domenica 30 settembre 2012

Caro Zeman, impari da De Rossi e Taddei...

Evitiamo di essere ipocriti o buonisti e riconosciamo che la soddisfazione maggiore di ieri sera non è stata tanto il sonante 4-1 rifilato ieri sera alla Roma, quanto piuttosto la grande lezione impartita al "nemico storico" di tutti noi juventini, ossia Zdenek Zeman. Il boemo, che da quando è tornato a sedersi sulla panchina giallorossa non ha perso occasione per lanciare stilettate alla Juventus, al suo allenatore squalificato e a certi suoi giocatori (leggi Buffon!), ieri ha ricevuto la miglior lezione possibile: una sconfitta netta, indiscutibile e giunta senza episodi arbitrali sospetti; detta in altre parole, ieri sera è stato rispettato a pieno l'auspicio fatto quest'estate da mister Conte ("Diamo il bentornato al mister e lasciamo che a parlare sia il campo").

Sul mister giallorosso, tuttavia, non voglio soffermarmi più di tanto per evitare di diventare ripetitivo; l'etichetta di "disco rotto" la lascio volentieri a lui che, sono certo, non perderà occasione da qui alla fine del campionato per deliziare tutti noi con ulteriori "perle" nei confronti dei colori bianconeri. Vorrei piuttosto soffermarsi sulle parole di due calciatori allenati da Zeman, dai quali magari il tecnico boemo potrebbe imparare qualcosa: Rodrigo Taddei e Daniele De Rossi. La mia ammirazione per i due calciatori prescinde dall'aspetto tecnico (sebbene De Rossi abbia ampiamente dimostrato di essere uno dei migliori mediani in circolazione): di Taddei mi ha colpito la vicenda che lo riguardò anni fa quando ancora giocava nel Siena (un tragico incidente in cui il fratello Leonardo perse la vita e lui uscì quasi illeso), mentre di De Rossi ho sempre ammirato l'attaccamento ai colori della sua squadra e della sua città (cosa non da poco nel calcio moderno...).

Bene, ieri sera ho capito come la mia ammirazione per questi due uomini sia una cosa sensata: verso la fine dell'incontro, mentre attendeva che i raccattapalle gli porgessero un pallone per battere una rimessa laterale, Rodrigo Taddei avrebbe detto a Massimo Carrera "Complimenti mister!"; a fine partita, invece, Daniele De Rossi ha dichiarato ai microfoni quanto segue: "La corsa non possiamo farla sulla Juve, è sbagliato dire che possiamo puntare allo Scudetto. Dobbiamo fare una grande stagione per tornare in Europa, bisogna giocarcela con chi è al nostro livello ma occorre iniziare a fare punti. Loro hanno una rosa più forte, compattezza e una ferocia che noi stiamo mostrando solo a sprazzi".

Frasi fatte, potrebbe obiettare qualcuno. E invece no, gli rispondo io. Per chi vive a Roma da anni (e magari, come De Rossi, sotto i colori giallorossi ci è nato e cresciuto) la partita contro l'odiata Juventus rappresenta la "partita della vita" o qualcosa di molto simile; conseguenza può esserne una certa difficoltà ad ammettere i meriti avversari, seppure al termine di una lezione di calcio come quella che la squadra giallorossa ha ricevuto ieri sera (chi scrive ricorda ancora la grande difficoltà nel fare i complimenti agli odiati tifosi interisti dopo il "triplete" mourinhano del 2010). Invece De Rossi e Taddei sono riusciti, nonostante la comprensibile delusione per una serata nera (o bianconera, fate voi), ad avere la lucidità di ammettere la superiorità avversaria. E, prescindendo da ogni banalità, aggiungo che sarebbe bene che TUTTI i tifosi (compresi anche molti juventini) prendessero spunto.

Detto tutto ciò, caro mister Zeman, non crede che sarebbe il caso di imparare qualcosa anche dai suoi giocatori?

domenica 23 settembre 2012

Stavolta il turn-over ha funzionato


Dopo l'ottima prova offerta in Champions contro il Chelsea, la Juventus centra la quarta vittoria in altrettante gare di campionato battendo la "bestia nera" (per citare le statistiche e lo stesso Massimo Carrera) Chievo con un 2-0 maturato nel secondo tempo grazie alla doppietta di uno scatenato Fabio Quagliarella.

Al di là del gioco espresso (Buffon praticamente inoperoso, mentre dall'altra parte Sorrentino a momenti parava anche i granelli di polvere), l'osservato speciale è stato il turn-over operato dalla coppia Conte-Carrera: turn-over che domenica scorsa a Genova non aveva pienamente convinto e che oggi era una scelta quasi obbligata, visto il doppio impegno ravvicinato con Fiorentina (martedì) e Roma (sabato) in campionato e con lo Shakhtar Donetsk in Champions League.

In difesa ha riposato l'onnipresente Barzagli, sostituito da Lucio. Il brasiliano, che nel pre-campionato e in Supercoppa non aveva pienamente convinto e che in campionato non aveva potuto esordire a causa di un infortunio, ha disputato una gara generosa e di sostanza, mettendo la sua professionalità e la sua esperienza al servizio della causa bianconera; una risorsa in più anche in ottica Champions, dove l'esperienza precedentemente citata può spesso rivelarsi un'arma in più.

Sulla fascia destra è stato impiegato Isla, che ha potuto esordire dal primo minuto in bianconero. Il cileno, reduce dall'infortunio al ginocchio dello scorso febbraio e da un buon finale di partita a Londra (suo l'assist per la conclusione di Quagliarella che per poco non è valsa il 3-2), è apparso in un complessivo ritardo di condizione; un ritardo probabilmente messo in conto dal mister data la lunga inattività, ma superato il quale Mauricio potrà legittimamente giocarsi alla pari con Lichtsteiner una maglia da titolare in quel ruolo.

Il giocatore sicuramente più atteso era sicuramente Paul Pogba. Il suo impiego ha risposto all'esigenza di far tirare il fiato ad Andrea Pirlo: il regista bresciano, infatti, era parso in debito d'ossigeno sia a Genova che a Londra ed è un elemento la cui importanza è tale da costringere Conte e Carrera a dosarne l'impiego. Ben inteso, Pogba non ha i piedi di Pirlo e neanche la sua visione di gioco: il suo ruolo da "frangiflutti" davanti alla difesa ha però aggiunto sostanza al centrocampo e ha permesso a Bonucci di svolgere più agevolmente il proprio compito di "regista arretrato". In prospettiva Pogba è sicuramente una risorsa in più, da sfruttare all'occorrenza.

In avanti è stata la volta di Fabio Quagliarella, promosso titolare dopo aver segnato un gol e averne sfiorato un secondo a Londra mercoledì sera. Contro il Chievo Fabio ha sfiorato in un paio di occasioni la rete, ma a negarglielo sono state l'imprecisione e la serata di grazia di Sorrentino; poi nella ripresa il terribile uno-due che ha steso la squadra di Di Carlo, prima con una semi-rovesciata degna del suo miglior repertorio e poi con un movimento pregevole su assist di Asamoah. Una doppietta che gli consente di iniziare a scalare le gerarchie dell'attacco bianconero, e quasi viene da pensare a cosa avrebbe potuto combinare nell'ultimo anno e mezzo se quel maledetto 6 gennaio 2011 il suo ginocchio non avesse fatto "crac" contro il Parma...

Una citazione la merita anche Nicklas Bendtner, subentrato nel finale proprio all'eroe di giornata. I pochi minuti concessigli da Carrera, unitamente al risultato già "in cassaforte", non gli hanno concesso di lasciare il segno sulla partita; resta comunque l'impressione di un ragazzo che, pur consapevole di dover lavorare sodo per "scalare" le gerarchie dell'attacco bianconero, ha voglia di giocarsi le sue carte e ha già riscosso la simpatia del pubblico bianconero, come dimostrano gli applausi dello "Juventus Stadium" che hanno accompagnato il suo debutto.

A questo punto la Juventus può guardare con serenità ai risultati di Napoli e Lazio, in attesa dell'insidioso trittico della settimana alle porte

giovedì 20 settembre 2012

Antonio Conte davanti al TNAS: gli scenari possibili

La Juventus è uscita indenne dalla delicata sfida di Champions League contro il Chelsea e si appresta ad affrontare il Chievo prima dell'insidioso doppio impegno ravvicinato contro Fiorentina e Roma; l'obiettivo è quello di raccogliere il maggior numero possibile di punti e di conservare la testa della classifica (che attualmente i bianconeri occupano insieme a Napoli e Lazio). Fuori dal campo, tuttavia, inizia domani un'altra partita non meno delicata ed importante: quella di Antonio Conte davanti al TNAS.

Il Tribunale Nazionale dell'Arbitrato Sportivo (organo facente capo al CONI e discendente di quella che una volta si chiamava Camera di Conciliazione e Arbitrato) avrà tempo fino al 7 ottobre per pronunciare il proprio verdetto in merito alla squalifica di 10 mesi inflitta al tecnico bianconero, sia dalla Commissione Disciplinare che dalla Corte di Giustizia Federale, per la vicenda del calcioscommesse (il tecnico è stato condannato in secondo grado per l'omessa denuncia relativa alla gara Albinoleffe-Siena, giocata quando lui sedeva sulla panchina dei toscani); come già spiegato in un altro articolo di chi scrive, presidente del collegio arbitrale è stato nominato l'avvocato Massimo Zaccheo; gli "arbitri" delle due parti in causa, Antonio Conte da una parte e la FIGC dall'altro, saranno il Prof. Guido Calvi e l'avvocato Enrico Di Giovanni.

Posto che il TNAS non ha la possibilità di aumentare la sanzione e che la prima fase di "conciliazione"(prevista dal regolamento del Tribunale) non dovrebbe produrre risultati, gli scenari possibili al termine di questo nuovo iter giudiziario sono tre:

1) Conferma dei 10 mesi di squalifica. In questo caso la Juventus continuerebbe a fare a meno del suo allenatore fino alla fine della stagione. La soluzione per la guida tecnica sarebbe quella attuale, con Massimo Carrera che andrebbe in panchina e parteciperebbe a conferenze stampa e interviste

2) Riduzione della pena. Secondo i media sarebbe l'ipotesi più probabile, sebbene sull'entità della squalifica ci siano diverse "scuole di pensiero". Chiaro che una squalifica ridotta di parecchio consentirebbe a Conte di "tornare in sella" nel momento decisivo della stagione, e con campionato e Champions ancora "in ballo" sarebbe un vantaggio non da poco; nel caso in cui, invece, la squalifica terminasse nelle ultime giornate del campionato, il vantaggio ci sarebbe comunque anche se in misura minore

3) Proscioglimento. Sebbene quest'ultimo sia ritenuto dalla stampa uno scenario poco plausibile (e gli stessi tifosi juventini, pur sperandoci, non sembrano crederci più di tanto), è l'obiettivo dichiarato di Conte e dei suoi avvocati Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Giulia Bongiorno. Un'assoluzione piena significherebbe, ovviamente, un rientro immediato in panchina del mister, che potrebbe così tornare a trasmettere dalla panchina la sua carica alla squadra; e se la carica è la stessa vista ieri sugli spalti di "Stanford Bridge", c'è da scommetterci che sarà la vera arma in più della Juventus

A questo punto non ci resta che aspettare; come diceva qualcuno, "la speranza è l'ultima a morire"

mercoledì 19 settembre 2012

Chelsea-Juventus 2-2: parte bene l'avventura europea


La Juventus tornava stasera sul nobile palcoscenico della Champions League, un palcoscenico che le mancava da ormai tre anni. Il debutto non era certo dei più semplici, visto e considerato che l'avversario era il Chelsea campione uscente, e considerata anche l'inesperienza in campo internazionale di alcuni giocatori.

La squadra di Conte/Carrera è partita bene, contenendo bene le sortite del Chelsea e sfiorando in due occasioni il vantaggio con Marchisio (controllo difettoso davanti a Cech) e, soprattutto, Vucinic (conclusione sull'esterno della rete da posizione favorevolissima); vantaggio trovato dal Chelsea grazie al brasiliano Oscar, preferito all'ultimo minuto a Mata, con una conclusione da fuori deviata dallo sfortunato Bonucci. Nemmeno il tempo di riorganizzarsi che i "blues" raddoppiano: autore del gol è ancora Oscar, che sfodera un destro a giro degno del miglior Del Piero e trafigge per la seconda volta un incolpevole Buffon. La Juventus, nonostante la mazzata dei due gol subiti in due minuti, riesce a riaprire la partita prima dell'intervallo con un chirurgico diagonale dello zoppicante Vidal dal limite dell'area. Nella ripresa i bianconeri continuano a giocare con ordine e a limitare le rare sortite offensive di un Chelsea attento più a difendere il vantaggio che a cercare il 3-1, finchè i cambi effettuati da Carrera non risultano ancora una volta decisivi: Quagliarella subentra ad un inconcludente Giovinco e dopo pochi minuti, servito da Marchisio, entra in area e trafigge Cech per il gol del 2-2. Poco dopo entrano anche Isla e Matri in luogo di Lichtsteiner e Vucinic e la Juventus sfiora addirittura il gol del colpaccio con Quagliarella: servito da Isla, l'attaccante di Castellammare di Stabia si gira benissimo, ma tra lui e la doppietta personale ci si mette solo la traversa (Cech, per quanto bravo, era rimasto impietrito). Finisce dunque 2-2 e Conte, "sorvegliato speciale" in tribuna, ha ottimi motivi per sorridere.

Adesso si torna a respirare il clima del campionato e la Juventus, capolista a punteggio pieno, è attesa dall'insidioso trittico rappresentato da Chievo, Fiorentina e Roma, prima di rituffarsi negli impegni europei contro lo Shakhtar Donetsk in casa. Sarà necessario, oltre che vincere, anche far tirare il fiato ad alcuni uomini-chiave apparsi in debito d'ossigeno (Pirlo) o non in serata (Giovinco); ad ogni modo, l'avventura europea della "Vecchia Signora" è iniziata bene e c'è di che essere soddisfatti stasera...

martedì 18 settembre 2012

9 dicembre 2009-18 settembre 2012: cara Champions, ci sei mancata!

Domani sera la Juventus tornerà a recitare sul palcoscenico che più le si addice: quello della Champions League; una competizione troppe volte sfiorata (finali perse, talvolta in maniera incredibile, nel 1973, nel 1983, nel 1997, nel 1998 e nel 2003) e poche volte vinta (nel 1985, nella sciagurata serata dell'Heysel, e nel 1996, a Roma contro l'Ajax). Il "gran ritorno" sarà di quelli prestigiosi: a "Stanford Bridge", in casa di quel Chelsea Campione d'Europa in carica che già tre anni fa eliminò la Juventus di Ranieri battendola 1-0 in casa e pareggiando per 2-2 a Torino.

L'ultima volta in cui a Torino si è sentita la dolce musichetta della Champions è stata il 9 dicembre 2009. In quella fredda serata invernale la Juventus di Ferrara venne strapazzata dal Bayern Monaco (che poi avrebbe perso la finale contro l'Inter di Mourinho) per 4-1. Una sconfitta meritata e dalle proporzioni inimmaginabili alla vigilia, specie se si considera che alla Juventus sarebbe bastata anche una sconfitta con un gol di scarto per proseguire l'avventura europea mentre i bavaresi avevano l'obbligo della vittoria (in quel girone, qualcuno ricorderà, il primo posto fu raggiunto dal Bordeaux).

Oggi, a tre anni di distanza, tante cose sono cambiate. E' cambiata la dirigenza (agli improponibili Blanc e Secco sono subentrati gli assai più competenti Agnelli, Marotta e Paratici), è cambiato l'allenatore (allora c'era Ciro Ferrara, oggi c'è Antonio Conte), sono cambiati i calciatori (per citarne qualcuno, allora c'era il "quasi pensionato" Cannavaro, Felipe Melo e Diego, oggi al loro posto ci sono Barzagli, Pirlo e Vidal), la Juventus è finalmente tornata a vincere in Italia e la mentalità è tornata quella dei tempi migliori.

Domani sera è l'occasione per verificare quanto grande è davvero diventata questa squadra. Le possibilità di ottenere un buon risultato ci sono, basta soltanto non ripetere certi errori visti soprattutto nell'ultima partita contro il Genoa: d'altra parte Lampard, Fernando Torres e Mata, d'altra parte, non sono certo (con tutto il rispetto) Bertolacci, Borriello e Immobile...

sabato 8 settembre 2012

Siamo...RIGOROSI!

Il campionato è in pausa per gli impegni delle varie Nazionali nelle qualificazioni mondiali e ripartirà domenica prossima con la terza giornata.

A "bocce ferme", dunque, diventa possibile analizzare un aspetto che ha molto fatto discutere nelle due giornate di campionato fin qui disputate (e che, quasi certamente, farà discutere per tutte le 36 rimanenti): i rigori, quelli esistenti non dati e quelli inesistenti dati.

Come spesso accade quando le polemiche riguardano i tiri dal dischetto, nell'occhio del ciclone è finita la Juventus; la quale, dopo le roventi polemiche post-Supercoppa, si è vista assegnare due calci di rigori alquanto dubbi nelle partite contro Parma e Udinese. Il penalty contro gli emiliani è scaturito da un fallo del portiere Mirante su Lichtsteiner: il fallo c'era, ma l'azione andava fermata per la posizione irregolare del terzino svizzero al momento del passaggio di Vucinic. Quello concesso contro i friulani, invece, è derivato da un presunto fallo del portiere Brkic, poi espulso, su Giovinco: anche in questo caso il fallo c'era, ma a commetterlo non è stato il portiere slavo bensì il difensore Danilo. Più che di rigori inesistenti, dunque, bisognerebbe parlare di valutazioni sbagliate (in un caso non è stato visto un fuorigioco, nell'altro è stato sanzionato il calciatore sbagliato). Ma sugli altri campi le cose sono andate meglio? Non esattamente...

Pescara-Inter, prima giornata. La squadra di Stramaccioni vince con un secco 3-0 (firmato da Sneijder, Milito e Coutinho), ma sullo 0-0 l'arbitro non concede un rigore piuttosto evidente agli abruzzesi per fallo di Zanetti ai danni di Weiss.

Palermo-Napoli, sempre prima giornata. Come l'Inter sopra citata, anche i partenopei vincono per 3-0 in Sicilia (reti di Hamsik, Maggio e Cavani), ma sull'1-0 il Palermo non si vede accordato un rigore per fallo di Maggio sul difensore rosanero Cetto.

Bologna-Milan, seconda giornata. Il Milan vince per 3-1 grazie alla tripletta del nuovo acquisto Pazzini (Diamanti il marcatore rossoblu), ma il primo gol nasce da un rigore concesso per un'inesistente fallo di Cherubin ai danni dell'ex attaccante dell'Inter, che si tuffa platealmente; curioso che la simulazione di Pazzini sia avvenuta nello stesso stadio in cui avvenne la simulazione di Krasic due anni fa, con la crocifissione mediatica che ne seguì.

I commenti principali a questi episodi da parte delle tifoserie interessate sono stati prevalentemente i seguenti: "Ma parlate proprio voi con tutti i favori che avete avuto tra Supercoppa e campionato?", oppure "Con o senza rigori i punteggi finali non cambiavano". Proviamo allora a ragionare secondo questi due filoni di pensiero. In Supercoppa la Juventus ha avuto a favore un rigore magari non lampante, ma il fallo di Fernandez ai danni di Vucinic c'era (il difensore argentino tocca il piede d'appoggio del centravanti montenegrino); inoltre, nel primo tempo il tanto vituperato signor Mazzoleni non aveva concesso un rigore abbastanza evidente ai bianconeri per fallo di Britos ai danni di Matri e nella ripresa le espulsioni di Zuniga, Pandev, Dossena e Mazzarri (cui avrebbe dovuto aggiungersi quella di Behrami, cui è stata risparmiata la seconda ammonizione) sono state frutto unicamente dei nervi fragili della squadra parntenopea. In campionato, al netto dei due "rigori incriminati", le partite sarebbero finite rispettivamente 1-0 e 3-1, e nessuno dimentichi i rigori non concessi alla Juventus lo scorso anno (contro Siena e Parma, tanto per citare i casi più eclatanti) e i tanti inesistenti concessi al Milan (i tuffi di Boateng contro Siena e Inter, ad esempio) o quello non fischiato al Bologna per un netto fallo di mano di Seedorf (il quale, davanti alle immagini, ebbe persino il coraggio di dire che aveva toccato il pallone con la spalla).

Ragionamenti troppo impegnativi? Non credo...