lunedì 26 agosto 2013

Sampdoria-Juventus 0-1: qualche considerazione...


Dopo il poker rifilato alla Lazio in Supercoppa, la Juventus riparte con il piede giusto anche in campionato, battendo per 1-0 la Sampdoria a Marassi; a firmare il successo sui blucerchiati è stato Carlitos Tevez, al secondo gol in altrettante gare ufficiali, al termine di un'azione iniziata da Vucinic, proseguita da Vidal e rifinita da Pogba.
Come di consueto, è bene fare qualche considerazione su quanto visto (in campo e fuori) lo scorso sabato

Cinismo quanto basta. Si provi a tornare indietro con la memoria e ad andare alla prima stagione della Juventus di Conte: quella squadra ha vinto lo scudetto senza mai perdere una partita, ma spesso pareggiava partite che avevano grossomodo lo stesso canovaccio di quella di due sere fa. Il fatto che due anni dopo si portino a casa i 3 punti in gare non spettacolari come quella di Genova è sintomatico di un altro tratto che fa di quella bianconera la compagine più forte del lotto: il cinismo, ovvero la capacità di poter trovare l'acuto giusto al momento giusto

Dammi 3 parole...Vidal, Pogba, Tevez! Come detto in apertura (e come si può facilmente vedere andando a rivedere su Internet i video della partita), l'azione del gol decisivo di Tevez è nata da un pallone recuperato da Vucinic e giocato in maniera esemplare da Vidal e Pogba: il cileno, ricevuta la sfera dal montenegrino, ha pescato in area Pogba con un pallonetto sontuoso; quest'ultimo ha controllato il pallone con uno stop da applausi e ha recapitato sul piede di Tevez un cioccolatino impossibile da non scartare. Un'azione da rivedere al rallentatore una decina di volte senza stancarsi! Se a tutto ciò si aggiungono il lavoro sporco fatto dall'argentino durante tutto l'arco dei 90 minuti e la prestazione sontuosa di Vidal e (soprattutto) Pogba in mezzo al campo, diventa pressochè scontato l'identikit dei "men of the match" della sfida di Marassi

Vucinic: primo tempo così così, ripresa meglio. Che il gioco di Conte tenga spesso Mirko Vucinic lontano dal cuore dell'area (habitat naturale per un numero nove) è pacifico, così come è pacifico che al termine di ogni gara il montenegrino sia uno dei calciatori bianconeri con più chilometri macinati. Nella gara di Marassi, dove il suo genio poteva essere imbrigliato anche dalla pioggia copiosa, Vucinic ha giocato una gara a due facce: primo tempo svagato, salvo qualche scambio cercato con Tevez, ripresa caratterizzata da qualche spunto interessante e condita dal pallone che ha dato il via all'azione che ha deciso la partita. Detto tutto questo, consiglio fortemente ai soliti noti (juventini, purtroppo!) di andarci piano con i giudizi stroncatori: se da due anni Conte si fida ciecamente dell'attaccante di Niksic, una ragione dovrà pur esserci...

Da Costa come il Marchetti dello scorso anno? Per 58 minuti sì... Fino al gol di Tevez, la prestazione del portiere doriano Da Costa ha fatto rivedere ai tifosi juventini il fantasma di Federico Marchetti, le cui parate costarono lo scorso anno uno 0-0 in campionato dopo una gara giocata ad una porta sola (indovinate quale!) e l'eliminazione dalla doppia semifinale di Coppa Italia; meno male che a scacciare questo fantasma ci ha pensato al 58' la premiata ditta Vidal-Pogba-Tevez di cui sopra...

Gabbiadini: il futuro può essere suo. Tra i più positivi della Sampdoria c'è stato Manolo Gabbiadini, girato dalla Juventus (proprietaria del suo cartellino) in prestito al club blucerchiato dove è stato chiamato a raccogliere la non facile eredità di Mauro Icardi (passato all'Inter). Se quest'anno Delio Rossi riuscirà a trasformare Gabbiadini in un attaccante completo, facendo aggiungere i gol al grande lavoro che l'ex atalantino svolge per la squadra, non é da escludere che in un futuro nemmeno troppo lontano Antonio Conte possa decidere di richiamarlo definitivamente alla base

Salvate il soldato Bergomi! Ascoltando la telecronaca di Sky sabato sera, ho assistito allo psicodramma di un uomo distrutto dal rosicamento: Beppe Bergomi, lo "Zio" più famoso d'Italia. Il buon Bergomi, già sofferente per il distacco dal suo compagno storico Fabio Caressa (sabato la prima voce era quella di Maurizio Compagnoni), ha invano tentato di sostenere varie teorie vagamente lunari: dalla Juventus che dopo due scudetti consecutivi ha la pancia piena (il 4-0 di una settimana fa in Supercoppa evidentemente era il classico ruttino che segue i pasti...) ad un gioco non brillante (d'accordo che sabato i bianconeri non hanno giocato come il Barcellona, ma da qui a dire che il gioco non è stato brillante ce ne corre), fino all'harakiri finale di un Tevez in appannamento (frase pronunciata appena prima che l'argentino siglasse il suo secondo gol in altrettante partite: fossero tutti così gli appannamenti...). Spero che il successo interista di ieri contro il Genoa abbia ridato un minimo di vigore ad un uomo devastato dal dolore...

"Stagione gufatoria" o...stagione del rosicamento perenne? Non posso non dedicare un pensiero al mio famoso parente milanista che gode più per le disgrazie juventine che per i successi della propria squadra: nel vedere il Milan malamente sconfitto sul campo del neopromosso Verona (ho seguito in diretta la partita per ColpoditaccoPro.it) e la Juventus vincente a Genova, ho pensato che il mio buon consanguineo potrebbe cambiare l'espressione "stagione gufatoria" usata in molti suoi post con "stagione del rosicamento perenne"; un'espressione, quest'ultima, decisamente più azzeccata della prima

"Carlitos non ci tradisce!"[cit.] E a proposito di milanisti, mi viene in mente quel tale che solo due mesi fa dichiarò pubblicamente che Carlitos Tevez non lo avrebbe mai tradito: effettivamente da due partite il buon Carlitos non tradisce nemmeno noi juventini!

Rispetto per tutti, paura di nessuno! Sarà il leit-motiv che Conte, Buffon e tutta la truppa bianconera ripeteranno per tutto l'arco di questa stagione. Ed è bene che lo sappia anche chi di dovere: se qualcuno con la maglia azzurra, nerazzurra e giallorossa è convinto di aver impressionato la Juventus e gli juventini con i risultati ottenuti ieri sera, si tranquillizzi da subito perchè ha sbagliato indirizzo...

A.A.A. denigratori di Tevez cercansi! Da ultimo mi sorge un quesito: ma tutti coloro (sempre juventini, ovviamente!) che durante l'ultima estate hanno definito Tevez "vecchio" (come se avesse 70 anni e non 29), "sopravvalutato" (come se i 12 milioni spesi per lui fossero un salasso, specie se confrontati con altre cifre...), "indegno di indossare la gloriosa numero 10 che fu di Del Piero" (come se dopo Sivori ci sia stato subito Platini e come se dopo Platini ci sia stato subito Roberto Baggio!), "uno che non segna" (in Supercoppa e contro la Samp ha segnato il suo gemello, evidentemente!) e "da cedere dopo la pessima tournèè americana" (da che mondo e mondo, infatti, la prestigiosa Guinness International Cup vale assai più di scudetti e Champions League!) che fine hanno fatto? Se qualcuno ha loro notizie, è pregato di contattarmi al più presto!

lunedì 19 agosto 2013

Juventus-Lazio 4-0: considerazioni a mente fredda


La stagione 2013-2014 della Juventus di Antonio Conte si è aperta esattamente nello stesso modo in cui si era chiusa la precedente, ovvero con i bianconeri che alzano un trofeo: il trofeo in questione è la Supercoppa Italiana, vinta con un secco e perentorio 4-0 ai danni della malcapitata Lazio di Petkovic e (soprattutto) di Lotito, che dopo le manfrine di quest’ultima estate e le dichiarazioni altezzose dei giorni scorsi ha ricevuto la più sonora lezione che si potesse ricevere; per la Juventus, invece, si tratta del quarto trofeo in due anni ed è il modo migliore per avvicinarsi al debutto in campionato, che avverrà sabato sera sul campo della Sampdoria (unica squadra, è sempre bene ricordarlo, ad aver totalizzato sei punti su sei contro la corazzata bianconera negli ultimi due anni).

Andiamo adesso a fare alcune considerazioni legate alla partita di ieri sera all’Olimpico, analizzando sia gli aspetti prettamente tecnici che quelli legati all’extra-campo

Buffon, il “fu pensionato” – Ricordate quando si diceva che ormai Buffon era un portiere da mandare in pensione a causa di alcuni suoi interventi non proprio perfetti in Confederations Cup? Bene, nella sfida incrociata di ieri contro il collega di Nazionale (e, con ogni probabilità, destinato a diventare il suo immediato erede tra qualche anno) Federico Marchetti, il buon Gigi ha compiuto due interventi da vero campione: prima è volato a deviare la conclusione velenosa di Radu, poi ha sbarrato la strada a Klose negandogli il gol del 4-1; come dire “caro Federico, sei sicuramente destinato ad essere il mio erede, ma per adesso il numero uno sono ancora io!”. Con buona pace di Beckenbauer, degli anti-juventini e (purtroppo!) di molti juventini…

Barzagli, il rientro del muro – Recuperato dopo i problemi fisici che lo avevano costretto a saltare l’amichevole tra Italia e Argentina di cinque giorni fa, Andrea Barzagli si è ripreso il suo posto di leader della retroguardia della difesa come nulla fosse; per avere nozione del pieno recupero del granitico difensore di Scandicci, basti pensare alla chiusura su Candreva e alla deviazione che ha impedito a Klose e Lulic di arrivare sul pallone crossato dallo stesso Candreva a fine primo tempo. Autorità e puntualità assoluta negli interventi: nulla di nuovo sotto il sole, insomma!

Qualcuno fermi Lichtsteiner…e svegli Asamoah! – Come mi è capitato di scrivere in precedenti articoli e di dire in interventi radiofonici, quando Stephan Lichtsteiner è in condizione e non è in vena di discutere con arbitri e assistenti non ce n’è per nessuno: ieri sera lo svizzero ha letteralmente fatto venire un attacco di labirintite allo stralunato Lulic, che ha passato tutto il tempo a chiedersi che fine avesse fatto il suo dirimpettaio bianconero; una prestazione fantastica, condita dagli assist al bacio per l’1-0 di Pogba e per il 2-0 di Chiellini e dall’incursione da attaccante nato che lo ha portato a segnare il 3-0. Sostituito nel finale da Ogbonna, ha incitato i suoi tifosi che lo hanno ripagato con qualcosa di molto simile ad una standing ovation, beccandosi tuttavia i sonori fischi del suo vecchio pubblico che assai poco ha gradito. Per contro, va registrata la prestazione largamente insufficiente di Asamoah: per il ghanese (che nella scorsa edizione della Supercoppa fu uno dei migliori in campo e siglò un bellissimo gol) tanta corsa a vuoto, nessun cross preciso e un duello fisico perso con Candreva, che non a caso è stato il migliore della banda di Petkovic; caro Asa, se il mercato dovesse portare in dote un esterno sinistro ti conviene davvero cambiare registro…

Pogba, basta solo il nome! – Quando dopo appena venti minuti Claudio Marchisio è stato costretto ad uscire per infortunio, gran parte degli juventini era tranquillo nel veder entrare Pogba: l’ultima stagione e il Mondiale Under 20 vinto da capitano della Francia hanno trasformato questo giovane di belle speranze in uno dei centrocampisti più forti che ci siano in circolazione; con il suo gol (nato da un’invenzione della premiata ditta Pirlo-Lichtsteiner) ha messo la gara sui binari giusti e con il suo assist ha consentito a Tevez di chiudere i conti con il gol del 4-0, e a conferma della sua forma straordinaria c’è il dato di un sonante numero ZERO alla voce “contrasti persi”. La domanda, a questo punto, è la seguente: ma quando Marchisio si sarà ristabilito dall’infortunio chi starà fuori tra lui e Pogba? Bel dilemma davvero per Antonio Conte!

Tevez-Vucinic, una coppia che ha un futuro – Complici la forma non ancora ottimale di Fernando Llorente e la voglia di affidarsi ad un impianto di gioco consolidato, ieri sera Carlos Tevez e Mirko Vucinic sono stati scelti da Conte come coppia d’attacco titolare. E i risultati sono stati più che accettabili: tanto lavoro per la squadra, assist (da Vucinic sono partite le azioni dei gol di Chiellini, Lichtsteiner e dello stesso Tevez) e gol per l’argentino, che ha potuto così bagnare il debutto ufficiale con la pesante maglia numero 10 che fu di Sua Maestà Alessandro Del Piero. I meccanismi vanno sicuramente oleati un po’ (basti pensare al fatto che Tevez è apparso leggermente opaco nella sua specialità, ovvero l’uno contro uno), ma il materiale su cui lavorare c’è tutto: dovesse ingranare questa coppia, con Llorente e Giovinco pronti a subentrare, sarebbe da capire la cessione di almeno uno tra Quagliarella e Matri…

Lazio: dopo Candreva, Marchetti e Klose il vuoto! – Una grandissima Juve, che però si è ritrovata davanti una Lazio che è mancata in quelli che sono stati i suoi punti di forza lo scorso anno: la tenuta difensiva e il gioco collettivo. Nel disastro generale della squadra di Petkovic sono solo tre elementi a strappare la sufficienza: Candreva ha fatto quello che ha potuto sulla fascia destra (complice anche la citata prestazione negativa di Asamoah), Marchetti ha provato a tenere in piedi la baracca per poi capitolare senza colpe (anche se la respinta sul colpo di testa di Pogba in occasione del 4-0 firmato da Tevez è leggermente rivedibile…) e Klose ha provato fino all’ultimo a rendere meno amara la serata della sua squadra andando a sbattere su un muro chiamato Buffon. Tolti questi tre elementi, tuttavia, la Lazio è parsa più simile ad una versione 2.0 del deserto dei Tartari

Le stravaganti decisioni del signor Rocchi – Si dirà: “Ma come? Dopo una vittoria così netta ti metti a parlare dell’arbitro?”. È vero che la vittoria è stata netta e l’arbitraggio del signor Rocchi è stato complessivamente sufficiente, ma ci sono due decisioni prese dal fischietto fiorentino che meritano di essere ricordate: l’inesistente giallo dato a Barzagli per un braccio attaccato al corpo (e passi che l’arbitro non l’abbia visto, ma l’assistente era a meno di un metro di distanza dal difensore juventino) e il fatto di non aver concesso recupero fischiando la fine del match nel momento in cui Vidal veniva buttato palesemente giù in area laziale; episodi curiosi nell’ambito, tuttavia, di una direzione di gara sufficiente (lo dico a beneficio dei soliti sapientoni che travisano ad arte le parole)

Conte, finalmente una Supercoppa in panchina – Un anno fa, quando la Juventus vinceva a Pechino contro il Napoli, Antonio Conte non riuscì a godersi il successo fino in fondo, essendo stato squalificato solo tre giorni prima per le (tristemente) note vicende del calcio scommesse; ben inteso, Carrera fece benissimo in panchina e rispose per le rime ai piagnistei del collega Mazzarri, ma la sensazione era comunque quella che mancasse qualcosa. Quest’anno, invece, il nostro Antonio si è potuto godere in panchina il trionfo della sua squadra, con buona pace di Carobbi e Palazzi vari ed eventuali!

Tre convocati particolari: Pepe, Matri e Quagliarella – Dopo gli ultimi due scudetti e la Supercoppa dello scorso anno, ieri sera Simone Pepe, Alessandro Matri e Fabio Quagliarella hanno potuto aggiungere un altro trofeo alla loro avventura juventina. I tre calciatori, regolarmente convocati da Conte per la gara dell’Olimpico, hanno vissuto la stessa con stati d’animo particolari: Pepe è tornato finalmente a disposizione dopo i tormenti fisici che lo hanno costretto a saltare praticamente tutta la scorsa stagione (l’unica presenza in campionato è stata proprio contro la Lazio allo Juventus Stadium), mentre Matri e Quagliarella sono al centro di voci che li vorrebbero entrambi partenti e, se queste voci dovessero trovare conferme, quella di ieri potrebbe essere stata l’ultima (o una delle ultime se le cessioni avverranno più tardi di sabato) convocazione in bianconero

Napoli e Lazio, Mazzarri e Klose: questione di stile! – Un anno fa, in segno di protesta nei confronti di un arbitraggio ritenuto dannoso, il Napoli disertò la premiazione e l’allora tecnico partenopeo Walter Mazzarri dichiarò qualche giorno dopo di aver pensato di dimettersi dopo un tale scempio (e pazienza se il signor Mazzoleni aveva tollerato oltre il dovuto il gioco falloso dei partenopei nel corso di tutti i tempi regolamentari e supplementari); ieri sera, invece, la Lazio (uscita dal campo più umiliata di quanto non fosse uscito il Napoli lo scorso anno, con l’aggravante di aver perso in maniera così netta davanti al proprio pubblico) si è regolarmente presentata alla premiazione e, quando Gigi Buffon ha alzato al cielo la Supercoppa, le telecamere hanno pescato il centravanti laziale Miroslav Klose nell’atto di applaudire l’avversario vincitore. Questione di stile, qualcuno farebbe decisamente meglio a prendere nota e ad imparare…

Mamma Rai è sempre mamma Rai (purtroppo!) – Bruno Pizzul e Nando Martellini sono ormai un ricordo lontano e avevano un talento fuori dal comune nel fare le telecronache, questo è pacifico. Tuttavia, da una telecronaca fatta per il servizio pubblico ci si aspetta decisamente qualcosa di più rispetto alle supercazzole e agli sfondoni messi insieme ieri sera dal duo Gianni Cerqueti-Beppe Dossena; senza dimenticare i rivedibili interventi da bordocampo di Stefano Mattei e lo studio pre e post gara composto da Alberto Rimedio (minimamente accettabile come telecronista, un disastro come conduttore) e da due noti esperti di pallone come il laziale Pino Insegno e lo juventino (ma non ditelo troppo in giro!) Massimo Giletti. Aveva dannatamente ragione colui il quale anni fa coniò lo slogan pubblicitario “Rai, di tutto di più”, eccome se aveva ragione…

Rosicare nuoce gravemente alla salute! – Ieri mattina il solito mio parente stretto che un anno fa deliziò Facebook con le sue perle di alta scuola calcistica (dal meteorite che doveva cadere sullo “Juvem***a Stadium” all’ammissione di aver goduto più per la retrocessione in B della Juventus che per tutte le Champions League vinte dal suo Milan) ha pubblicato un post che recitava “Ricomincia oggi la stagione dei gufaggi. Forza Lazioo!”, seguito pochi minuti dopo da una fotografia di un gufo condita dalla didascalia “Ricominciamooo…(a gufare, s’intende!)”; ieri sera, dopo il risultato della partita, un suo amico juventino lo ha preso in giro per il negativo esito di cotanta gufata e la risposta dell’interessato è stata a dir poco stizzita e piccata. Colgo questo esempio a me così vicino per dare un consiglio a tutti gli anti-juventini: state attenti, che iniziare a rosicare già dal 18 agosto, con gli ultimi caldi estivi, può essere dannoso; il tifo è importante, ma anche la salute!

Caro Lotito, e adesso? – Ha preteso di giocare la Supercoppa in casa (quando, da regolamento, se si gioca in Italia si dovrebbe giocare in casa di chi ha vinto lo scudetto), ha preteso di trattenere tutto l’incasso, si è fatto forte del suo incarico da consigliere di Lega (la stessa Lega che è l’organizzatrice del trofeo), non ha pronunciato una sola parola di scuse nei confronti di una squadra sua ospite che ha dovuto fare il proverbiale “giro delle sette chiese” per trovare dei campi d’allenamento a causa delle condizioni pietose dei campi della Borghesiana, ha dichiarato, con una spocchia smisurata, di essere più proiettato nel futuro di quanto non lo siano Agnelli e la Juventus (d’altra parte è noto a tutti che la Lazio è proprietaria dello stadio Olimpico, mentre lo Juventus Stadium è di proprietà del Comune di Torino), ha avuto il capitano processato per il calcioscommesse dopo più di un anno (mentre qualcun altro ha avuto l’allenatore processato e squalificato perché “non poteva non sapere” nel breve volgere di un paio di mesi) e, dopo tutto questo, ha assistito alla debacle della sua squadra in uno stadio ormai pronto per festeggiare. Di chi sto parlando? Di Claudio Lotito, ovviamente! Per la serie “ognuno ha quel che si merita”…

Ma non era tutto da buttare via? – E che dire, infine, di tutti quelle menti illuminate juventine che fino a ieri pomeriggio sostenevano che fosse tutto da buttare via? La grande gioia per il 4-0 di ieri sera non cancella, nell’ordine: Conte che doveva andare via, le cessioni (annunciate di volta in volta) di Vidal, Marchisio, Pogba e Pirlo, le polemiche sul numero 10 preso da Tevez, i dubbi sugli acquisti dello stesso Tevez e di Llorente, Marotta che un giorno va impiccato e quello dopo fucilato (giustamente prima del buon Beppe, che qualche errore lo ha sicuramente commesso, c’erano quei cervelloni di Cobolli, Gigli, Blanc e Secco) e, per chiudere in bellezza, una Juventus che dopo la non esaltante tourneè americana sembrava diventata una squadra da metà classifica. Consiglio a tutti questi geni del male: se proprio volete fare un favore a tutta la collettività, andate a nascondervi da qualche parte; vi assicuro che non sentiremo in alcun modo la vostra mancanza!

Se il romanista gioisce insieme a noi... - Se qualcuno mi avesse mai raccontato che un giorno i romanisti avrebbero goduto come dei ricci per una vittoria juventina, avrei immediatamente fatto sottoporre detto interlocutore ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio. E invece ieri è successo che la tifoseria giallorossa, appena 24 ore dopo essersi stracciata le vesti per la scelta da parte di Sabatini e soci di concedere all'odiata Juventus di allenarsi a Trigoria, ha colto l'occasione per restituire ai cugini laziali gli sfottò seguiti alla finale di Coppa Italia dello scorso 26 maggio. Ah, le meraviglie del tifare contro gli altri prima che per se stessi...

I "buu" verso Pogba, Asamoah e Ogbonna: cari moralisti e caro Tosel, dove siete? - Non so quanti se ne sono accorti (juventini molti, anti-juventini pochissimi se non nessuno), ma sul finire della partita si sono levati dei "buu" all'indirizzo di tre calciatori juventini: Paul Pogba, Kwadwo Asamoah e Angelo Ogbonna ovvero, neanche a farlo apposta, i tre calciatori di colore che militavano nella Juventus. L'evento è stato inizialmente minimizzato e derubricato in "fischi" dai telecronisti Rai, i quali hanno però dovuto stigmatizzare la cosa quando è diventata palese. E io a questo punto mi chiedo: ma coloro i quali non perdono occasione per etichettare la tifoseria juventina come brutta, sporca e cattiva dove sono andati a finire? E, soprattutto, dov'è andato a finire il signor Tosel, che negli ultimi anni ha bombardato la società Juventus di multe come se fosse una ex moglie che chiede gli alimenti all'ex marito? Ci vuole ancora tanto a capire che il razzismo non è un problema di questa o quella tifoseria, ma è un problema (purtroppo) endemico che caratterizza indistintamente parte del tifo calcistico italiano? E, sopratutto, ci vuole ancora tanto a capire che il razzismo non va combattuto, ma va SCONFITTO?

sabato 3 agosto 2013

Caso Mauri: le parole della Disciplinare e i dubbi dell'opinione pubblica


Uno degli aspetti più discussi e controversi della sentenza emanata ieri dalla Commissione Disciplinare in merito al quarto filone cremonese del calcioscommesse è quello relativo alla posizione del capitano della Lazio Stefano Mauri: per il calciatore, arrestato lo scorso 28 maggio e rilasciato otto giorni dopo, il Procuratore Federale Stefano Palazzi aveva chiesto una squalifica di 4 anni e 6 mesi per doppio illecito sportivo; i giudici di primo grado, invece, hanno optato per 6 mesi di squalifica, derubricando l’illecito sportivo relativo alla gara Lazio-Genoa in omessa denuncia e prosciogliendo il calciatore dalle accuse relative alla gara Lecce-Lazio.

Il modo migliore per capire una decisione che ha suscitato più di un interrogativo nell’opinione pubblica è quello di partire dalle motivazioni contenute nel dispositivo emanato dai giudici federali.

Le parole di Gervasoni. Come altri processi sportivi, anche questo è partito dalle parole di un “chiamante in correità” o “pentito”: a ricoprire tale ruolo, in questa specifica vicenda, è stato l’ex difensore del Piacenza Carlo Gervasoni (che in questo procedimento ha patteggiato una squalifica di 2 mesi, che però va ad aggiungersi alle squalifiche comminate in precedenti processi sportivi). Leggendo a pagina 13 del dispositivo, quando si analizzano le posizioni relative alla gara Lazio-Genoa, è possibile leggere come Gervasoni sia ritenuto credibile dai giudici: “ritiene la Commissione positivamente superato il primo vaglio imposto al giudicante dal protocollo metodologico enunciato nella richiamata decisione, quello cioè della credibilità del dichiarante. In tal senso depongono tutti gli indici esemplificati dalla giurisprudenza, relativi alla personalità del chiamente, alle condizioni socioeconomiche e familiari, al suo passato e ai rapporti con i soggetti chiamati in correità, che non evidenziano ragioni specifiche di inimicizia o rancore. Anche con riguardo alla genesi della collaborazione, per quanto evidentemente determinata anche dallo stato di detenzione all’epoca sofferto, va rilevato che GERVASONI, fin dall’interrogatorio di garanzia avanti il GIP di Cremona del 22.11.2011, ha riferito dell’alterazione della gara in esame, con la conseguenza che dette dichiarazioni non possono considerarsi unicamente frutto di una strumentale decisione del chiamante di coinvolgere terzi per “alleggerire” la propria posizione processuale. Ritiene altresì la Commissione che, nel caso di specie, possa dirsi superato anche il secondo vaglio imposto dal citato protocollo metodologico, relativo alla intrinseca consistenza delle dichiarazioni del GERVASONI. Rispetto all’illecito contestato, infatti, esse risultano precise, coerenti e costanti, nonché – per le ragioni appena evidenziate - spontanee”; nella parte relativa alla gara Lecce-Lazio, precisamente a pagina 16, i giudici riprendono in toto questa tesi. Ricapitolando, dunque, Gervasoni è ritenuto credibile dai giudici per le seguenti ragioni:
• non sono state riscontrate particolari ragioni di inimicizia nei confronti degli altri soggetti coinvolti; • il fatto di aver rilasciato identiche dichiarazioni tanto di fronte ai magistrati ordinari di Cremona quanto alla Procura Federale rende poco credibile la tesi di un Gervasoni interessato unicamente ad alleggerire la propria posizione processuale;
• la precisione e la coerenza emerse dal racconto di Gervasoni rendono credibile il suo racconto. Questa premessa è fondamentale per comprendere le ragioni che hanno spinto i giudici a dar torto alle tesi di Palazzi e a rendere meno grave la posizione di Mauri.

Lazio-Genoa: da illecito sportivo a omessa denuncia. Dell’attendibilità attribuita dai giudici al racconto di Gervasoni si è parlato in precedenza, per cui andiamo oltre e leggiamo a pagina 14 del dispositivo: “Dall’esame degli atti trasmessi con il deferimento può senz’altro ritenersi provato l’incontro avvenuto il giorno 14.5.2011 a poche ore dall’inizio della gara Lazio-Genoa tra MAURI e ZAMPERINI. Le dichiarazioni rese da GERVASONI sul punto (in data 27.12.2011 e 12.3.2012, 4.2.2013 al PM; in data 13.4.2012 alla Procura Federale) risultano confermate dagli stessi protagonisti di tale evento […], nonché dalle risultanze degli accertamenti esperiti dalla Polizia giudiziaria delegata dalla Procura di Cremona con riguardo all’utenza telefonica in uso a ZAMPERINI. Ritiene la Commissione provata anche la ragione di detto incontro per come riferita dal GERVASONI, da rinvenire nella volontà del gruppo dei c.d. “zingari” di prendere contatto con il calciatore MAURI attraverso l’amico di questi ZAMPERINI, Al fine di proporre e ottenere l’alterazione dell’imminente gara sulla quale gli stessi avrebbero scommesso ingenti somme di denaro. Dagli atti, infatti, risultano plurimi contatti telefonici tra GERVASONI e ZAMPERINI la notte precedente l’incontro di Formello, nonché tra GERVASONI e gli esponenti del gruppo citato e tra uno di essi e lo stesso ZAMPERINI, anche successivamente all’incontro medesimo. Né del resto si spiegano altrimenti l’incontro tra ZAMPERINI e l’appartenente al citato gruppo, individuato in atti, e il fatto che il primo conduca il secondo, così come accertato dall’esame del tragitto delle rispettive schede telefoniche tracciato dalla Polizia giudiziaria di Cremona, presso il luogo del ritiro della Lazio. D’altra parte, per come risulta agli atti, l’esponente del gruppo dei c.d. “zingari” si è recato a Roma proprio per incontrare ZAMPERINI e andare con questi a Formello, essendo ripartito il giorno stesso per Milano. A fronte delle circostanze appena citate, risulta non credibile la spiegazione fornita da MAURI e ZAMPERINI per i quali quest’ultimo si era recato presso il ritiro della Lazio esclusivamente per la consegna di biglietti per la gara in programma in serata. Infatti, ZAMPERINI non avrebbe avuto alcuna ragione di portare con sé l’appartenente al gruppo degli “zingari” se l’incontro in questione fosse stato preordinato unicamente alla consegna dei titoli per l’ingresso allo stadio. Ad avviso della Commissione, quanto sopra risulta sufficiente per ritenere riscontrato il portato dichiarativo di GERVASONI quanto alla responsabilità di ZAMPERINI, cui è contestato di aver preso contatti con MAURI per proporre l’alterazione del risultato del primo tempo della gara in esame”. Mettiamo ordine: i giudici ritengono fondata l’ipotesi di un incontro che ha visto protagonisti, a poche ore dall’inizio di Lazio-Genoa, Mauri, Zamperini e un esponente del gruppo degli “zingari” per ottenere l’alterazione del primo tempo della partita stessa e ad avvalorare questa ipotesi sono le parole di Gervasoni e le intercettazioni telefoniche relative al telefono di Zamperini e a quello dell’esponente del gruppo sopra citato. Indizi che portano gli stessi giudici a sposare la tesi della colpevolezza di Zamperini (che, infatti, sarà punito con una squalifica di 2 anni) e che sembrerebbero far propendere anche per la colpevolezza di Mauri, eppure a questo punto la situazione cambia: nelle pagine 14 e 15, infatti, si legge che “Non altrettanto, invece, può dirsi rispetto alla condotta di adesione all’illecito e all’alterazione del risultato contestata a MAURI, atteso che nulla in atti consente di ritenere che egli, dopo aver parlato con ZAMPERINI, si sia adoperato per realizzare quanto proposto. Non appaiono indizi univoci in tal senso i contatti intervenuti tra MAURI e ZAMPERINI il giorno della gara, evidenziati nell’atto di deferimento. Essi infatti ben possono spiegarsi, come rilevato dalla difesa del deferito, con l’amicizia pluriennale tra i due e con la necessità dello ZAMPERINI di comunicare all’amico il suo arrivo a Formello […]. Né appaiono rilevanti […] i contatti telefonici tracciati in atti tra MAURI e AURELI, titolare di un’agenzia di scommesse, e tra quest’ultimo e ZAMPERINI. Anche tali contatti sono stati spiegati dal MAURI, fin dall’interrogatorio di garanzia all’Autorità giudiziaria di Cremona, con ragioni altrettanto plausibili, e cioè con la necessità di effettuare scommesse sull’incontro tennistico in programma in quegli stessi giorni […]. Neppure il possesso da parte di MAURI di una scheda telefonica “coperta”, fornitagli dall’AURELI, appare di per sé dimostrativo dell’adesione all’illecito, specie ove si consideri che la Procura federale ritiene che tale utenza fosse nella disponibilità del MAURI fin dalla fine del mese d’aprile del 2011, epoca di molto anteriore alla fase preparativa dell’illecito, collocata invece il giorno precedente la gara in esame. Del resto lo stesso GERVASONI, nell’audizione davanti la Procura federale del 13.4.2012, riferisce di aver appreso via SMS da ZAMPERINI che questo fosse dubbioso sul raggiungimento dell’accordo illecito dopo l’incontro di Formello. In conclusione, la Commissione ritiene non sufficientemente provata la responsabilità di MAURI in ordine all’adesione e alla partecipazione attiva all’illecito contestato, non essendo emerso, in base al materiale probatorio acquisito, alcun elemento, nemmeno di carattere indiziario, in ordine al compimento da parte di MAURI, nei confronti di compagni di squadra neppure individuati, di atti rientranti nella previsione dell’art.7, comma 1, CGS, in quanto diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato della gara Lazio-Genoa del 14.5.2011”. Riassumendo, le ragioni che hanno indotto la Commissione a non sposare la linea di Palazzi e a non condannare Mauri per illecito sportivo sono le seguenti:
• i contatti tra Mauri e Zamperini sono spiegabili con l’amicizia che intercorreva tra i due;
• i contatti tra Mauri e Aureli (il titolare di un’agenzia di scommesse) sono spiegabili con il fatto che il calciatore intendeva scommettere su un incontro di tennis, scommessa che non costituisce alcun illecito essendo fatta su uno sport diverso da quello praticato da Mauri;
• lo stesso Zamperini, nei contatti tramite SMS avuti con Gervasoni, si era detto dubbioso sul raggiungimento dell’accordo in seguito all’incontro avuto con Mauri e l’esponente del gruppo degli “zingari” a Formello;
• non sono emersi indizi relativi a possibili altri calciatori della Lazio con cui Mauri potesse aver architettato la combine del primo tempo di Lazio-Genoa.
Volendo riassumere in poche parole, è passata la linea (teorizzata nei giorni scorsi da alcuni organi di informazione) secondo cui non sono emersi indizi che facciano pensare al di là di ogni “ragionevole dubbio” alla colpevolezza di Mauri; volendo usare un’espressione cara al diritto ordinario, l’illecito sportivo contestato da Palazzi in dibattimento è caduto per “insufficienza di prove”. Rimane, tuttavia, l’omessa denuncia: a pagina 15, infatti, si legge che “Risulta dimostrata, tuttavia, la conoscenza da parte del MAURI dei fatti illeciti programmati dagli altri soggetti coinvolti, ragione – come sottolineato – dell’incontro avvenuto a Formello e pacificamente provato. La relativa condotta, dunque, va derubricata nella meno grave ipotesi di cui all’art.7, comma 7, CGS (l’omessa denuncia, ndr) e per tale titolo va affermata la responsabilità del deferito, cui consegue quella della Società di appartenenza, ai sensi dell’art.4, comma 2, CGS”; Mauri, dunque, nell’incontro avuto a Formello con Zamperini e lo “zingaro” non aveva preso parte attiva all’illecito, ma ne era comunque venuto a conoscenza, ragione che ha indotto la Commissione a propendere per l’imputazione meno grave dell’omessa denuncia.

Lecce-Lazio: da illecito sportivo a proscioglimento. Come detto in precedenza, la Commissione ha ritenuto credibile il racconto di Gervasoni anche in merito alla gara Lecce-Lazio, ragion per cui passiamo subito ad analizzare cosa scrivono i giudici a proposito della posizione di Mauri: a pagina 18 si legge che “Quanto alla posizione del MAURI, valgono le stesse considerazioni svolte con riferimento alla gara Lazio-Genoa della settimana precedente. I rapporti tra il suddetto e ZAMPERINI sono di certo risalenti nel tempo. Anche in occasione della gara in epigrafe ZAMPERINI gli si è rivolto per ottenere i biglietti d’ingresso allo stadio. I due si sono poi incontrati nella hall dell’albergo presso cui la Lazio era in ritiro la domenica pomeriggio prima della gara. La circostanza non consente di ritenere che, dopo la consegna dei biglietti a ZAMPERINI, particolare noto anche a BROCCHI (audizione 13.4.2012), MAURI si sia poi attivato presso i propri compagni ai fini dell’alterazione della gara. Sicchè, per lo meno allo stato degli atti, in mancanza di riscontri positivi sulle presunte violazioni contestate a MAURI con riferimento alla gara in epigrafe, deve dichiararsene il proscioglimento”. Mauri, dunque, viene prosciolto perché non esistono prove che consentano di affermare con certezza (o, per citare l’espressione tanto cara ad alcuni organi d’informazione, “oltre ogni ragionevole dubbio”) che l’incontro tra Mauri e Zamperini, avvenuto il giorno della gara nell’albergo di Lecce dove alloggiava la Lazio, fosse finalizzato all’effettivo svolgimento dell’illecito da parte del capitano laziale; inoltre, scrivono i giudici, non esiste prova alcuna che dimostri come Mauri si sia effettivamente attivato per procedere concretamente all’alterazione della gara. Anche in questo caso, come in quello precedente, l’insufficienza di prove ha fatto propendere la Commissione Disciplinare per il proscioglimento di Mauri dall’imputazione di illecito sportivo teorizzata in dibattimento da Palazzi. 

Conclusioni. A questo punto, analizzati i fatti e la loro ricostruzione svolta dai giudici della Disciplinare, è opportuno soffermarsi su alcuni aspetti fondamentali di questa vicenda:
Una giustizia sportiva a “velocità variabile”. Come ricordato, Mauri e gli altri soggetti coinvolti in questa vicenda sono stati arrestati il 28 maggio di un anno fa e rilasciati dopo otto giorni di custodia cautelare; si ricorderà, inoltre, come in quegli stessi giorni veniva iscritto nel registro degli indagati anche l’allenatore della Juventus Antonio Conte per fatti risalenti al periodo in cui il tecnico leccese allenava il Siena. Il processo a carico di Conte fu celebrato all’inizio di agosto dello scorso anno e vide la condanna del tecnico bianconero per omessa denuncia, mentre per questa vicenda il Procuratore Federale Palazzi ha aspettato oltre un anno, sostenendo che fosse necessario attendere ulteriori sviluppi dalle indagini penali: detto che questa motivazione può essere condivisibile in punta di garantismo, come mai nel caso di Conte e in altri casi la velocità è stata diametralmente differente? Un interrogativo che pone l’accento sul tema dell’arbitrarietà dei tempi della giustizia sportiva: se è vero che essa deve agire entro l’inizio dei campionati, è altrettanto vero che Mauri e gli altri soggetti deferiti in questo filone d’indagine hanno potuto tranquillamente disputare un’intera stagione prima di affrontare questo processo sportivo; e allora, se nei successivi gradi di giudizio dovessero essere accertate o confermate gravi responsabilità da parte di qualcuno dei soggetti coinvolti, che ne sarebbe della credibilità (o di quel che ne rimane) della giustizia sportiva?
Il tema del “ragionevole dubbio”. Che sia passata la linea del “ragionevole dubbio” citata in precedenza è un dato di fatto. Detto anche in questo caso che tale linea può essere condivisibile sul piano del garantismo (una persona va condannata solo in presenza di prove certe della sua colpevolezza, su questo non ci piove), viene da chiedersi come mai anche in questo caso la giustizia sportiva abbia agito con un’arbitrarietà palese, come dimostrano due casi passati: il 27 giugno 2001 la stessa Commissione Disciplinare aveva assolto l’amministratore delegato interista Rinaldo Ghelfi dalla vicenda dei passaporti falsi (una condanna di Ghelfi avrebbe determinato la responsabilità diretta della società interista, con tutte le conseguenze del caso…) sostenendo che non fosse “desumibile alcuna circostanza che faccia riferire al Ghelfi, in modo certo ed inequivoco, l’adozione di decisioni in tal senso, non potendosi escludere in modo assoluto l’ipotesi che altri soggetti abbiano provveduto negli stessi termini”; il 15 novembre dello scorso anno, invece, il TNAS rimarcava il concetto secondo cui Antonio Conte era stato condannato perché “non poteva non sapere”, sostenendo nelle sue motivazioni la tesi secondo cui “Sotto il profilo probatorio per affermare la responsabilità di un incolpato di una violazione disciplinare sportiva non occorre la certezza assoluta della commissione dell’illecito né il superamento di ogni ragionevole dubbio, come nel diritto penale, risultando invece sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza sulla commissione dell’illecito”. Ricapitolando: nel 2001 si assolve Ghelfi perché non ci sono prove certe della sua colpevolezza, nel 2012 si condanna Conte perché basta un “grado inferiore di certezza” della sua colpevolezza e nel 2013 si alleggerisce notevolmente la posizione di Mauri per le ragioni utilizzate nel primo caso. A prescindere dai casi specifici (nessuno ha intenzione, in questa sede, di teorizzare complotti o disegni a favore di Tizio o contro Caio), a questo punto il problema non è tanto quello della scelta della posizione più giusta, ma piuttosto il fatto che un sistema giuridico serio dovrebbe scegliere un “modus operandi” e applicarlo in tutti i casi che è chiamato a giudicare; agire a “targhe alterne” è uno schiaffo al concetto di credibilità, oltre che alla logica…
Tanto rumore per nulla? Quando lo scorso anno Mauri e gli altri soggetti coinvolti in questa tornata di processi sportivi sono stati arrestati la notizia ha suscitato un clamore che a molti ha ricordato quello derivante dagli arresti compiuti nel 1980, all’epoca del primo Totonero. Poi questo processo è stato rinviato di oltre un anno per le ragioni citate in precedenza, dopodiché la sentenza (almeno in primo grado, bisognerà vedere come evolverà la situazione in appello e davanti al TNAS) ha visto Mauri condannato per un’omessa denuncia anziché per due illeciti e Milanetto addirittura prosciolto (anche se, a differenza di Mauri, l’ex centrocampista genoano doveva rispondere unicamente per l’illecito sportivo relativo a Lazio-Genoa); è ovvio, come che nessun commentatore obiettivo e scevro da antipatie tifoidee avrebbe voluto i due calciatori condannati a tutti i costi, ma che qualcuno abbia pensato, a fronte di quanto detto in precedenza, “Tanto rumore per nulla!” è altamente probabile…