mercoledì 25 giugno 2014

Italia-Uruguay 0-1 (Mondiali, primo turno): qualche considerazione...


E alla fine la tragedia si è consumata: l’Italia ha perso anche la terza partita contro l’Uruguay e ha dovuto salutare il Mondiale brasiliano al primo turno, sorpassata in classifica proprio dalla squadra di Tabarez che accompagna la sorprendente Costa Rica agli ottavi di finale. 
Una partita disastrosa, sulla quale è il caso di snocciolare le tante tematiche legate…

PAGELLE SPICCIOLE – Prima di procedere con l’analisi più dettagliata, ecco i miei voti ai calciatori azzurri scesi in campo questo pomeriggio: Buffon 7; Barzagli 6, Bonucci 5,5, Chiellini 6; Darmian 5,5, Verratti 6,5, Pirlo 6, Marchisio 6, De Sciglio 6; Balotelli 4, Immobile 5; Parolo 6, Cassano 5, Thiago Motta 5 

IL SUICIDIO PERFETTO – Dopo i risultati della prima giornata (vittoria contro l’Inghilterra e contemporanea sconfitta dell’Uruguay contro la Costa Rica per 3-1) la qualificazione dell’Italia sembrava ormai cosa fatta. E invece la squadra azzurra è riuscita nella difficilissima impresa di gettare alle ortiche il passaggio del turno regalando la partita alla Costa Rica e perdendo il match di ieri contro la Celeste: un’impresa che ricorda quella realizzata dall’allora segretario del PD Bersani, che nel febbraio del 2013 riuscì a perdere delle elezioni che appena un mese prima sembravano già vinte…

PERDONALI, GIGI! – Se il gol di Godìn è arrivato con il risultato ancora fermo sullo 0-0, il merito è stato soprattutto di Gianluigi Buffon e degli interventi con cui il capitano azzurro ha fermato Suarez e Lodeiro nel primo tempo e ancora Suarez nel secondo tempo. Caro Gigi, perdona quegli individui che continuano a sostenere la bizzarra tesi secondo cui saresti da mandare in pensione seduta stante…

CAPIAMOCI SU BALOTELLI… – Come è noto, sono tutt’altro che un estimatore di Mario Balotelli, ma al tempo stesso mi guardo bene dal dipingere il centravanti milanista come unico e solo responsabile del disastro cui è andata incontro la Nazionale. Premesso questo, non credo di essere troppo cattivo se dico che oggi Balotelli è stato incisivo come un fucile a tappo nel bel mezzo di un conflitto nucleare e se dico che ho trovato di pessimo gusto la sua scelta di disertare il discorso con cui Andrea Pirlo ha salutato la Nazionale dopo 12 anni costellati da 113 presenze e 13 reti…

CICLO AZZURRO CONCLUSO PER PIRLO – Già, Andrea Pirlo. Da mesi si sapeva che questo Mondiale avrebbe segnato il suo congedo dalla Nazionale italiana dopo 12 anni (il debutto è datato 7 settembre 2002 nella partita Azerbaigian-Italia 0-2) e adesso sarà atteso al varco Marco Verratti, che ormai da due anni deve convivere con l’etichetta di “nuovo Pirlo”. Personalmente io sono convinto che sia un’etichetta inappropriata perché un giocatore con la stessa visione di gioco del regista bresciano non esista al momento, ma anche perchè le caratteristiche dei due calciatori sono leggermente differenti (al punto che in questi Mondiali i due sono stati impiegati insieme sia contro l’Inghilterra che contro la Costa Rica). Grazie per tutto quello che hai dato alla Nazionale, caro Andrea! Dispiace solo che il tuo congedo dalla maglia azzurra non sia stato all’altezza di questi 12 anni…

MARCO, ORA TOCCA A TE! – Come accennato al punto precedente, di fatto sarà Marco Verratti a giocare nel ruolo che per 12 anni è stato ricoperto da Pirlo (che potrà dedicarsi unicamente alla Juventus, con la quale ha appena prolungato il contratto fino al 2016). La speranza è che il ragazzo riparta da dove ha finito, ovvero dalle due convincenti prestazioni offerte contro l'Inghilterra e l'Uruguay: caro Marco, ti aspetta un compito difficilissimo ma hai le carte in regola per portarlo a termine!

SE TRE INDIZI FANNO UNA PROVA... – Un proverbio mai troppo desueto afferma che "tre indizi fanno una prova". Gli indizi: 1) secondo il capitano azzurro Gianluigi Buffon "Quello che si pretende è la massima serenità di giudizio da parte di tutti, spesso si sente dire che c'è bisogno di ricambi, che Buffon, Pirlo, De Rossi, Chiellini e Barzagli sono vecchi, la verità è quando c'è da tirare la carretta, questi sono sempre in prima fila. Bisogna rispettare un po' di più loro, non per quello che sono stati, ma per quello che ancora rappresentano. In campo bisogna fare, e non basta il potrebbe fare o magari il farà. In campo si vede chi c'è. E chi non c'è non c'è"; 2) poco dopo arrivano le parole di un altro veterano come Daniele De Rossi, secondo cui "Dobbiamo dimenticare in fretta; anzi mi correggo: dobbiamo tenere bene in mente tutto e ripartire dagli uomini veri. Non dalle figurine o dai personaggi: questi non servono alla Nazionale. Sottoscrivo ogni virgola del concetto espresso da Gigi Buffon. Può farci bene ragionare su quanto espresso dal capitano, da uno dei portieri più forti di tutti i tempi. Questo non perché sono fra quei quattro veterani che Gigi ha 'salvato' ma perché è vero che noi incarniamo lo spirito giusto ed è altrettanto vero che noi ci mettiamo sempre la faccia. Chi non si sente di infondere lo stesso impegno, chi non ha la stessa passione rimanga a casa"; 3) Mario Balotelli è l'unico assente del discorso con cui Andrea Pirlo si congeda dalla Nazionale dopo 12 anni. La prova la lascio tracciare a voi...

L’ATTESO CIRO – Sbandierato nei giorni scorsi come la panacea di tutti i mali, oggi Ciro Immobile è partito titolare al fianco di Balotelli ma non è riuscito ad incidere come ci si aspettava. Adesso c’è da augurarsi che questo flop non comporti una stroncatura di un calciatore giovane, che nell’ultimo campionato si è laureato capocannoniere e che ha ampissimi margini di crescita: d’altra parte in questo momento il calcio italiano tutto può permettersi meno che bruciare talenti, impresa nel quale è (ahimè!) bravissimo da anni…

ALTROVE SI BRINDA… – Nel mio ultimo articolo avevo chiosato il mio commento all’eliminazione della Spagna da questo Mondiale dicendo che secondo me a casa Llorente, a casa Callejon e a casa Borja Valero stava scorrendo spumante a fiumi. Non credo di essere malpensante se dico che anche a casa Rossi e a casa Destro di bisboccia se ne è fatta parecchia…

E’ COLPA DI… – Quando ho affrontato il discorso relativo a Balotelli, ho premesso che mi guardo bene dal dipingerlo come unica e sola causa del disastro azzurro (allo stesso modo in cui mi sono guardato bene dal dipingerlo come unico e solo fautore della vittoria nel match d’esordio contro l’Inghilterra). Allo stesso modo, tuttavia, mi piacerebbe che non si dipingesse la difesa juventina scesa in campo ieri come unica e sola causa della sconfitta contro l’Uruguay; del resto non sarà certo colpa della difesa se in 3 partite si sono segnati appena 2 gol (solo il Camerun, con una sola rete realizzata, ha fatto peggio!). Però poi, ragionandoci su, mi rendo conto che fare ragionamenti simile al cospetto dei professionisti dell’asilo Mariuccia è come parlare ad un muro di mattoni e augurarsi che quello risponda…

DUE PAROLE SULL’ARBITRO… – Non sono mai d’accordo con coloro i quali imputano le proprie sconfitte unicamente alle decisioni arbitrali a favore, come dimostra anche il fatto che spesso mi ritrovo (qui, sui social network o in radio) a criticare anche Conte, Marotta e i calciatori della Juventus quando puntano il dito su eventuali torti arbitrali anziché sugli effettivi demeriti della squadra, e se una Nazionale come l’Italia viene eliminata da un Mondiale a vantaggio di una squadra infinitamente più debole come la Costa Rica imputare le colpe di questo risultato unicamente all’arbitro è una cosa decisamente puerile. Detto questo, non si può far finta di non vedere l’espulsione che l’arbitro Rodriguez Moreno (ahia!) ha comminato a Marchisio e la mancata espulsione comminata a Suarez per il morso rifilato a Chiellini (tenete presente che è lo stesso Suarez che in Inghilterra ha rimediato una maxi-squalifica per un morso rifilato ad Ivanovic durante una sfida tra Liverpool e Chelsea)

ALMENO RISPARMIATECI IL RIDICOLO… – Rimanendo ai due episodi citati al punto precedente, mi hanno lasciato particolarmente amareggiato le parole del capitano dell’Uruguay Diego Lugano (“Non ho visto morsi perché non ce ne sono stati. Quei segni non sono di oggi. Chiellini mi ha deluso come uomo”) e del Commissario Tecnico della Celeste Oscar Tabarez (“Questo è il Mondiale di calcio, non della moralità da quattro soldi”): due macchiette che non fanno onore a due riconosciuti professionisti come loro e delle quali avremmo fatto ben volentieri a meno…

SIMUL STABUNT, SIMUL CADENT” (ALTRO CHE CARRARO E TRAPATTONI NEL 2002…) – Vi ricordate l’eliminazione dal Mondiale del 2002 per mano della Corea del Sud? Dopo quella partita gran parte dell’opinione pubblica italiana chiedeva le dimissioni simultanee dell’allora Commissario Tecnico Giovanni Trapattoni e dell’allora presidente della Federazione Franco Carraro, i quali però rimasero saldamente al proprio posto (Trapattoni avrebbe lasciato il posto a Lippi dopo l’eliminazione dagli Europei del 2004, mentre Carraro si sarebbe dimesso allo scoppio di Calciopoli nel 2006). Bene, dopo la sconfitta di ieri pomeriggio sono arrivati i contemporanei passi indietro del Commissario Tecnico Cesare Prandelli e del numero uno federale Giancarlo Abete, che hanno deciso di farsi da parte nonostante il primo avesse rinnovato il proprio contratto per altri due anni prima di questa spedizione brasiliana e il secondo fosse stato rieletto con voto quasi plebiscitario nell’inverno di un anno fa. Come dicevano i latini, “simul stabunt, simul cadent”…

PRANDELLI, UN GESTO CHE FA ONORE E GLI ERRORI COMMESSI – Da buon comandante, Cesare Prandelli ha deciso di dimettersi dopo il disastro mondiale nonostante fosse fresco di rinnovo contrattuale con la Federazione: un gesto che fa onore ad un uomo che ha fallito e che ha riconosciuto il fallimento del proprio progetto tecnico. Detto questo, e detto che secondo me sarebbe ingiusto se l’indubbio disastro di questa spedizione mondiale cancellasse quanto di buono fatto dall’ex tecnico della Fiorentina in questi quattro anni (il secondo posto agli Europei del 2012 e il terzo posto alla Confederations Cup di un anno fa non possono e non devono passare in cavalleria!), non mi stancherò mai di ripetere che tra scelte tecniche discutibili e l’assurda pretesa di piacere a tutti (caro Cesare, ma davvero pretendevi di riuscire laddove hanno fallito tecnici come Bearzot e Lippi, che pure un Mondiale l’hanno vinto?) il Commissario Tecnico ha tanto da farsi perdonare…

I MIEI PERSONALISSIMI “ENDORSEMENT – Se dovessi fare due nomi che mi piacerebbe vedere nei posti che furono di Prandelli e Abete, mi vengono senza dubbio in mente quelli di Vincenzo Montella e Andrea Abodi: il primo ha i risultati ottenuti sulle panchine di Catania e Fiorentina che parlano per lui, ma vederlo lontano da Firenze è utopia allo stato puro; il secondo è il presidente della Lega Calcio di B, e aveva perso la corsa con Maurizio Beretta per la poltrona di presidente della Lega di A, ed è una persona estremamente seria e competente. L’impressione, purtroppo, è che il prossimo Commissario Tecnico sarà Massimiliano Allegri (aridateme Trapattoni!) e il prossimo presidente federale sarà uno tra Demetrio Albertini e Carlo Tavecchio, che di Abete sono stati i vice fino a ieri (vi ricorda niente Abete che nel 2007 prende il posto del dimissionario Carraro dopo i due commissariamenti di Guido Rossi e Luca Pancalli?): se così andasse davvero, “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sarebbe un’opera più attuale che mai…

ABETE SI DIMETTE? “GAUDEAMUS IGITUR”, MA NON TROPPO… – Non vi nascondo (e penso lo abbiate immaginato benissimo da soli!) che alla notizia delle dimissioni di Giancarlo Abete da presidente federale ho tirato un sospiro di sollievo. Mai avrei creduto che l’uomo che non si era dimesso dopo un disastro di proporzioni maggiori come quello dell’Italia di Lippi in Sudafrica nel 2010 avrebbe trovato la forza di fare un passo del genere: a dirla tutta, quando ho letto che Abete si sarebbe presentato in conferenza stampa al fianco di Prandelli ero convinto che avrebbe sciorinato in libertà un paio di supercazzole prematurate con scappellamento a destra e nulla più! E invece l’uomo ha sorpreso tutti, lasciando la poltrona più importante del calcio italiano dopo sette anni costellati da un palmarès di assoluto rispetto: 1) atteggiamento a dir poco pilatesco nei confronti dell’affare Calciopoli (da quattro anni gli si chiede di prendere una posizione in un senso o nell’altro, ma lui continua a dichiararsi “incompetente” in un inconsapevole outing…); 2) mancata assegnazione degli Europei del 2012 e del 2016, al termine di votazioni che tutto sono parse meno che limpide; 3) disastri mondiali nel 2010 e nel 2014, nei modi che tutti abbiamo (ahimè!) visto; 4) perdita costante di posizioni dell’Italia nel ranking FIFA e dei club italiani nel ranking UEFA dal 2006 in poi; 5) passaggio da 4 a 3 squadre in Champions League (e il conto, purtroppo, rischia di diminuire ancora nei prossimi anni…); 6) legge sugli stadi che riposa in pace in qualche sperduto cassetto del Parlamento italiano e che ormai è diventata una barzelletta (alla stregua del Ponte sullo Stretto di Messina e dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria), al punto che due anni fa l’Italia è stata superata in termini di sicurezza degli impianti addirittura dalla Turchia; 7) riforma della giustizia sportiva necessaria (basta vedere le polemiche suscitate dai processi sportivi degli anni scorsi a proposito del calcio scommesse…) e mai attuata, se non attraverso la conferma dell’incarico del Procuratore Federale Stefano Palazzi. Attenzione, però, a non commettere l’errore di pensare che il passo indietro di Abete risolva tutti i problemi perché, come accennavo in un punto precedente, c’è il rischio concreto di ritrovarsi a capo della Federazione una copia più presentabile del presidente dimissionario: perché davvero nel calcio italiano qualcosa cambi, è necessario che arrivi una figura decisa a recidere i legami con un sistema politico pallonaro che in questi anni ha prodotto più disastri delle atomiche sganciate dagli americani sul Giappone nel 1945!

BRASILE-CILE: NON FINIRA’ COME NEL 1998 – Era il 27 giugno 1998 e Brasile e Cile si affrontarono nella gara valida per gli ottavi di finale dei Mondiali francesi: il Brasile, allenato da Zagallo, era trascinato da elementi del calibro di Taffarel, Cafu, Roberto Carlos, Dunga, Leonardo, Rivaldo e Ronaldo, mentre il Cile, allenato da mister Nelson Acosta, puntava tutto sulla coppia d’attacco tutta italiana formata dall’interista Ivan Zamorano e dal neo-laziale Marcelo Salas; a vincere furono i verdeoro, che si imposero per 4-1 grazie alle doppiette di Cesar Sampaio e di Ronaldo, mentre al Cile non bastò un guizzo di Salas. Bene, sono pronto a scommettere quello che volete che il match che vedrà opposte le due compagini sabato sera non finirà come 16 anni fa! Poi magari il Brasile (che anche nel 4-1 rifilato al Camerun ha beneficiato di un favore arbitrale, visto il fuorigioco di Fred in occasione del terzo gol…) vincerà lo stesso, ma di sicuro non avrà vita facile contro la squadra di Vidal, Isla, Sanchez e Vargas…

OCCHIO A OLANDA-MESSICO… – Domenica sera sarà il turno di Olanda e Messico, rispettivamente prima qualificata del gruppo B e seconda del gruppo A: da una parte i vice-Campioni del Mondo in carica, dall’altra una delle rivelazioni di questo Mondiale; da una parte il miglior attacco del Mondiale (10 gol, di cui 5 finiti nella porta della Spagna Campione del Mondo e bi-Campione d’Europa in carica), dall’altra la miglior difesa del torneo (2 gol subiti e nessuno incassato dal favoritissimo Brasile padrone di casa nella seconda partita del girone). A prescindere da chi vincerà delle due, c’è la certezza granitica che domenica si assisterà ad una partita estremamente interessante

DELUSIONE CAMERUN – Che il Camerun fosse fortemente indiziato di uscire al primo turno penso fosse abbastanza pacifico, visto che la squadra capitanata da Samuel Eto’o è finita in un girone comprendente avversari del calibro di Brasile, Messico e Croazia. Devo però dire che mi sarei aspettato qualcosa di più da quelli che una volta venivano definiti “Leoni Indomabili” e che in altri appuntamenti mondiali (Italia ’90, per esempio) hanno fatto vedere cose decisamente migliori in campo…

LA SPAGNA 2014? INIESTA E POCO (O NULLA) ALTRO! – La Spagna si è congedata da questo Mondiale con un 3-0 contro l’Australia (che ha evitato alle Furie Rosse almeno l’umiliazione dell’ultimo posto nel girone vinto dall’Olanda davanti al Cile) e nella sfida vinta contro i socceroos ha brillato la stella di Andrès Iniesta: il 30enne centrocampista nato a Fuentealbilla ha dapprima ispirato Juanfran nell’azione del primo gol segnato di tacco da Villa e poi ha messo Torres davanti al portiere australiano in occasione del raddoppio siglato dal Niño. Curioso che a brillare nella partita del congedo sia stato l’unico “big” iberico a brillare in questa spedizione disastrosa per i Campioni del Mondo: purtroppo, tra un Puyol rotto ormai da mesi, un Xavi ormai finito, un Diego Costa impalpabile e un Casillas e un Sergio Ramos che ne hanno combinate più di Carlo in Francia, Iniesta si è sistematicamente ritrovato a predicare nel deserto dei Tartari…

RESPECT FOR VILLA! – L’altra immagine del congedo della Spagna da questo Mondiale è sicuramente quella di David Villa e del suo pianto a dirotto dopo la sostituzione nel match contro l’Australia: tali lacrime erano dovute al fatto che l’attaccante dell’Atletico Madrid si è oggi congedato dalla propria Nazionale. Senza alcuna (facile) ironia, mi sento di parafrasare il Casillas della finale europea del 2012 e di dire fuori dai denti “Respect for Villa!

TEMPI DURI PER IL VECCHIO CONTINENTE! – In attesa che si completi il quadro dell’ultima giornata di questa fase a gironi, le squadre che sono state eliminate da questo Mondiale sono Croazia, Camerun, Spagna, Australia, Costa d’Avorio, Giappone, Italia e Inghilterra; quelle che sono già agli ottavi sono Brasile, Messico, Olanda, Cile, Costa Rica, Uruguay, Colombia e Grecia. Facile notare come a passare il turno siano state cinque squadre del continente americano (Brasile, Messico, Cile, Costa Rica, Uruguay e Colombia) e appena due europee (Olanda e Grecia), mentre a salutare anzitempo la kermesse mondiale siano state quattro europee (Croazia, Spagna, Italia e Inghilterra): tempi duri per il Vecchio Continente, che perde tre compagini che hanno vinto almeno un Mondiale a testa (uno per Spagna e Inghilterra, addirittura quattro per l’Italia), mentre il Nuovo Continente attende di arrivare a quota sei in virtù del passaggio del turno dell’Argentina di Messi…

Archiviati i discorsi relativi a Italia-Uruguay e alla situazione negli altri gironi, passiamo adesso ad affrontare alcuni temi legati alle vicende di casa nostra…

E ORA SPUNTA PURE PATO… – Per la serie “Ormai si tira fuori di tutto”, negli ultimi giorni uno dei nomi accostati alla Juventus per il reparto offensivo è quello di Alexandre Pato: per la cronaca, trattasi non di omonimo dell’attaccante che a 17 anni arrivò al Milan promettendo di essere un fenomeno e poi a 22, dopo un’infinità di guai fisici (e attendo sempre che dalle parti di Milan Lab qualcuno spieghi i disastri che hanno afflitto la sua muscolatura e quella di un certo Stephan El-Shaarawy…), è tornato in patria per giocare nel Corinthians. La mia posizione, tanto per cambiare, è sempre la stessa: crederò all’ipotesi Pato-Juventus unicamente quando vedrò l’attaccante brasiliano firmare il contratto che lo legherà alla società bianconera… 

MILAN-SEEDORF: IL PEGGIOR EPILOGO POSSIBILE – Non essendo milanista, penso di poter dire la mia sulle vicende che stanno vedendo protagonisti il Milan e il suo ex allenatore Clarence Seedorf con il necessario distacco che è tipico di chi non è emotivamente coinvolto perché tifoso. Considerato il modo in cui Seedorf è stato voluto, ingaggiato e accolto dal presidente Berlusconi, considerato anche il contratto principesco che lo stesso Berlusca ha offerto all’ex numero 10 rossonero e considerato il modo non esattamente elegante con cui quest’ultimo è stato liquidato al termine della stagione, non penso sia esagerato dire che questa storia si sta concludendo nel peggior modo possibile; prescindendo dalle colpe dell’una e dell’altra parte (Seedorf non ha mai avuto un carattere facile e sicuramente i suoi atteggiamenti nei confronti della squadra non l’hanno certo messo in buona luce agli occhi della stessa), è sempre triste vedere un allenatore e una società che per risolvere il rapporto professionale che li lega decidono di passare alle vie legali…

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