vent'anni, e considerato anche che secondo alcuni tifosi interisti il gesto sarebbe dovuto al fatto che Bergomi "starebbe troppo dalla loro parte" (non è uno scherzo del sottoscritto, è una frase comparsa davvero), sarebbe un po' come se, qualche tempo fa, Silvio Berlusconi avesse licenziato Emilio Fede o Alessandro Sallusti perchè troppo filo-berlusconiani.

Mi viene in mente, a tal proposito, un film di pochi anni fa dal titolo "E venne il giorno": raccontava di una neurotossina prodotta dalle piante e che, una volta respirata dagli esseri umani, induceva questi ultimi al suicidio di massa. Che si sia improvvisamente liberata nell'aria una neurotossina che spinge le tifoserie ad attaccare i propri esponenti televisivi? Dopo ieri sera, del resto, tutto è possibile...

domenica 9 dicembre 2012

Conte ritorna e la Juventus vince: a Palermo decide Lichtsteiner


La Juventus espugna Palermo e festeggia nel migliore dei modi (cioè con una vittoria) il ritorno in panchina di Antonio Conte dopo la squalifica: una Juventus a cui è bastato l'acuto di Lichtsteiner ad inizio ripresa per assicurarsi i tre punti e per allungare momentaneamente su Inter e Napoli, impegnate questa sera nello scontro diretto di San Siro.

La capolista parte con il freno a mano tirato, probabilmente causa anche un po' di stanchezza dovuta all'impegno in Champions, ed è il Palermo ad avere la prima vera occasione da rete all'11' con Kurtic: lo sloveno raccoglie una corta respinta della difesa bianconera e calcia dalla distanza, costringendo Buffon alla respinta di pugno. Al 17' i rosanero segnano con Miccoli, ma l'arbitro De Marco annulla perchè l'attaccante salentino era in fuorigioco al momento del lancio di Barreto. Con il passare dei minuti, tuttavia, la squadra di Conte inizia a macinare gioco e a rendersi pericolosa: al 22' Ujkani è costretto all'uscita fuori area per fermare Matri e Vidal, splendidamente lanciati a rete da Vucinic; al 36' è il palo a salvare la porta rosanero dopo una conclusione di Marchisio (assist aereo di Matri) deviata prima da Munoz e poi da Vucinic. Al 44' bianconeri nuovamente vicini al vantaggio: Vidal ruba un pallone a Morganella e lancia in profondità Matri, ma sul tap-in del centravanti bianconero è bravissimo Ujkani a calcolare i tempi dell'intervento. Il risultato non si sblocca e si va, dunque, al riposo sullo 0-0.

La ripresa si apre con un cambio nel Palermo (Brienza per Pisano) e con la Juventus che sfiora il vantaggio dopo 40 secondi, ma tra il diagonale di Vucinic e il gol ci si mette il palo. Il vantaggio è solo rinviato, dato che al 5' la squadra di Conte passa in vantaggio: lancio di Pirlo per Vucinic che controlla e gira di tacco per Lichtsteiner, abile a battere Ujkani in uscita; per lo svizzero si tratta del secondo gol in campionato dopo quello segnato contro il Parma alla prima giornata, mentre poco dopo Vidal è costretto ad abbandonare il campo per un problema al ginocchio (speriamo nulla di grave!) e a lasciare il posto a Pogba. Mentre il campo del "Renzo Barbera" diventa sempre più simile ad una risaia, da entrambe le parti fioccano i cambi: Gasperini inserisce Dybala e Viola per Donati e Kurtic, mentre Conte sostituisce Lichtsteiner e Matri con Padoin e Bendtner. I bianconeri, tuttavia, non riescono a capitalizzare le occasioni create in contropiede: prima Bendtner manca la porta di poco, poi Vucinic sbaglia un gol facile facile. Nel frattempo il Palermo spreca un'altra buona occasione con Miccoli e rimane in dieci per l'espulsione di Morganella (somma di ammonizioni), ma l'occasione più clamorosa è quella capitata a Bonucci al 41': liberato alla grande da Vucinic, il difensore bianconero si presenta a tu per tu con Ujkani ma, anzichè provare a saltarlo, si lascia cadere in maniera a dir poco goffa per una simulazione costa a Bonucci il giallo, che gli farà saltare Juventus-Atalanta di domenica prossima. Non accade più nulla e la gara si conclude sull'1-0.

Una Juventus apparsa leggermente appannata dopo la partita di coppa, ma che ha comunque creato molto e che ha capitalizzato al meglio l'occasione capitata a Lichtsteiner: se si volesse trovare un aspetto negativo della prestazione di quest'oggi dei bianconeri, probabilmente lo si potrebbe identificare nella scarsa freddezza davanti alla porta; il passato, neanche troppo lontano, insegna che le occasioni vanno sfruttate per non rischiare di avere brutte sorprese. Ma, almeno per oggi, va bene così: partita vinta e ritorno di Conte in panchina festeggiato nel migliore dei modi; adesso possiamo comodamente aspettare di vedere quello che accadrà questa sera a San Siro tra Inter e Napoli.

203 giorni dopo, bentornato Antonio!!

Roma, 20 maggio 2012-Palermo, 9 dicembre 2012

Sono trascorsi ben 203 giorni dall'ultima presenza ufficiale di Antonio Conte sulla panchina della Juventus; dopo la finale di Coppa Italia persa per 2-0 contro il Napoli all'Olimpico, infatti, il mister è incappato nell'assurda vicenda che lo ha visto coinvolto nel calcioscommesse. La storia è nota: le dichiarazioni di "Pippo" Carobbio; la perquisizione subita in una mattina di fine maggio; l'indagine della Procura di Cremona e quella della Procura (senza offesa per gli uffici che questo compito lo svolgono davvero e con grande impegno) Federale; il processo sportivo con la Commissione Disciplinare, la Corte di Giustizia Federale, le dichiarazioni scriteriate del giudice Sandulli, il giudizio del TNAS e le tre motivazioni degli organi appena citati, più simili a gigantesche supercazzole che a dispositivi ufficiali di sentenze sportive passate in giudicato. Questioni su cui è stato detto e scritto tanto, anche dal sottoscritto, per cui non è il caso di tornarci su.

Oggi, però, quest'incubo appartiene al passato. Antonio Conte tornerà a guidare dalla panchina i suoi calciatori e non c'è emozione più grande, per i tifosi juventini, che vedere il mister leccese agitarsi in panchina come un indemoniato e sentirlo afono nelle interviste nel dopo-gara. Il tutto avverrà su un campo a suo modo speciale come quello di Palermo: lo scorso 7 aprile, infatti, la Juventus vinceva per 2-0 contro i rosanero al "Barbera" e sorpassava il Milan in vetta alla classifica; 29 giorni dopo sarebbe arrivata la certezza matematica dello scudetto.

E allora bentornato, mister. Ci sei mancato tanto in questi 203 giorni, ma finalmente adesso sei di nuovo tra noi. Piaccia o non piaccia ad antijuventini, Carobbi, Sandulli e Palazzi vari...

mercoledì 5 dicembre 2012

Ottavi e primo posto: la Juventus fa bottino pieno!


Bastava un punto, e alla fine ne sono arrivati tre: la Juventus espugna il difficile campo di Donetsk e stacca il visto per gli ottavi di finale, ottavi a cui i bianconeri si presenteranno da primi in classifica.

La formazione iniziale conferma le indicazioni della vigilia: Chiellini recupera in difesa, Pogba rileva lo squalificato Marchisio a centrocampo e Giovinco viene scelto come spalla di Vucinic in attacco. Il primo tempo è equilibrato: le difese hanno vita facile e le fiammate sono sporadiche; la Juventus sfiora il vantaggio con Giovinco, che manda di poco a lato dopo un assist perfetto di Vucinic, e reclama per un fallo di mano in area ucraina non sanzionato dall'arbitro svedese Eriksson. Il primo tempo si chiude sullo 0-0 con Buffon e Pyatov pressochè inoperosi; il Chelsea, nel frattempo, sta vincendo la propria gara contro il Nordsjaelland.

Nella ripresa lo Shakhtar sfiora il gol con Texeira (conclusione a lato di poco dopo una corta respinta di Buffon) e Mkhitaryan (diagonale fuori di poco), ma a trovare il gol è la squadra di Conte e Alessio all'11': cross di Lichtsteiner e deviazione sfortunata di Kucher nella propria porta. Sotto di una rete, gli ucraini si buttano in avanti alla ricerca del pareggio che gli consentirebbe quantomeno di passare il turno da primi del girone, ma il muro bianconero (guidato da un Chiellini e un Barzagli insuperabili, da un Bonucci sempre ordinato e supportato da due moti perpetui come Vidal e Asamoah) regge. Finisce con la vittoria bianconera, e adesso per gli uomini di Conte si aprono le porte degli ottavi di finale; nulla da fare per il Chelsea, vittorioso per 6-1 contro il Nordsjaelland e "retrocesso" in Europa League.

L'appuntamento, dunque, è fissato per febbraio, quando la Juventus si affaccerà agli ottavi (l'avversario sarà stabilito dall'urna di Nyon venerdì): per quel giorno in panchina ci sarà finalmente Antonio Conte. E allora credici, Juventus: sognare, in fin dei conti, non costa nulla!

domenica 2 dicembre 2012

Lo striscione offensivo e la continua sovrapposizione dei piani

Ognuno può pensarla come vuole sulle cause che di volta in volta generano questo fenomeno (media asserviti, cecità dovuta al tifo o qualunque altra spiegazione si ritenga di dover dare), ma è indubbio che, ogni volta che succedono fatti come quello di cui si sono resi protagonisti degli animali (e qui mi scuso con la categoria) travestiti da tifosi juventini ieri sera, si tende sempre a confondere due piani: l'indignazione per il fatto e la retorica sul fatto stesso.

Concentriamoci sul primo aspetto. Non c'è dubbio che l'episodio di ieri sia vergognoso, e non basta nascondersi dietro l'alibi secondo cui è giusto ripagare con la stessa moneta chi insulta i morti dell'Heysel o il tentato suicidio di Pessotto; le persone civili condannano i gesti disdicevoli (come, ad esempio quello compiuto domenica scorsa dai milanisti) e rispondono con l'arma del buon esempio. Quella di Superga è stata una tragedia umana, prima che calcistica: non stiamo parlando di una squadra scomparsa a causa di un'indagine giudiziaria, ma stiamo parlando innanzitutto di persone che hanno perso la vita; il lutto non è quello di una tifoseria che ha visto i propri giocatori finire in altri club, ma è quello di genitori che hanno perso i figli, mogli che hanno perso i compagni e figli che hanno perso i propri padri. Mi auguro, pertanto, che la società Juventus prenda quanto prima le distanze da questo fatto vergognoso e che i responsabili, una volta identificati, vengano interdetti a vita dall'accesso ad un qualunque stadio italiano (importa poco che non entrino nello Juventus Stadium, gente del genere i danni non deve farli in nessun impianto italiano).

C'è poi il secondo aspetto: la retorica sul fatto, aspetto che va di pari passo con la copertura mediatica che viene riservata al fatto. Posto che sul mio profilo Facebook campeggia da ieri sera la foto dello striscione incriminato con un commento che più eloquente non si può ("Non meritate di tifare questi colori!! M****E!!!!!"), ho notato che il TG1 di quest'oggi ha riservato addirittura un servizio a quanto avvenuto ieri sera. Ben inteso, che un organo d'informazione parli di questo episodio e lo stigmatizzi senza se e senza ma risponde a quel concetto basilare chiamato deontologia professionale; rimango, però, abbastanza stupito quando noto che nessuno ha mai dedicato neanche mezzo minuto di un servizio allo striscione vergognoso esposto dai milanisti domenica sera o ai cori di scherno verso i 39 morti dell'Heysel che sistematicamente accolgono la Juventus quando affronta la Fiorentina allo stadio "Franchi o, ancora, allo striscione esposto dai tifosi dell'Inter a San Siro un anno fa ("Acciaio scadente? Nostalgia dell'Heysel").

Quella che ho appena esposto è un'ambiguità di fondo che rappresenta il nocciolo del problema che scaturisce da episodi vergognosi come quello di ieri sera. Se un giorno si riuscirà ad affrontare questo problema senza sovrapporre le due questioni precedentemente esposte, allora, forse, diventeremo un Paese con una cultura sportiva migliore

sabato 1 dicembre 2012

La Juventus riprende la marcia nel derby


Dopo la sconfitta contro il Milan, la Juventus riprende la sua marcia nella gara potenzialmente più insidiosa: il derby. La vittoria bianconera è firmata dai protagonisti più attesi: Claudio Marchisio e Sebastian Giovinco, torinesi e juventini doc. Il Torino, dal canto suo, può solo mangiarsi le mani: fino al momento della folle entrata costata il cartellino rosso a Glik, infatti, i granata avevano disputato una gara molto ordinata e precisa e si erano addirittura divorati un gol clamoroso con Meggiorini; il buon mister Ventura, che è persona che stimo e che apprezzo da anni (il suo Bari 2009-10 è stato un fulgido esempio di bel gioco, e questo nessuno può metterlo in dubbio), farebbe bene a tirare le orecchie al suo difensore piuttosto che a protestare come ha fatto per tutto il secondo tempo.

Nella Juventus Conte e Alessio ridisegnano l'assetto della squadra a causa di assenze (Caceres e Chiellini), energie da preservare in vista della Champions (Vidal e Asamoah) e scelte disciplinari (Quagliarella), passando dal 3-5-2 al 4-3-3: in difesa, davanti a capitan Buffon, torna Lichtsteiner a destra, Bonucci e Barzagli sono i centrali, mentre a sinistra viene rispolverato De Ceglie; a centrocampo c'è la novità annunciata di Pogba, insieme ai confermati Pirlo e Marchisio; in avanti spazio a Giaccherini, che completa il tridente avanzato insieme a Giovinco e Vucinic. Il Torino, invece, si presenta con la medesima formazione che ha brillantemente pareggiato domenica scorsa contro la Fiorentina: Gillet in porta; Darmian, Glik, Ogbonna e D'Ambrosio in difesa; Gazzi e Basha in mezzo al campo; Cerci e Santana ad agire sulle fasce, a supporto della coppia d'attacco formata da capitan Bianchi e Meggiorini. A dirigere l'incontro è il signor Rocchi, che aveva diretto l'ultima stracittadina "giocata in casa" dai bianconeri (25 ottobre 2008, 1-0 firmato Amauri).

La Juventus prova a rendersi pericolosa dopo 3 minuti con un colpo di testa terminato a lato da parte di Vucinic, abile ad anticipare Ogbonna sugli sviluppi di un cross di Giaccherini. L'avvio di gara, tuttavia, è favorevole al Toro, che poco dopo sfiora il vantaggio con Cerci: peccato che, sul traversone effettuato da Santana, l'ex esterno di Roma e Fiorentina arrivi con un attimo di ritardo; i granata potrebbero passare in vantaggio al 22' con Meggiorini, ma l'attaccante angola troppo la conclusione e il pallone esce di nulla alla sinistra di Buffon. Scampato il pericolo, la Juventus inizia a macinare il suo gioco (benchè sostanzialmente priva dell'apporto dei due esterni d'attacco Giaccherini e Giovinco, la cui prestazione è anonima a dir poco) e prova a sbloccare il risultato con Pogba, ma in due occasioni è necessaria tutta la bravura di Gillet per negare la gioia del gol al centrocampista francese. Al 35' l'episodio che cambia la gara: il Torino si ritrova con un uomo in meno a causa della follia di Glik, che entra in maniera sconsiderata ai danni di Giaccherini e guadagna anzitempo gli spogliatoi. Al 40' l'arbitro concede un calcio di rigore alla Juventus per un fallo di mano di Basha in area di rigore (con conseguenti proteste bianconere, visto che l'eventuale giallo sarebbe costato l'espulsione al già ammonito centrocampista granata); sul dischetto si presenta Pirlo, ma la conclusione del numero 21 bianconero termina alta sopra la traversa. Si rimane così sullo 0-0 e su questo parziale si chiude il primo tempo.

La ripresa si apre con un cambio nelle file bianconere: fuori Giaccherini e dentro Bendtner (nel Torino, poco prima dell'intervallo, Di Cesare era subentrato a Meggiorini). La Juventus parte all'assalto della porta granata: al 3' Pogba alza di testa un pallone crossato da Vucinic e prolungato da Bendtner, al 5' Gillet blocca in due tempi un pallone calciato dalla distanza da Pirlo e all'8' Vucinic manca l'aggancio su cross di Giovinco. Queste occasioni sono il prologo al vantaggio bianconero, che arriva all'11': cross di Giovinco e colpo di testa vincente da parte di Marchisio; poco dopo Alessio sostituisce De Ceglie (meno peggio del solito, ma comunque insufficiente la prestazione del mancino valdostano) e inserisce Asamoah, mentre nel Torino Stevanovic rileva un abulico Bianchi. I bianconeri, comunque, giocano sul velluto e al 28' trovano il gol del raddoppio: apertura di Vucinic per Giovinco, che entra in area da destra e fulmina Gillet con un diagonale chirurgico; gioia anche per la "formica atomica", che come Marchisio è torinese e juventino sin dai tempi delle giovanili. Il Torino è ormai al tappeto e al 38' incassano il terzo gol, grazie ancora a Marchisio: il centrocampista raccoglie una sponda di petto di Vucinic e non dà scampo a Gillet; per il "capitan futuro" bianconero una serata da incorniciare, impreziosita da due gol nella partita che uno juventino vero (che nessuno confonda questa mia espressione con il sito omonimo di cui fa parte, tra gli altri, il mio amico Nino Ori). Non accade più nulla e il signor Rocchi manda le squadre negli spogliatoi sul punteggio finale di 3-0.

Adesso concentrati per mercoledì: contro lo Shakhtar, sul difficilissimo campo di Donetsk (dove ha faticato persino il Barcellona di Guardiola), non si possono fare calcoli e giocare per il pareggio; in Ucraina bisogna vincere per continuare a sognare anche in Europa. Ci vorrà la miglior Juventus, sia nelle gambe che (soprattutto) nella testa.