martedì 12 agosto 2014

Il (Ta)vecchio che avanza!


Come previsto, da ieri pomeriggio Carlo Tavecchio è il nuovo (?!) presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. L’ex numero uno della Lega Nazionale Dilettanti è stato eletto al terzo scrutinio con il 63,63% delle preferenze (per un totale di 310,12 voti); lo sfidante Demetrio Albertini si è invece fermato al 33,95% (165,47 voti), mentre 11,79 sono state le schede bianche e 21,62 i voti non espressi. 

Giunti all’epilogo di questa querelle durata poco meno di due mesi e iniziata il 24 giugno, quando Giancarlo Abete si era dimesso in seguito all’eliminazione della Nazionale italiana dai Mondiali brasiliani, forse è opportuno riordinare le idee e fare alcune considerazioni: 

- "Attenzione però a non commettere l’errore di pensare che il passo indietro di Abete risolva tutti i problemi perchè, conoscendo l'attitudine tutta italiana al "gattopardismo" galoppante, il rischio concreto che queste dimissioni comportano è quello che di ritrovarsi a capo della Federazione una copia più presentabile del presidente dimissionario: magari un soggetto mediaticamente più presentabile e meno avvezzo alle supercazzole, ma che poi alla prova dei fatti rischia di rivelarsi nè più e nè meno che il prosieguo delle sciagurate gestioni precedenti; perché davvero nel calcio italiano qualcosa cambi, è necessario che arrivi una figura decisa a recidere in maniera netta e irreversibile i legami con un sistema politico pallonaro che in questi anni ha prodotto più disastri delle atomiche sganciate dagli americani sul Giappone nel 1945": così scrivevo il 26 giugno, due giorni dopo le dimissioni presentate da Giancarlo Abete. Posso dire che avevo ragione, anche se vi confesso che questo era uno di quei casi nei quali non mi sarebbe affatto dispiaciuto avere torto...

- Partiamo dal dato più lampante: se c’era un minimo di possibilità che il calcio italiano conoscesse quel cambiamento necessario per dare una svolta ad un movimento in crisi cronica, con l’elezione di un signore che è una delle propaggini più famose di quel sistema che la crisi l’ha generata questa possibilità è sfumata. Come ricordava a caldo il candidato sconfitto Albertini, “si è rivisto il corporativismo delle Leghe. Il blocco è sempre difficile da scardinare”. Parole di Albertini sono difficilmente contestabili o liquidabili con la giustificazione secondo cui sono scontate perché escono dalla bocca del candidato sconfitto… 

- Considerato che del blocco di cui parla Albertini sono esponenti di punta personaggi come Claudio Lotito ed Enrico Preziosi (dato che voglio essere generoso, non sto a sciorinare tutti gli altri nomi che compongono il cucuzzaro…) e non statisti integerrimi o riformisti appassionati, non ci sarà da stupirsi se la restaurazione non si limiterà a mantenere lo status quo ma lo peggiorerà… 

- A proposito di Lotito: giorni fa il Corriere della Sera riportava un retroscena, confermato poi da altri organi di informazione, secondo cui il patron della Lazio avrebbe chiesto una delega per la gestione della Nazionale. Fosse così, ci sarebbe da star certi che un meteorite su Coverciano farebbe decisamente meno danni!

- L’abbraccio tra Abete e Tavecchio e il discorso che il secondo ha rivolto al primo sintetizzano in maniera perfetta quanto detto finora! 

- Molti sostenitori del fronte cosiddetto “no-Tav” hanno sostenuto, come argomentazione principale, la tesi secondo cui l’inadeguatezza di Tavecchio è legata alle frasi sugli stranieri “mangia-banane”, sulle donne “handicappate” nel giocare a calcio o su un suo trattamento mediatico paragonabile a quello che nel 1963 subì l'assassino di John Kennedy (il quale, a dire il vero, fu a sua volta ucciso pochi giorni dopo!). Ma questi scivoloni grotteschi, a ben guardare, sono elementi marginali, soprattutto se paragonati al fatto che Tavecchio è un soggetto noto alle cronache giudiziarie: il personaggio, infatti, è stato condannato a 4 mesi di reclusione per “falsità in titolo di credito continuato in concorso” (Corte d’Appello di Milano, sentenza del 1 luglio 1970), a 2 mesi e 28 giorni di reclusione più ammenda pecuniaria di 1652,66 euro per “violazione delle norme per la repressione dell’evasione in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto” (Tribunale di Como, sentenza del 29 novembre 1994), a 3 mesi di reclusione più ammenda pecuniaria di 320,20 euro per “omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali” (Pretura di Como, sentenza del 2 luglio 1996), a 3 mesi di reclusione per “omissione o falsità in denunce obbligatorie” (Pretura di Como, sentenza del 7 luglio 1998), a 3 mesi di reclusione per “abuso d’ufficio” (Tribunale di Como, sentenza del 15 ottobre 1998) e ad un’ammenda pecuniaria di 5154,57 euro per “violazione delle norme per la tutela delle acque dall’inquinamento” (Tribunale Monocratico di Como, sezione distaccata di Erba); un curriculum giudiziario, con sanzioni che sommate portano a 1 anno, 3 mesi e 28 giorni di reclusione e a oltre 7000 euro di sanzioni pecuniarie, talmente interessante da suscitare un’interrogazione parlamentare promossa il 18 ottobre 2010 dall’allora deputato del Popolo della Libertà Amedeo Laboccetta. Ancora convinti che Tavecchio sia inadeguato per questa o quella uscita infelice? Suvvia… 

-Sarò il presidente di tutti!”, ha dichiarato a caldo Tavecchio: in bocca al lupo perché l’impresa si preannuncia titanica, specie considerando che il largo consenso che Tavecchio ha ottenuto nelle cosiddette “stanze del potere” non è affatto replicato all’esterno delle stanze medesime… 

- Una delle maggiori delusioni di tutta questa vicenda arriva da Andrea Abodi, il presidente della Lega di Serie B: dopo essere stato il rivale di Maurizio Beretta per la poltrona di presidente della Lega di A, Abodi si era sempre distinto per le sue idee all’insegna della discontinuità con il passato; le si poteva condividere o meno, ma se non altro si poteva ragionare su qualcosa di diverso rispetto alle solite questioni trite e ritrite. Vedere che poi, al momento di sceglierlo davvero questo cambiamento, Abodi si è tirato indietro è stata una delusione atroce 

- Se la coerenza tra parole e comportamenti dei presidenti delle società di calcio fosse regola e non eccezione, da oggi in poi tutti coloro i quali hanno votato per Tavecchio sarebbero tenuti a non lamentarsi più dei malfunzionamenti del sistema calcistico italiano (dalle decisioni arbitrali agli stadi, passando per diritti televisivi e orari delle partite): ma poiché la condizione iniziale di questo discorso sta in piedi come le Twin Towers dopo l’11 settembre, possiamo soltanto sbizzarrirci nel provare ad indovinare quale presidente si lamenterà per primo e in quale giornata di campionato accadrà tutto ciò! 

- Detto che i vari Preziosi, Lotito, Galliani (nelle veci del Cavaliere, ovviamente!), Zamparini, De Laurentiis e compagnia non saranno credibili quando si lamenteranno di ciò che non funziona nel calcio italiano, va detto che gli unici titolati a farlo saranno Agnelli, Pallotta, Della Valle, Ferrero e tutti coloro i quali hanno sostenuto la candidatura alternativa a quella di Tavecchio: il tutto in nome di quella coerenza di cui sopra… 

-Avevo detto che ci sarebbero state sorprese e ci saranno a breve. Ma tocca a Tavecchio annunciarle e comunicarle”: a parlare così è stato, a pochi minuti dall’elezione del neo-presidente federale, il numero uno del CONI Giovanni Malagò. Considerate alcune prese di posizione di Malagò in questo mese e mezzo di campagna elettorale e considerate le voci che trapelano di un possibile inserimento di un uomo di fiducia del CONI nei nuovi assetti federali, non ci sarebbe affatto da stupirsi se il Comitato Olimpico nazionale decidesse di sorvegliare neanche troppo da lontano la situazione… 

- Chiudo con un timidissimo segnale di ottimismo che dalla votazione arriva per il futuro: il fatto che in queste settimane diversi club siano passati con il fronte “no-Tav”, e rinforzato l’opposizione nei confronti di Tavecchio rendendone meno “bulgara” la vittoria è la dimostrazione di come nel calcio italiano non tutti siano rassegnati a “morire tavecchiani”. E in un’Italia refrattaria in tutto e per tutto al cambiamento è un segnale da non far passare sotto silenzio... 

Detto tutto questo, buona catastrofe pallonara a tutti!


Foto: qelsi.it

Nessun commento:

Posta un commento