mercoledì 28 novembre 2012

Clamorosa scoperta: Carobbio aveva ragione. Ecco perchè...


Oggi il TNAS ha assolto il portiere del Novara Alberto Fontana, accusato (insieme ai compagni Shala e Bertani) da Filippo “Pippo” Carobbio di aver partecipato alla combine della partita tra il club piemontese e il Chievo; questa assoluzione segue quelle di altri calciatori accusati dall’ex “altamente credibile”, come quelle di Mavillo Gheller (anch’egli ex Novara e precedentemente condannato per la famosa partita Novara-Siena) e rischia nelle prossime settimane di essere seguita da altre assoluzioni decretate dall'organo giudicante facente capo al CONI (ad esempio quelle di Italiano, Drascek e Pesoli). L’assoluzione di Fontana avrà sicuramente fatto sorgere un interrogativo nelle menti di tanti juventini: ma se tutti gli accusati da Carobbio stanno andando ad assoluzioni da parte del TNAS, non è che per caso gli unici ad aver pagato per le bugie di Carobbio sono stati i poveri Alessio e Conte?

Bene, a quei poveri creduloni juventini che ancora urlano contro una giustizia sportiva che ha agito in maniera ambigua e senza prove rispondo illustrando una scoperta sensazionale fatta da me questa mattina, durante una pausa dalle mie fatiche universitarie: gli autori della combine non denunciati da Conte ci sono eccome!

Da notizie trapelate da ambienti milanesi (per chi non lo sapesse, io abito a Milano da due anni) pare che
la combine relativa ad Albinoleffe-Siena sia stata in realtà organizzata da due loschi figuri: si tratta del faccendiere Mazinga Z e del suo pericolosissimo braccio destro, tale Jeeg detto “Robot d’Acciaio”. I due avrebbero fatto affidamento su due infiltrati nei club in questione: l’infiltrato nel club toscano sarebbe stato tale Darth Fenner, che pare abbia messo Conte al corrente della combine dicendogli “Antonio, sono tuo padre!”, e l’allenatore questo non poteva non saperlo; l’infiltrato nel club allora allenato da Emiliano Mondonico sarebbe stato, invece, tale Freddy Krueger (che non è un omonimo del famoso cattivo della saga horror “Nightmare”), che pare abbia minacciato i giocatori bergamaschi dicendo loro “Se non fate come vi dico io, a fine stagione ci saranno dei TAGLI in squadra. E sia chiaro che non parlo di cessioni ad altri club!”. Grazie al lavoro dei due citati faccendieri e dei loro emissari, dunque, la partita Albinoleffe-Siena sarebbe stata alterata nella maniera poi illustrata minuziosamente e in punta di fatto dalle sentenze sportive di quest’estate.

Alla luce di questi fatti appena illustrati, c’è ancora qualche juventino becero ed estremista che ha il coraggio di gridare all’innocenza di Conte?

martedì 27 novembre 2012

Se questo è giornalismo...

"Carobbio ci ha detto che nello spogliatoio del Siena scommettevano quasi tutti. Una tv mi ha persino offerto 5 mila euro per un’intervista se parlavo anche di Conte. Come se lo conoscessi. Ho rifiutato. Non ho nulla da dire su di lui: mai visto, mai sentito, mai provato a contattarlo, ma soprattutto non ho bisogno di soldi per parlare di quello che so"
[Almir Gegic, uno dei capi dell'organizzazione degli "zingari"]

Analizziamo punto per punto la seguente dichiarazione, rilasciata dal latitante slavo al momento del suo arresto, avvenuto ieri all'aeroporto milanese della Malpensa:

1) "Carobbio ci ha detto che nello spogliatoio del Siena scommettevano quasi tutti". Considerato che lo scorso anno l'Atalanta era stata penalizzata di 6 punti per le scommesse del solo Cristiano Doni, viene da chiedersi come sia possibile che il Siena abbia avuto la stessa penalizzazione dei bergamaschi sebbene praticamente tutti i calciatori scommettessero e, sempre secondo quanto affermato dallo stesso "Pippo" Carobbio, sebbene anche il presidente Mezzaroma in persona fosse a conoscenza delle cose che accadevano; misteri sui quali nessuno ha mai fatto luce, ma è plausibile pensare che fossero tutti impegnati a crocifiggere Conte...

2)"Una tv mi ha persino offerto 5 mila euro per un’intervista se parlavo anche di Conte. Come se lo conoscessi. Ho rifiutato. Non ho nulla da dire su di lui: mai visto, mai sentito, mai provato a contattarlo, ma soprattutto non ho bisogno di soldi per parlare di quello che so". Senza dubbio la parte più grave del discorso di Gegic: una televisione avrebbe offerto allo "zingaro" 5000 euro per fare il nome di Conte, ma lui avrebbe rifiutato perchè non conosceva il mister bianconero. Non vengono in mente, a chi legge, strane assonanze con quanto dichiarato da Marco Paoloni e Thomas Locatelli l'estate scorsa? I due, infatti, dichiararono di aver ricevuto dalla magistratura sportiva la richiesta di "nomi pesanti" in cambio di cospicui sconti di pena (mai arrivati, visto che i due di "nomi pesanti" non ne hanno fatti).

L'ultimo punto rende ancora più chiara, se mai ce ne fosse bisogno, una cosa: prima di cambiare la giustizia sportiva, forse sarebbe il caso di cambiare prima l'informazione sportiva. Se "giornalismo" (non solo sportivo) significa offrire soldi a qualcuno in cambio di un nome, prescindendo dalla veridicità o meno delle dichiarazioni, allora vuol dire che il fondo è stato abbondantemente toccato....

domenica 25 novembre 2012

Il Milan sconfigge una Juventus largamente insufficiente


Evidentemente le milanesi sono "indigeste" per la Juventus: dopo l'1-3 subìto in casa dall'Inter 22 giorni fa, la squadra di Conte è stata sconfitta per 1-0 dal Milan a San Siro. Una gara decisa da un rigore, quantomeno dubbio, trasformato da Robinho, ma soprattutto dalla prestazione largamente insufficiente di una squadra apparsa la brutta copia di quella che appena cinque giorni fa aveva "matato" il Chelsea in Champions League.

Dalla lettura delle formazioni iniziali traspaiono poche novità, ma importanti. Tra i rossoneri le più rilevanti sono quelle di Amelia in porta in luogo di Abbiati (infortunatosi nel riscaldamento) e di Robinho in attacco insieme a Boateng e allo spauracchio El-Shaarawy; per il resto tutto confermato rispetto alle indicazioni della vigilia, con De Sciglio, Yepes, Mexes e Constant in difesa e il trio Nocerino-De Jong-Montolivo in mezzo al campo. Dall'altra parte, invece, Conte e Alessio recuperano Bonucci (vittima di un attacco febbrile in settimana) e confermano per 9/11 la formazione anti-Chelsea, con le sole eccezioni di Caceres e Isla in luogo di Chiellini e Lichtsteiner. Ad arbitrare l'incontro è il signor Rizzoli di Bologna: una scelta contestata da entrambe le fazioni, ma è pur vero la "caccia al mostro col fischietto" prima della partita è ormai diventata una consuetudine ben radicata nel tifo calcistico italiano.

L'approccio dei rossoneri è migliore rispetto agli ospiti, e lo si nota già dopo 4 minuti quando De Sciglio si accentra da destra e lascia partire un diagonale che manca di un soffio l'angolino basso alla destra di Buffon; lo stesso Buffon deve impegnarsi al 13' quando respinge una conclusione ravvicinata di Boateng, servito perfettamente da Robinho. Nella Juventus qualcosa non va e lo si vede dalla serata storta di Vidal, Isla e Vucinic; la prima conclusione dei bianconeri verso lo specchio della porta rossonera arriiva al 20', ma la conclusione di Quagliarella dal limite dell'area è poco più che una formalità per Amelia. Al 29' Rizzoli concede un calcio di rigore ai padroni di casa per un fallo di mano piuttosto dubbio di Isla (la palla colpisce prima il fianco e poi il braccio dell'esterno cileno): sul dischetto si presenta Robinho, la cui conclusione viene vanamente sfiorata da Buffon. Il vantaggio, per quanto figlio di un'azione dubbia, è meritato e i rossoneri in chiusura di tempo sprecano un contropiede nato dall'ennesimo passaggio sbagliato da un irriconoscibile Vidal; si rimane, dunque, sull'1-0 e si va al riposo su questo parziale.

La ripresa si apre con Padoin in luogo di Isla, ma il copione rimane pressochè invariato: al 3' Buffon rischia di commettere una nuova papera in stile Lecce quando sbaglia un rinvio su retropassaggio di Caceres, ma per sua fortuna Barzagli disinnesca El-Shaarawy. A questo punto Alessio inserisce Giovinco per Quagliarella, e proprio il nuovo entrato sfiora il gol in rovesciata al 17' su cross di Padoin. Troppo poco per una Juventus che prova ad attaccare, ma appare priva della necessaria lucidità per concretizzare: è anzi il Milan a sfiorare il raddoppio, prima con Nocerino che manca di poco la porta dopo un colpo di tacco di El-Shaarawy e poi con Yepes che impegna Buffon sugli sviluppi di un corner di Montolivo. Nel frattempo entrambi gli allenatori esauriscono i cambi, visto che Pogba rileva Asamoah nella Juventus e nel Milan Pazzini, Zapata e Flamini rilevano Robinho, Mexes e Boateng. Nel finale i bianconeri tentano un assalto disperato per due volte con Vucinic, ma prima Constant salva sulla linea e poi Amelia respinge in tuffo. Non c'è più tempo per reuperare e la gara si conclude con la vittoria milanista per 1-0.

Tralasciando l'episodio del rigore (su cui, tuttavia, tornerò nella postilla finale), è evidente che la Juventus non ha giocato da Juventus: stanchezza psicologica dopo la grande partita di martedì? Possibile, ma una cosa è sicura: contro Toro e Shakhtar servirà tutt'altra prestazione; la squadra che conosciamo noi è altra cosa rispetto a quella vista questa sera

Postilla finale: il rigore decisivo non c'era, ma l'episodio non cancella di certo la prestazione negativa della squadra di Conte. Cosa sarebbe successo se l'episodio fosse avvenuto a ruoli invertiti? Credo che ognuno possa immaginarselo da solo. Spero solo che coloro che dopo alcune recenti topiche arbitrali non hanno fatto altro se non urlare, strepitare e insultare possano imparare la lezione...

martedì 20 novembre 2012

Juventus-Chelsea 3-0: la serata perfetta!


Tutto il tifo bianconero voleva la serata perfetta e l'ha avuta: la Juventus ha annichilito il Chelsea campione in carica con un secco 3-0, risultato maturato al termine di una gara che i bianconeri hanno disputato dal primo all'ultimo minuto con il coltello tra i denti.

L'inizio della partita è scoppiettante a dir poco, con i due portieri subito in cattedra: Cech compie due autentici prodigi su Lichtsteiner prima e su Marchisio poi, mentre Buffon è superlativo prima nel toccare il pallone calciato a colpo sicuro da Hazard e poi nello sbarrare la strada a Ramires e Mata. Ma la squadra bianconera ha una marcia in più e al 38' arriva il gol del vantaggio: percussione centrale di Pirlo che calcia da una ventina di metri e trova la deviazione vincente di Quagliarella, nell'occasione più fortunato rispetto a quanto accaduto sabato contro la Lazio (stavolta a Cech non riesce quello che era riuscito a Marchetti). Si va dunque al riposo con i bianconeri avanti per 1-0.

Nella ripresa la squadra di Conte e Alessio entra in campo con la stessa determinazione della prima frazione e, dopo aver sbagliato due potenziali occasioni con Quagliarella, trova il punto del 2-0: appoggio di Asamoah per Vidal, la cui conclusione rasoterra da fuori area non dà scampo a Cech. A questo punto i bianconeri si coprono con Caceres in luogo di Lichtsteiner, mentre Di Matteo tenta il tutto per tutto con Fernando Torres in luogo di Mikel. E' una mossa infruttuosa perchè il muro bianconero regge alla perfezione e perchè la squadra di casa è ancora pericolosa in avanti: prima Vucinic si divora il terzo gol calciando alle stelle a due passi dalla porta di Cech, poi Giovinco (nel frattempo subentrato allo stesso montenegrino) lo realizza sfruttando alla perfezione un lancio di Pirlo e l'uscita del portiere ceco.

Adesso la missione europea va completata con la partita di Donetsk. Non sarà facile, considerato che lo Shakhtar in casa non è stato battuto nemmeno dal Barcellona di Guardiola, ma a questa Juventus nulla è proibito se ci mette la fame vista questa sera. Avanti così!

Cose strane accadono in FIGC

"A Conte è andata bene, in uno dei due casi gli è stata data ragione. Nell'altro se fosse stato chiesto l'illecito sportivo, il rischio erano tre anni di stop. Quella nei confronti di Novara-Siena non abbiamo ritenuto che fosse un'omessa denuncia, sembrava curioso che un allenatore esperto come Conte andasse nello spogliatoio a dire 'questa la pareggiamo'. È poco logico. Più che sull'omessa denuncia (nel caso di Albinoleffe-Siena, ndr) si poteva ipotizzare qualcosa di diverso. Se il Procuratore Palazzi avesse proposto l'illecito sarebbe stato accolto? Non so se sarebbe stato accolto, ma sarebbe stato più coerente con il problema giuridico che si è posto"

Così parlava il giudice Piero Sandulli ai microfoni di "Radio Capital" pochi minuti dopo la sentenza della Corte di Giustizia Federale che lo scorso 22 agosto aveva confermato i 10 mesi di squalifica inflitti ad Antonio Conte in primo grado dalla Commissione Disciplinare. Una violazione palese dell'ordinamento giuridico (sia penale che sportivo): un giudice, o comunque un membro di un collegio giudicante, non può infatti commentare la sentenza che ha contribuito a scrivere prima che siano state pubblicate le motivazioni. Per questa ragione il professor Sandulli è stato sanzionato quest'oggi dalla Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva con un richiamo o, per usare un termine tecnico, con un'"ammonizione"; questa storia, riportata marginalmente dalla maggior parte degli organi di informazione, nasconde tuttavia un retroscena che in pochi sanno e che forse è opportuno raccontare per offrire uno spaccato di quella già poco credibile galassia che va sotto il nome di "giustizia sportiva".

A presiedere la Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva è tale Pasquale De Lise: De Lise è un giurista di lungo corso, nonchè Presidente emerito del Consiglio di Stato, e nell'estate del 2006 ricopriva la doppia carica di Presidente del TAR del Lazio e della Corte Federale. Allo scoppio di Calciopoli, tuttavia, si era posto un problema non da poco: essendo il Tribunale Amministrativo Regionale laziale l'unico organo della giustizia ordinaria competente in materia di questioni sportive ed essendo la Corte Federale il secondo organo (dopo la CAF di Ruperto) a dover emanare le sentenze sportive in merito a Calciopoli, si veniva a creare una situazione di oggettiva incompatibilità; per questa ragione De Lise, alla vigilia del secondo grado di giudizio, abbandona la presidenza della Corte Federale. A sostituirlo alla guida dell'organo della FIGC è Piero Sandulli, che non è un omonimo del giudice che proprio De Lise ha giudicato nella giornata di ieri. Per la serie "a volte ritornano"...

Ultima chicca: tra i componenti della citata Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva c'è anche Francesco Saverio Borrelli; anche in questo caso non si tratta di un'omonimia, ma è lo stesso ex magistrato milanese che nel 2006 sostituì il generale Italo Pappa a capo dell'Ufficio Indagini della Federcalcio.

C'è ancora qualcuno che si chiede per quale ragione un membro di un collegio giudicante resosi protagonista di una violazione così palese se la sia cavata con una semplice "ammonizione"? A nessuno viene in mente quel famoso detto secondo cui "squalo non mangia squalo"?

giovedì 15 novembre 2012

Le motivazioni del TNAS su Conte: prove tecniche di "supercazzola giuridica"

Il termine supercàzzola (storpiatura dell'originale supercàzzora[1]) è un neologismo (entrato nell'uso comune dal cinema) che indica un nonsense, una frase priva di alcun senso logico, piena di parole inventate sul momento, usata per confondere la persona a cui "la si fa" (ossia colui al quale ci si rivolge), rendendolo ridicolo di fronte agli astanti. 
Benché si tratti di un nonsense, è facile identificare all'interno di questa parola alcuni elementi che appartengono realmente alla lingua italiana, ovvero il prefisso super- e il sostantivo cazzo. La struttura linguistica fondamentale su cui si fonda la supercazzola è infatti quella della parola macedonia, in cui si accostano termini o parti di termini diversi, appartenenti però a mondi concettuali molto distanti, con l'obiettivo di creare una confusione semantica
[tratto da Wikipedia alla voce "supercazzola"]

Su questa definizione si tornerà più avanti, per il momento atteniamoci alla stretta attualità. Sono state pubblicate questo pomeriggio le motivazioni del lodo emesso dal TNAS lo scorso 5 ottobre, che riduceva la squalifica ad Antonio Conte da 10 a 4 mesi. Come spesso accade, tuttavia, la lettura delle motivazioni si è rivelata utile per capire il contesto e le modalità in cui si è svolta tutta la vicenda.

Nelle motivazioni, infatti, si legge quanto segue: "Sotto il profilo probatorio per affermare la responsabilità di un incolpato di una violazione disciplinare sportiva non occorre la certezza assoluta della commissione dell’illecito né il superamento di ogni ragionevole dubbio, come nel diritto penale, risultando invece sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza sulla commissione dell’illecito". Tradotto in una lingua più semplice del "giuridichese", quanto scritto è un'ammissione del fatto che la giustizia sportiva opera non alla ricerca della verità processuale certa, bensì della verità processuale ritenuta più plausibile; roba che se lo dicesse un qualunque tifoso juventino si parlerebbe immediatamente di vittimismo, ma andiamo oltre.


Proseguendo nella lettura del dispositivo, emerge un altro passaggio veramente interessante, che riguarda la posizione di Christian Stellini: Stellini, lo ricordo a chi legge, aveva patteggiato 2 anni di squalifica davanti alla Commissione Disciplinare lo scorso 3 agosto. In merito al rapporto tra Conte e Stellini, e alle implicazioni che l'ammissione di colpa del secondo avrebbe avuto sulla condanna del primo, i giudici scrivono: "La confessione di Stellini assume, peraltro, una diversa valenza anche sotto altro profilo. Se è vero che il Conte non può esser ritenuto responsabile per fatti commessi dai calciatori del Siena  perché loro allenatore, parzialmente diversa è la sua posizione con riguardo alla confessione di Stellini. Questi era, all’epoca dei fatti, uno dei  più stretti collaboratori del sig. Conte, essendo inserito nello staff tecnico da questi diretto. In via presuntiva, pare allora decisamente più logico, per il contesto organizzativo in cui lo Stellini era inserito, ritenere che egli abbia informato dell’accaduto il Conte piuttosto che il contrario. Anche qui, applicando il principio della assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio, in un giudizio comparativo tra le due ipotesi l’una pare più probabile e plausibile dell’altra"; qui il "giuridichese" è facilmente traducibile, quindi mi astengo dalla "decriptazione".

L'intero processo, stando ai passaggi sopra riportati (il testo integrale è reperibile qui), si è svolto secondo il "principio della presunzione": non è necessario avere prove certe della colpevolezza dell'imputato, lo si può giudicare in base all'ipotesi che risulta più plausibile. Se si riprende la definizione riportata all'inizio di questo articolo, si può facilmente intuire come questo ragionamento faccia letteralmente impallidire le leggendarie "supercazzole" ideate dal conte Lello Mascetti/Ugo Tognazzi e dai suoi compari nel mitico film "Amici miei" di Mario Monicelli del 1975; con la sola differenza che, mentre il Mascetti e i suoi amici erano personaggi di un film, coloro che hanno elaborato questi fini pensieri sono giuristi che hanno emanato un lodo arbitrale in un organo giudicante.

Ultimo dettaglio, ma non per questo meno trascurabile degli altri. Nel 2001, nel processo sportivo riguardante lo scandalo di Passaportopoli, la posizione più delicata è quella dell'amministratore delegato dell'Inter Rinaldo Ghelfi, imputato insieme all'allora direttore sportivo Lele Oriali; in caso di condanna di Ghelfi sarebbe scattata la responsabilità diretta dell'Inter con conseguente retrocessione in Serie B. Il 27 giugno 2001 la Commissione Disciplinare emette il suo verdetto assolvendo Ghelfi e condannando Oriali ad un anno di inibizione (Oriali avrebbe poi patteggiato una condanna penale davanti al Tribunale di Udine nel 2006, ndr), e condannando così l'Inter ad una semplice sanzione pecuniaria; l'assoluzione di Ghelfi è così motivata dai giudici: "Dagli atti, tuttavia, non è desumibile alcuna circostanza che faccia riferire al Ghelfi, in modo certo ed inequivoco, l'adozione di decisioni in tal senso, non potendosi escludere in modo assoluto l'ipotesi che altri soggetti abbiano provveduto negli stessi termini". Il succo è dunque il seguente: nel 2001 non si condanna l'Inter perchè c'era la necessità di raggiungere una verità certa e scevra da qualunque ragionevole dubbio; nel 2012, invece, si condanna Conte in base non ad una verità certa ma in base all'ipotesi ritenuta più plausibile.

Fortuna, per i giureconsulti del TNAS, che sia Mario Monicelli che Ugo Tognazzi siano passati a miglior vita: in caso contrario, di fronte a queste "supercazzole giuridiche", l'organo del CONI avrebbe rischiato di vedersi intentata una causa per plagio...

domenica 11 novembre 2012

Avversari modesti o no, questa Juve ha ancora fame


Partiamo dai numeri (che, come dissi una volta nella mia finora unica apparizione televisiva, non mentono mai): nelle ultime due gare la Juventus ha realizzato 10 reti subendone soltanto una; è il primo segnale del fatto che quella scossa auspicata da Antonio Conte e da tutti noi dopo l'1-3 di sabato scorso in casa dall'Inter (a tal proposito mi preme ricordare a lorsignori milanesi e onesti che hanno vinto una partita di campionato e non il campionato intero, ma questa è un'altra storia...) è arrivata sia contro il Nordsjaelland mercoledì che ieri sera a Pescara.

Ieri la squadra di Conte e Alessio ha regolato i malcapitati abruzzesi già nel primo tempo, considerato che si è andati all'intervallo con il punteggio fermo già sul 5-1; nella ripresa il gol di Quagliarella è servito per rendere più netta la vittoria, confermare i bianconeri come miglior attacco del campionato e a mettere il punto esclamativo sul grande momento di forma dell'attaccante di Castellammare di Stabia. Gli altri ingredienti della grande serata bianconera sono molteplici: un Isla che a destra sta acquisendo sempre maggiore sicurezza e condizione fisica (Lichtsteiner avvisato, mezzo salvato); un Vidal che timbra il cartellino per la terza volta consecutiva tra campionato e Coppa e che sta ritrovando partita dopo partita lo smalto dei giorni migliori; un Asamoah che ormai è diventato una furia a sinistra, vista la grande corsa, e che ha segnato un gol bellissimo in rovesciata; un Giovinco al secondo gol consecutivo tra Italia ed Europa e che finalmente sembra avere quella serenità che gli era mancata in questi primi mesi della sua nuova avventura bianconera. L'unica nota stonata, tuttavia, è rappresentata dal cartellino giallo rimediato da Andrea Pirlo che, essendo diffidato, salterà l'insidiosa sfida del prossimo turno contro la Lazio; per questa ragione si confida tutti nel rientrante Pogba, nella speranza che il "riposo forzato" impostogli da Conte per ragioni disciplinari possa restituire alla Juventus un giocatore rinfrancato e desideroso di mostrare nuovamente i propri numeri. Adesso non resta che attendere i risultati dell'Inter e del Napoli, impegnate rispettivamente contro Atalanta e Genoa, con la serenità d'animo di chi ha già portato a termine il proprio compito di giornata.

Al di là del valore modesto delle ultime due avversarie (siamo tutti d'accordo, infatti, che la Juventus che regola sonoramente Nordsjaelland e Pescara rientra perfettamente nell'ordine naturale delle cose), il segnale che è arrivato da quest'ultima settimana è inequivocabile: la sconfitta contro l'Inter ha restituito alla squadra quella fame e quella voglia di dominare le partite che erano state le chiavi di volta per il successo dello scorso anno. In vista del mese di fuoco che attende la truppa di Conte da qui alla sosta natalizia è un dato di fatto decisamente incoraggiante

giovedì 8 novembre 2012

La definizione perfetta di "stile": grazie, Francesca!

Ultimamente si sta abusando troppo di una parola: STILE. Noi tifosi juventini, che spesso parliamo di "stile Juventus" (concetto su cui ci sarebbe da dibattere, ma non penso sia questo il momento), da almeno ormai da anni ci sentiamo rivolgere l'accusa di non averlo affatto questo stile; ci sarebbe anche da discutere su chi ci rivolge quest'accusa, ma lasciamo perdere...

Bene, questa mattina ho avuto il chiaro esempio di cosa significhi avere stile: significa dire le cose giuste con garbo e moderazione, ma con altrettanta chiarezza e fermezza. A darmi questo splendido esempio è stata una mia collega di radio, la napoletana Francesca Ranieri: con Francesca (o "la dolce e ridanciana Francesca", come mi capita spesso di chiamarla in trasmissione) capita continuamente di scherzare e di punzecchiarsi, ma la stima reciproca, professionale e personale, non è mai stata discussione.

Riporto integralmente qui di seguito l'articolo di Francesca:

GOL DEL CHELSEA A TEMPO SCADUTO: NIENTE POLEMICHE, MICA E' LA JUVENTUS
Come sempre, nella vita, c’è chi può e chi non può. 
C’è chi vince quando il tempo del match è ormai scaduto, quando l’ultimo minuto del recupero concesso si è concluso, in una partita in cui ha solo subito, in una partita in cui l’avversaria avrebbe dovuto vincere e con un consistente scarto di gol. C’è chi vince, invece, dimostrando un gioco brillante, mozzafiato, partita per partita, dominando dal primo fino all’ultimo minuto, ma per qualche imprecisione, di valore o no, dell’arbitro, mai assolutamente così decisiva, viene chiamato ‘ladro’. 
C’è chi è stato accusato di essere coinvolto nello scandalo peggiore, ma nonostante tutto è sempre andato avanti a testa alta, c’è chi è finito in Serie B, c’è chi ha pagato per le presunte colpe che aveva, perdendo non solo la massima serie e tutto ciò che ad essa era legato, la fama, l’onore, ma perdendo anche e completamente se stessa. 
C’è chi è riuscito nell’impresa di risollevarsi dal fango in cui era, spinto con violenza, scivolato. C’è chi è tornato in sé, è tornato a vincere, è tornato a far ciò per cui era nato. 
Ma c’è ancora chi, insistentemente, continua ad urlarlo negli stadi, a scriverlo sui giornali, a rinfacciarlo agli eroi bianconeri: che siamo solo ladri, che sappiamo solo rubare. 
Non c’è coltello peggiore che può colpire e ferire il cuore di un tifoso juventino del sentir urlare il proprio nome storpiato “Rubentino!”. E’ un qualcosa che spezza il respiro, provoca uno strano formicolio negli occhi, bagna leggermente le guance del tifoso di Torino come quello di Napoli. Una sensazione di debolezza indomabile. 
Ma purtroppo nessuno, chi dovrebbe per professione compreso, evita di creare polemiche sul nulla, polemiche che possono solo far male, non solo alla Juventus, come a tutto il calcio. Si continua, si continua, si continua. Non importa che conseguenze ci saranno, non importa se quella squadra tacciata comunque vincerà e tutto, le parole senza senso che si possono ascoltare allo stadio, tra chi è ignorante e sa di esserlo, come leggere sui giornali, riportate da chi crede di essere lontano dall’ignoranza, continueranno ad essere vessillo degli altri, di chi probabilmente non riesce ad accettare il ritorno della Vecchia Signora, di chi forse non l’ha mai accettata la sua supremazia, il suo spirito, la sua storia.
Un tifoso juventino, però, dopo la serata di Champions League di ieri, nel momento in cui ha visto sfumare quella gioia, più che speranza, che avrebbe potuto donargli maggiore fiducia per i prossimi match, non può non farsi una sola domanda: perché il Chelsea può segnare il gol della vittoria quando il tempo è scaduto ed anche immeritatamente senza dover soffrire di inutili, spregevoli ma taglienti polemiche? 
Come dicevo, c’è chi può e chi non può.
Francesca Ranieri

Chapeau!

mercoledì 7 novembre 2012

Grande Juve, ma il difficile arriva adesso


La scossa tanto auspicata da Antonio Conte e da tutti i tifosi juventini è finalmente arrivata: con una prestazione maiuscola la Juventus spazza via il Nordsjaelland con un perentorio 4-0 e si rimette prepotentemente in corsa per la qualificazione agli ottavi di Champions League.

Passano solo sei minuti e Isla crossa per Marchisio, che non fallisce la deviazione sotto misura e sigla l'1-0. I bianconeri appaiono subito in serata di grazia e sfiorano il raddoppio con Vidal e Giovinco, ma a siglare il raddoppio è lo stesso cileno, bravo a sfruttare un'indecisione fatale di un difensore danese; il 3-0 viene dapprima sfiorato da Matri, che colpisce la traversa sugli sviluppi di un calcio d'angolo battuto da Pirlo, e poi realizzato da Giovinco, che sfrutta il lancio del solito Pirlo e batte Hansen con un preciso tocco sotto. Il tempo si chiude con la Juventus in avanti per 3-0 e Buffon praticamente inoperoso.

La ripresa si apre con due cambi nelle file dei danesi, ma con una Juventus che controlla agevolmente il gioco per poi tentare sortite in contropiede. Alessio ne approfitta per inserire Pogba e Quagliarella in luogo di Vidal (acciaccato) e Giovinco, ma il 4-0 viene mancato per due volte da Matri in maniera clamorosa: prima l'ex attaccante del Cagliari salta Hansen, ma si fa incredibilmente recuperare da Okore, poi manca l'aggancio su appoggio di Pogba. Il gol, tuttavia, lo segna Quagliarella: corner di Pirlo, torre aerea di Matri sul primo palo e colpo di testa sotto misura dell'ex attaccante del Napoli per il suo secondo gol in Champions (dopo quello segnato contro il Chelsea a "Stanford Bridge"). Finisce 4-0 e il pubblico dello Juventus Stadium può tornare a gioire dopo il dispiacere dovuto alla sconfitta di sabato contro l'Inter.

Il difficile per i bianconeri, tuttavia, arriva adesso: la vittoria in extremis del Chelsea contro lo Shakhtar obbliga i bianconeri a giocarsi il tutto per tutto nelle prossime due partite contro inglesi prima (a Torino) e ucraini poi (in Ucraina, dove la Juventus sarà attesa da una bolgia). Non sarà facile, ma stasera si è visto che quando la Juve gioca da Juve può giocarsela con chiunque!

Piccolo pensiero finale: Questa situazione di classifica, in fin dei conti, non è così malvagia. Nel 2009 (quando c'era Ferrara) la Juventus era praticamente qualificata per gli ottavi a 2 partite dalla fine del girone: le sarebbe bastato totalizzare un punto su 6 contro Bordeaux e Bayern, e invece perse malamente entrambe le partite (0-2 e 1-4) e finì terza nel girone. Detto che quella di oggi è tutt'altra Juve e che quella di totalizzare 4 punti contro Chelsea e Shakhtar è un'impresa tutt'altro che facile, credo che questo clima da "dentro o fuori" consenta di tenere alta la concentrazione e di tirare fuori prestazioni da Juve. Chi vivrà vedrà...

L'aggressione a Marco Venditti: io la penso così


L'aggressione subita a Milano dal giornalista e tifoso juventino Marco Venditti ad opera di due tifosi (chiedo scusa per il termine...) dell'Inter è un fatto increscioso; e lo dico prescindendo sia dalla stima personale e professionale che nutro nei confronti di Marco che dal fatto che lui sia tifoso della mia stessa squadra.

Purtroppo, da almeno una decina di giorni a questa parte, il clima tra le diverse fazioni calcistiche si è fatalmente surriscaldato: gli orrori di Catania-Juventus e Juventus-Inter sono indubbiamente sotto gli occhi di tutti, sebbene non bastino a spiegare fatti come quello avvenuto a Milano. Gli episodi arbitrali fanno parte di qualunque campionato, italiano e non (basti pensare a quanto accaduto durante l'ultima sfida tra Chelsea e Manchester United, con un arbitro accusato addirittura di razzismo), ma sono ben poca cosa se non vengono "corredati" da campagne mediatiche di un certo tipo e da esternazioni poco concilianti, per usare un pallido eufemismo, da parte dei presidenti.

Ben inteso, in tutte le tifoserie esistono elementi poco ragionevoli; ma campagne stampa come quelle organizzate da "Il Corriere dello Sport" (valga come esempio il poster regalato in omaggio quest'oggi, che riporta la scritta "3 novembre 2011: Juventus-Inter 1-3. Inter più forte di tutto!") o dichiarazioni come quelle rilasciate da Moratti domenica e da Galliani e Pulvirenti ieri certamente non contribuiscono a svelenire il clima tra le opposte tifoserie.

Ricordo bene che quando, poco meno di tre anni fa, un certo Presidente del Consiglio fu colpito in pieno volto a Milano da una miniatura del Duomo scagliata da uno squilibrato, qualche avventato giornalista e qualche altrettanto incauto esponente del medesimo partito del Presidente di cui sopra coniarono l'infelice termine "mandanti morali". Detto che non ho intenzione di riprendere una simile espressione fuori luogo e che non voglio assolutamente ricadere in assurde generalizzazioni (ho la fortuna, infatti, di conoscere tanti interisti appassionati e al tempo stesso seri e razionali), credo che molti addetti ai lavori (a partire da giornalisti e cronisti che hanno un seguito assai maggiore del sottoscritto) dovrebbero riflettere bene sul punto a cui siamo arrivati. Se la forte rivalità tra due squadre sfocia nella violenza, non ha più senso parlare di chi ha vinto e di chi ha perso: sono tutti irrimediabilmente sconfitti!

domenica 4 novembre 2012

Imbattibilità finita, ma adesso bisogna ripartire!


Doveva pur succedere, e alla fine è successo nella partita più sentita: dopo 49 partite la Juventus è tornata a perdere in campionato; l'ultima sconfitta in Serie A dei bianconeri risaliva al 15 maggio 2011, quando la Juventus di Delneri fu sconfitta per 1-0 a Parma grazie ad un gol di Giovinco (toh!).

Contro l'Inter la Juventus ha fatto la Juventus per soli 45 minuti: dopo il gol di Vidal dopo 20 secondi (gol viziato da un evidente fuorigioco di Asamoah), gli uomini di Conte/Alessio hanno sfiorato ripetutamente il 2-0 ma nè Vidal nè Marchisio hanno avuto la necessaria freddezza per battere l'ottimo Handanovic. Così nella ripresa i nerazzurri hanno ripreso campo, pareggiando con un rigore di Milito (anche se il fallo è iniziato fuori dall'area di rigore), raddoppiando con lo stesso "Principe" e chiudendo i conti con la rete di Palacio. 3-1 e addio imbattibilità.

Una serie di considerazioni sulla partita è bene farle:

1) Gli errori di Tagliavento & co. è inutile negarli: del gol di Vidal si è detto in precedenza, come va detto che il fallo di Lichtsteiner su Palacio era da giallo (quindi da rosso, visto che lo svizzero era già ammonito), che il fallo da rigore che ha portato al pareggio di Milito è iniziato fuori dall'area e che nella ripresa Cambiasso e Gargano avrebbero meritato il giallo per dei falli particolarmente gravi (e nel caso di Cambiasso il cartellino sarebbe stato il secondo). Un arbitraggio complessivamente insufficiente quello del fischietto di Terni

2) L'attacco è mancato: Giovinco ha completamente sbagliato la partita, mentre nè Bendtner nè Quagliarella sono riusciti a rendersi utili alla causa; complessivamente si può dire che, venuto meno Vucinic, in avanti la luce si è completamente spenta

3) Per quanto si possa capire la grande gioia interista (se non li si conoscesse, farebbero quasi tenerezza!) per l'impresa compiuta, resta da capire la ragione degli altri: minimamente comprensibile la gioia dei napoletani per ragioni di classifica, ha dell'incomprensibile il fatto che romanisti e milanisti gongolino per la prima sconfitta dopo 49 partite utili consecutive di una squadra che ad inizio novembre ha già largamente staccato le rispettive squadre. Ah, potere dell'anti-juventinità...

4) Al termine della partita chi scrive ha avuto il timore, data la grande mole di altrui festeggiamenti, che la Juventus avesse perso anche il primato in classifica e invece i bianconeri sono ancora primi (seppur con una sola lunghezza di vantaggio nei confronti dei nerazzurri e in attesa del risultato di Napoli-Torino); questo tanto per rinfrescare la memoria a taluni soggetti...

Adesso bisogna ripartire. Mercoledì contro il Nordsjaelland sarà una partita da "dentro o fuori": un risultato diverso dalla vittoria contro i danesi complicherebbe drammaticamente il cammino europeo della Juventus, e in quel caso persino vincere contro Chelsea e Shakhtar potrebbe non bastare. Domenica, invece, sarà la volta della partita di Pescara: gara apparentemente facile, ma Conte sa benissimo che proprio le gare semplici sulla carta possono riservare le insidie maggiori.

E allora riparti, Juventus: la corsa non è ancora finita!