domenica 27 gennaio 2013

Antò, hai ragione. Però...

Questa mattina sono "riemerso" dopo due giorni di clausura forzata causa influenza e ho rivisto le immagini della partita di ieri sera tra Juventus e Genoa (partita ascoltata in radio per le ragioni precedentemente esposte); due in particolare gli episodi che mi hanno colpito: il rigore non concesso dall'arbitro Guida per un plateale fallo di mano di Granqvist allo scadere (rigore accordato dal giudice di porta, ma non dal direttore di gara di Torre Annunziata) e le parole pronunciate da Antonio Conte a fine partita.

Secondo il mister, a fine partita l'arbitro Guida gli avrebbe detto di non essersela sentita di fischiare un calcio di rigore al 93': "Il rigore è sacrosanto e posso accettare un errore, ma non ciò che mi ha detto Guida. L'arbitro di porta gli aveva segnalato il rigore, ma lui mi ha detto che non se l'è sentita di darcelo. Questo non è calcio. Se io ascolto determinate cose, vergogna è il minimo che io possa dire. Voglio equità, il rigore era sacrosanto. Avrei accettato che Guida mi avesse detto di non aver visto o di aver sbagliato".

Detto che, personalmente, sono d'accordo con le parole del mister e che sono d'accordo anche con le dichiarazioni di Marotta circa la designazione del napoletano Guida (caro signor Braschi, visti il testa a testa tra Juve e Napoli e i rapporti non esattamente idilliaci tra le due tifoserie, non sarebbe stato più opportuno designare un altro fischietto per Juve-Genoa?), ho trovato le dichiarazioni di Conte profondamente sconvenienti. Ricordo bene, infatti, le parole pronunciate dal mister dopo Parma-Juventus 0-0 del febbraio di un anno fa (gara nella quale, i più lo ricorderanno, alla Juventus non furono concessi due rigori solari) e, soprattutto, quello che è successo dopo: una decina di giorni dopo ci fu l'ormai famoso "gol di Muntari", seguito dalla furibonda lite tra Galliani e lo stesso Conte nel tunnel degli spogliatoi (Galliani: "Adesso non parlate più?", Conte: "Ma proprio voi parlate? Voi siete la mafia del calcio!"); quattro giorni dopo (solo una coincidenza temporale, ovviamente...) quella partita, infine, una persona con il nome (o meglio il soprannome) uguale a quello di un popolare personaggio dei cartoni animati della Disney andò a raccontare certe cose a Palazzi dopo averle completamente (casualmente...) omesse negli interrogatori resi alla magistratura ordinaria. Quello che è successo dopo è storia (purtroppo) nota...

mercoledì 23 gennaio 2013

Tanto si dominò che...si pareggiò


E' finita 1-1 l'andata della doppia semifinale di Coppa Italia tra Juventus e Lazio: dopo un match dominato per larghi tratti, i bianconeri hanno sbloccato il punteggio a metà ripresa grazie al primo gol da juventino di Federico Peluso; dopo il vantaggio, tuttavia, i bianconeri hanno sciupato il raddoppio per due volte con Vidal (ci hanno pensato il palo prima e Marchetti poi a negare il gol al cileno) per poi subire il gol al primo vero tiro in porta della squadra di Petkovic grazie a Mauri su azione d'angolo.

"Niente di nuovo", verrebbe da dire, visto che il risultato finale è figlio di un copione troppe volte visto allo Juventus Stadium: Juve che domina in lungo e in largo (mostruosi Pogba e Barzagli, ottima la prova da difensore centrale di Marrone, in timida ripresa Isla sulla fascia destra), ma che spreca l'impossibile (oltre alle due occasioni sopra citate di Vidal c'è da registrare la splendida parata di Marchetti sulla volèè di Matri ad inizio ripresa) e viene raggiunta sul finire del match da una Lazio che ha messo in mostra esattamente lo stesso catenaccio visto nello 0-0 dello scorso novembre e che nel primo tempo si era resa pericolosa unicamente per demeriti altrui (prima l'errore in uscita alta di Storari con successivo intervento riparatore del portiere bianconero e poi malinteso tra Storari e Marrone risolto dalla provvidenziale chiusura di Barzagli). Meritano ancora commenti negativi le prestazioni Peluso e De Ceglie: il primo, seppur autore del gol del provvisorio vantaggio bianconero, non ha pienamente convinto anche nel suo ruolo abituale di esterno puro a sinistra; il secondo, invece, ha sulla coscienza la marcatura totalmente errata in occasione del calcio d'angolo da cui è scaturito il gol di Mauri. In difesa, detto della buona prova di Marrone, si registra l'infortunio di Bonucci, sostituito poco prima dell'intervallo da Caceres. Sorvolo, da ultimo, sul calcio di rigore solare negato a Vucinic per fallo di Biava: non perchè il rigore non ci fosse, ma perchè preferisco (almeno io) evitare qualsiasi tentativo di paragone con altri esponenti (illustri e non) di altre tifoserie; e colgo anche l'occasione per segnalarlo a quei furbacchioni che mi rinfacciano il fallo di Peluso su Lulic in occasione dell'1-0...

Adesso occorrerà vincere a Roma, e l'impresa si annuncia tutt'altro che facile: avendo a disposizione due risultati su tre per qualificarsi, c'è da stare sicuri che la Lazio si difenderà con le unghie e con i denti; senza contare che in avanti il possibile rientro di Klose potrebbe creare ulteriori problemi alla difesa bianconera. Servirà una Juve arrembante per riuscire a portare a casa quella vittoria (o, al massimo, quel pareggio con più di un gol segnato a testa) che vorrebbe dire finale. Intanto l'attenzione è rivolta al Genoa, nella speranza che le imperfezioni emerse ieri spariscano al più presto

domenica 20 gennaio 2013

Juventus-Udinese e le impressioni del giorno dopo


Trascinata da un Pogba stratosferico, la Juventus regola con un secco 4-0 l'Udinese, ottiene i primi tre punti del nuovo anno e allunga sulla Lazio (fermata sul 2-2 a Palermo e ora a -5) in attesa di vedere cosa combinerà il Napoli nella gara delle 12.30 a Firenze; il francese ha aperto le danze a fine primo tempo con un missile da 100 km/h che si è insaccato alle spalle del povero Padelli (sostituto dell'infortunato Brkic) e a metà ripresa ha chiuso i conti un altro sinistro da fuori area, prima che ci pensassero Vucinic e Matri a chiudere i conti.
Una serie di considerazioni meritano di essere fatte, al di là di quello che è stato il risultato finale del campo:

1) La Juventus è in ripresa rispetto alle gare contro Sampdoria e Parma. E' vero che l'Udinese ha giocato per tutto il primo tempo senza il suo cannoniere principe Di Natale, ma è pur vero che Buffon è stato pressochè inoperoso e che le uniche due occasioni buone per i friulani sono state sprecate malamente da un Muriel che è parso la brutta copia del giocatore che aveva fatto penare le difese di Inter e Fiorentina. Per il resto, nel primo tempo si è vista una Juventus capace di imporre il proprio ritmo, anche se ad inizio ripresa il ritmo è sensibilmente calato fino al gol del 2-0 che, di fatto, ha chiuso definitivamente i giochi. Magari non sarà ancora una Juve al top, ma la condizione è in sensibile miglioramento

2) L'attacco presenta ancora una serie di punti interrogativi. Vucinic non è parso in gran serata: il gol (favorito da un intervento tutt'altro che irresistibile del portiere Padelli) e lo splendido assist in occasione del gol di Matri hanno avuto il vago sapore dei "lampi nel buio"; vero è che solitamente gennaio e febbraio sono i mesi in cui la condizione di Mirko raggiunge i livelli minimi per poi arrivare all'apice tra marzo e aprile, però ieri a tratti è parso di vedere il giocatore irritante delle peggiori prestazioni romaniste. Giovinco è partito bene, con qualche spunto interessante, salvo poi perdersi con il trascorrere dei minuti ed essere sostituito addirittura nell'intervallo. Matri ha fatto il suo onesto lavoro di tenere palla lì davanti, ma il gol segnato non può certo far parlare di grande prestazione, visto che la segnatura è arrivata a partita abbondantemente chiusa; però è pur vero che per un attaccante un gol fa comunque morale, si vedrà

3) E' vero che con i se e con i ma non si fa la storia, ma sono dell'idea che ieri problemi dell'attacco citati in precedenza e gli spazi lasciati in difesa dall'Udinese avrebbero probabilmente spianato la strada a Quagliarella, se solo l'attaccante di Castellammare di Stabia non si fosse infortunato in settimana

4) Troppe occasioni sprecate nel primo tempo. Se all'intervallo il punteggio fosse stato sul 3-0 anzichè sull'1-0, credo che nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare: passi per la bravura di Padelli (ottimo intervento sul tiro da fuori di Vidal), ma le occasioni sprecate da Giaccherini (che, tutto solo in area, ha calciato sul portiere) e Lichtsteiner (conclusione poco convinta e rimpallata dalla difesa) gridano ancora vendetta; alla fine il punteggio finale li ha fatti passare in secondo piano, ma errori simili si sono pagati in passato e potrebbero essere pagati in futuro

Adesso lo sguardo è già rivolto all'impegno di martedì in Coppa Italia contro la Lazio: vincere, e magari anche vincere bene, contro i biancocelesti di Petkovic nella doppia semifinale della Tim Cup permetterà non solo di guadagnare la seconda finale consecutiva in due anni (tra l'altro contro Inter o Roma, con tutti gli stimoli di ciascuna delle due ipotesi...), ma anche di dare un segnale psicologico ad un'inseguitrice in campionato. Staremo a vedere...

Postilla finale (per la quale ringrazio l'amico Massimo Pecoraro, presidente dello Ju29ro Fan Club di Cellino San Marco): la "Gazzetta dello Sport" riporta oggi la notizia secondo cui la FIGC non ritiene più credibile il pentito Carobbio a causa dei numerosi lodi del TNAS che starebbero sconfessando il nuovo "Pippo" nazionale (Baudo, ritirati!). Stento quasi a crederci...

venerdì 18 gennaio 2013

Gianello e i "David Copperfield de no' altri"

E' uscita nel tardo pomeriggio di ieri la sentenza della Corte di Giustizia Federale in merito al filone napoletano del calcioscommesse: sono state notevolmente ridimensionate le sanzioni inflitte in primo grado dalla Commissione Disciplinare, soprattutto per quanto riguarda il Napoli (confermata la responsabilità oggettiva e la sanzione pecuniaria causa la condanna di Gianello, ma annullata la penalizzazione in classifica di 2 punti) e i suoi calciatori Paolo Cannavaro e Gianluca Grava (entrambi assolti dall'imputazione di omessa denuncia per cui erano stati condannati in primo grado).

In attesa di entrare nel merito delle decisioni prese dall'organo giudicante della FIGC (le motivazioni saranno depositate entro i prossimi 30 giorni), c'è un particolare di cui pochi hanno parlato ma che è abbastanza singolare in tutta questa vicenda: quello relativo a Matteo Gianello. Come si ricorderà, Gianello aveva confessato di aver combinato la gara Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010, ammettendo la propria colpa sia nell'interrogatorio reso ai magistrati napoletani che in quello reso alla Procura Federale, e nel dibattimento di primo grado l'ex terzo portiere del Napoli aveva proposto, per bocca dei propri avvocati, un patteggiamento di 16 mesi di squalifica; poichè, tuttavia, la Commissione aveva ritenuto non congruo il patteggiamento e la condanna finale era stata di 3 anni e 3 mesi per illecito sportivo.

Bene, la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Federale ha ridotto la squalifica di Gianello a 1 anno e 9 mesi, ma la questione vera è un'altra: il reato di Gianello è stato derubricato da "illecito sportivo" a semplice violazione dell'articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva (lealtà sportiva) e dell'articolo 6 del medesimo (divieto di scommesse). Derubricazione che sarebbe minimamente comprensibile se Gianello fosse un semplice imputato (stile Cannavaro e Grava), ma che risulta totalmente incomprensibile se si considera che lo stesso portiere è arrivato a questo processo come reo confesso di un'imputazione ben precisa (l'illecito sportivo, per l'appunto).

Sarebbe un po' come se io confessassi di aver ucciso qualcuno, fossi processato e poi fossi condannato per atti osceni in luogo pubblico: situazione inconcepibile in qualunque tribunale (anche italiano) minimamente degno di questo nome, ma possibilissima in questa giustizia sportiva popolata da novelli David Copperfield...

mercoledì 16 gennaio 2013

Caro Agnelli, ci spieghi

Confesso che sono rimasto abbastanza allibito nel leggere che Andrea Agnelli è stato uno di coloro che hanno votato per la rielezione plebiscitaria di Giancarlo Abete alla presidenza della Federcalcio. Ricordo bene (e in fondo sono passati appena tre anni) le polemiche asprissime tra la Juventus e la FIGC: dalle rivendicazioni post-Calciopoli alla questione della terza stella, passando per le polemiche legate alla vicenda riguardante Conte, fino ad arrivare alla maxi-richiesta di danni intentata dal club bianconero al massimo organo del calcio italiano.

Premessa la mia profonda disistima nei confronti di Abete (riscontrabile in alcuni post precedenti), faccio davvero fatica a capire l'atteggiamento di chi fino al giorno prima è stato il suo oppositore più tenace e credo che astenersi sarebbe stata la mossa più giusta: non si sarebbe votato contro, e quindi non ci si sarebbe schierati apertamente contro, ma si sarebbe comunque ribadita la contrarietà ad una presidenza ritenuta negativa.

Da ultimo, credo che sia opportuno ribadire un concetto: lungi da me voler accusare di "alto tradimento" un presidente che ha comunque dimostrato di tenere ai colori bianconeri in questi anni (resto sempre dell'idea che, con lui al timone della società nel 2006, probabilmente Calciopoli sarebbe finita in un altro modo), ma credo che a questo punto sia opportuno che Agnelli spieghi le ragioni del suo voto a tutti quei tifosi che lo hanno sempre sostenuto nelle sue battaglie di questi anni; io non metto in dubbio che possano esserci state ragioni politiche particolari, ma questo è un caso in cui la chiarezza è d'obbligo. Ci rifletta, presidente...

lunedì 14 gennaio 2013

Abete rieletto: vittoria schiacciante contro...nessuno!

Se una persona che non conoscesse il calcio e le vicende che ruotano intorno a questo mondo leggesse la percentuale di voti presi da Giancarlo Abete (94,34%) per essere rieletto alla guida della FIGC, la prima cosa domanda che si porrebbe sarebbe la seguente: ma contro chi ha vinto Abete per ottenere un risultato simile? La risposta è semplice: contro nessuno!

Ebbene sì, Giancarlo Abete ha vinto un'elezione in cui era il solo candidato. In un precedente post avevo già esposto i brillanti risultati ottenuti dall'ex braccio destro del "poltronissimo" Carraro nei cinque anni di presidenza appena trascorsi e avevo chiuso con una domanda conclusiva, ovvero: "rivotereste mai un personaggio del genere?". Ebbene, i soggetti votanti in questa tornata elettorale non sono stati in grado di presentare una qualunque candidatura alternativa a quella di Abete (e non so quanto sia sbagliato sostenere che non abbiano voluto presentarla); non dico una competizione, ma almeno qualcosa che le somigliasse anche lontanamente.

E pensare che Nicolae Ceauçescu, uno che di mestiere non faceva il dirigente sportivo ma il dittatore sanguinario, una volta ebbe addirittura lo scrupolo di far candidare sua moglie come sfidante alla presidenza della Romania. "L'etica non va in prescrizione", come disse una volta qualcuno, la decenza nemmeno...

domenica 13 gennaio 2013

Juve ripresa da Sansone


La Juventus manca nuovamente l'appuntamento con la prima vittoria in campionato dall'inizio dell'anno nuovo: dopo la sconfitta di domenica sera, infatti, i bianconeri sono stati fermati sull'1-1 dal Parma dopo essere passati in vantaggio grazie ad un calcio di punizione di Pirlo.

Il primo tempo è equilibrato, anche se la squadra di Donadoni sembra messa meglio in campo e sfiora il vantaggio con Parolo e Belfodil, che però peccano di imprecisione davanti a Buffon; la Juventus sembra avere ancora nelle gambe le tossine dei 120 minuti di mercoledì contro il Milan, ma sul finire del primo tempo i bianconeri si rendono pericolosi con Quagliarella, Pirlo e Pogba. Nella ripresa i bianconeri partono meglio e al 6' passano in vantaggio grazie ad una punizione di Pirlo deviata in barriera da Biabiany; a questo punto Conte inserisce De Ceglie e Vucinic per Padoin (già ammonito) e Quagliarella, mentre Donadoni sostituisce Amauri con Sansone. Proprio quest'ultimo rimette il punteggio in parità al 33', quando riceve un pallone profondo di Paletta, supera in velocità Caceres e batte Buffon; per il giocatore scuola Bayern, già giustiziere dell'Inter un paio di mesi fa, si tratta del quarto gol stagionale. Nel finale la Juve prova a spingere alla ricerca del 2-1, ma il muro emiliano regge alla perfezione e sono gli stessi padroni di casa a sfiorare il gol della vittoria nel finale, quando Belfodil arriva con un attimo di ritardo sul cross di Biabiany.

Adesso la Juventus dovrà guardarsi dal ritorno delle inseguitrici, visti i risultati positivi di Lazio (1-0 tra le polemiche contro l'Atalanta), Inter (2-0 ieri sera contro il Pescara) e Napoli (3-0 al Palermo), e il prossimo mese di febbraio si preannuncia delicato per diverse ragioni: perchè questo è tradizionalmente il periodo in cui la squadra di Conte fa più fatica e perchè tra poco più di un mese riparte anche la Champions. Mai come in questo periodo, dunque, è necessario mantenere i nervi saldi e (per parafrasare il mister bianconero) continuare a "zappare la terra"

lunedì 7 gennaio 2013

Juventus-Samp il giorno dopo: dieci pensieri


All'indomani della sconfitta della Juventus contro la Samp, smaltita la comprensibile delusione per il risultato, è bene riordinare le idee e tirare le somme di quanto accaduto ieri:

1) Sui due gol del giovane (e bravo) Icardi una grande fetta di responsabilità è da attribuire al neo-acquisto Federico Peluso, schierato come terzo di difesa in luogo dell'infortunato Chiellini. Non sarebbe stato meglio, data anche la condizione generale non esaltante, puntare su soluzioni collaudate come Caceres o Marrone (con lo spostamento, nel secondo caso di Bonucci a destra e Barzagli a sinistra)?

2) Quando Conte ha effettuato l'ultimo cambio, inserendo Giaccherini in luogo di Pogba, Marchisio aveva già manifestato i problemi fisici che poi lo hanno costretto ad abbandonare il campo durante il recupero. Magari il cambio poteva essere differente, ovvero Giaccherini per Marchisio

3) Oltre alla bravura indiscussa della Samp (non è da tutti vincere contro la prima in classifica giocando per un'ora in inferiorità numerica) hanno pesato anche gli errori di due "totem" come Pirlo e Buffon in occasione del primo gol doriano: il regista ha perso il pallone che poi Krsticic ha servito a Icardi, mentre il portiere ha sbagliato l'intervento sulla conclusione volante del centravanti doriano; anche i fenomeni, alle volte, possono sbagliare

4) Dopo tante critiche, ieri Sebastian Giovinco ha giocato una delle sue migliori partite da quando è rientrato alla "casa madre" bianconera: tanto movimento, un paio di buone occasioni (su una è stato strepitoso il portiere Romero) e difesa doriana spesso in affanno; a condimento di questa buona prestazione c'è stato anche il rigore trasformato (e non è poco, visti i recenti problemi dei bianconeri dal dischetto). Aggiungo anche una nota di merito per il gesto con cui Sebastian ha ammesso come non ci fosse un calcio d'angolo concessogli a favore: considerata la concitazione del momento, è stato un gesto lodevole

5) Non bastassero gli errori individuali e la scarsa forma fisica generale, ieri ci si è messa anche la sfortuna: è il caso delle due occasioni fallite da Vucinic, che prima ha colpito una clamorosa traversa a portiere battuto e poi ha mancato di poco la deviazione vincente dopo l'assist aereo di Quagliarella

6) Sempre a proposito di attaccanti bianconeri, ieri si è vista un'altra prova incolore di Alessandro Matri: premiato da Conte con il posto da titolare dopo la doppietta segnata al Cagliari prima della sosta, il numero 32 bianconero ha prodotto la solita mole di lavoro per la squadra senza accompagnarla a quell'incisività in area che per un centravanti è basilare. Forse non andrà via a gennaio, ma sembra ormai destinato a finire sul mercato al termine della stagione

7) A fine partita Conte ha detto due cose sacrosante nel dopo-partita: la prima è che questa non è una squadra di marziani e che occorre mantenere i piedi per terra e continuare a lavorare per affrontare al meglio i prossimi due mesi, che saranno decisivi per il raggiungimento di traguardi importanti; la seconda è che, sebbene alla Juventus sia stato negato un rigore (fallo di Palombo su Matri), non bisogna attaccarsi a questi episodi ma bisognerà anche evitare processi mediatici quando le decisioni arbitrali saranno a favore della Juventus. Su quest'ultimo punto, tuttavia, ritengo che il mister rimarrà inascoltato...

8) La Juventus ha rallentato, ma non è che le altre ne abbiano approfittato in pieno: eccezion fatta per Lazio e Napoli, infatti, le altre inseguitrici hanno mantenuto invariato il ritardo nei confronti della capolista e adesso devono guardarsi le spalle da squadre come Milan e Roma. Tutto questo dimostra come questo campionato non potrà essere vinto dalle altre, ma unicamente gettato alle ortiche dalla squadra di Conte

9) Ho notato ieri un certo pessimismo dilagante tra molti tifosi bianconeri, un pessimismo che è andato parecchio oltre la comprensibile delusione per la sconfitta (quella stessa delusione, ben inteso, che mi ha spinto ad aspettare 24 ore prima di scrivere). Signori miei, questa squadra è prima in campionato con un buon margine di vantaggio sulle inseguitrici, affronterà dopodomani il Milan nei quarti di Coppa Italia e si è qualificata da prima del girone per gli ottavi di Champions League; se le battute a vuoto le ha il Barcellona, che di "marziani" in squadra ne ha da vendere, figuriamoci se non può averle la Juventus

10) Meritano un pensiero anche Delio Rossi e la sua Samp, i cui meriti vanno ben al di là del risultato. Di Rossi ho sempre avuto grande stima e l'ho sempre ritenuto un ottimo allenatore e una persona seria (dell'episodio con Llajic ho una mia opinione particolare, ma questa è un'altra storia...) e ha schierato una Samp priva di giocatori importanti come Maresca e Maxi Lopez in maniera tatticamente intelligente, e alla fine ha avuto ragione. In ogni partita, oltre ai demeriti di chi perde, è bene sottolineare anche i meriti di chi ha vinto

giovedì 3 gennaio 2013

Un esercizio semplice, ma divertente

Il 30 marzo 2009 il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti approvava all'unanimità il Decalogo di Autodisciplina dei Giornalisti Sportivi. I punti in cui si articola tale decalogo sono i seguenti
  1. Il giornalista sportivo riferisce correttamente, cioè senza alterazioni e omissioni che ne modifichino il vero significato, le informazioni di cui dispone 
  2. Il giornalista sportivo non realizza articoli o servizi che possano procurare profitti personali; rifiuta e non sollecita per sé o per altri trattamenti di favore
  3. Il giornalista sportivo tiene una condotta irreprensibile durante lo svolgimento di avvenimenti 
  4. Il giornalista sportivo tiene una condotta irreprensibile durante lo svolgimento di avvenimenti che segue professionalmente che segue professionalmente
  5. Il giornalista sportivo rispetta la dignità delle persone, dei soggetti e degli enti interessati nei commenti legati ad avvenimenti agonistici
  6. Il giornalista sportivo evita di favorire tutti gli atteggiamenti che possono provocare incidenti, atti di violenza, o violazioni di leggi e regolamenti da parte del pubblico o dei tifosi 
  7. Il giornalista sportivo non usa espressioni forti o minacciose, sia orali che scritte, e assicura una corretta informazione su eventuali reati che siano commessi in occasione di avvenimenti agonistici 
  8. Il giornalista sportivo rispetta il diritto della persona alla non discriminazione per razza, nazionalità, religione, sesso, opinioni politiche, appartenenza a società sportive e a discipline sportive 
  9. Il giornalista sportivo conduttore di programma si dissocia immediatamente, in diretta, da atteggiamenti minacciosi, scorretti, litigiosi che provengano da ospiti, colleghi, protagonisti interessati all’avvenimento, interlocutori telefonici, via internet o sms 
  10. Il giornalista sportivo rispetta la Carta di Treviso sulla “tutela dei minori”; per la particolarità del settore pone particolare attenzione all’art.7 di detta Carta (tutela della dignità del minore malato, disabile o ferito)
L'esercizio che propongo a chi legge è il seguente: si prenda un qualunque esponente del giornalismo sportivo italiano (testata o singolo giornalista non fa differenza) e si provi a pensare se rispetta i punti del decalogo appena riportato (fatta eccezione per l'ultimo punto che, per fortuna, rispettano ancora tutti); se ad essere rispettati sono almeno 3 punti su 9, significa che forse il giornalismo sportivo italiano non è messo così male