domenica 17 marzo 2013

Bologna-Juventus: le impressioni del giorno dopo


Nell'anticipo di ieri sera la Juventus ha espugnato il difficile (per diverse ragioni) campo del Bologna per 2-0, grazie alle reti messe a segno da Mirko Vucinic e Claudio Marchisio, e ha compiuto un passo importante verso l'obiettivo finale (che non chiamerò con il suo nome finchè non sarà stato raggiunto). Come dopo ogni partita, è giusto fare alcune considerazioni a mente fredda.

1. Parliamoci chiaro: la Juventus ha avuto il controllo quasi assoluto della partita. Fatta eccezione per la sfuriata iniziale del Bologna (concretizzatasi nella doppia occasione confezionata da Gilardino e Diamanti), il pallino del gioco è stato in mano alla squadra di Conte, abile a colpire gli avversari al momento giusto e a fare sua la partita

2. Solitamente da me ritenuti encomiabili per il lavoro prodotto in termini di corsa ma spesso inconcludenti, ieri sera Sebastian Giovinco e Mirko Vucinic si sono resi spesso pericolosi. Peccato che, prima che il montenegrino siglasse il gol che ha sbloccato il risultato, Giovinco si sia divorato almeno tre buone occasioni per segnare: nella prima si è liberato alla grande di due avversari, ma ha calciato troppo debolmente; nella seconda ha sfruttato bene la sponda di Vucinic, ma la sua conclusione è uscita di un soffio; nella terza, invece, ha calciato troppo centralmente facilitando il compito a Curci. Non ci fossero stati i due gol che hanno deciso la partita, probabilmente la "formica atomica" sarebbe finita nuovamente nell'occhio del ciclone delle critiche

3. La buona prestazione fornita dagli esterni impiegati da Conte al "Dall'Ara", ovvero Simone Padoin e Federico Peluso, conferma quanto scritto da me dopo Juventus-Catania: ovvero che Stephan Lichtsteiner e Kwadwo Asamoah necessitavano di un turno di riposo; ieri i due calciatori ex Atalanta hanno disputato un'ottima gara, unendo spinta a sacrificio quando si è trattato di dover dare una mano dietro. E se Lichtsteiner non deve certo temere la concorrenza di Padoin per la maglia di esterno destro, non si può dire la stessa cosa per la fascia sinistra dove Peluso sta mostrando una sicurezza che supera anche le più rosee aspettative

4. Sempre in tema di fasce laterali, colpisce il fatto che dai radar sia sparito un calciatore su cui sono stati (e probabilmente saranno) investiti non pochi euro, ovvero Mauricio Isla. E' dal 30 gennaio (giorno del ritorno della semifinale di Coppa Italia contro la Lazio) che Isla non parte titolare, e da allora Lichtsteiner è partito per tre volte dalla panchina, sostituito regolarmente da Padoin; un peccato per il cileno che, a parità di condizione, a mio avviso potrebbe giocarsela tranquillamente alla pari con lo svizzero ex Lazio

Fin qui sono state analizzate le questioni relative al campo. Passiamo adesso a quelle relative all'extra-campo, sperando di non essere troppo duro in certi giudizi

5. La prova offerta dai bianconeri ieri sera ha dimostrato (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che se la Juventus non raggiungerà l'obiettivo finale in campionato non sarà per meriti altrui, ma unicamente per demeriti propri: se questa squadra gira, in Italia non ce n'è per nessuno. Un segnale incoraggiante, specie in virtù del fatto che il calendario prevede adesso un trittico da brividi: Inter, Bayern, Pescara, Lazio, Bayern, Milan e derby; ci vorrà la migliore Juve, ma ci sono solide ragioni per poter essere ottimisti e fiduciosi

6. Aver vinto l'anticipo consente a Conte, ai suoi ragazzi e a noi tifosi di poterci sedere comodamente davanti al divano oggi pomeriggio per osservare cosa faranno Napoli e Milan (impegnate rispettivamente contro Atalanta e Palermo) senza preoccuparsi troppo dei risultati di queste due squadre: nella peggiore delle ipotesi, infatti, le distanze in classifica saranno le stesse di una settimana fa

7. "Sto pensando di adare via perché non posso pensare di andare con la mia famiglia, con la moglie e la bimba: a Firenze non puoi andare, a Napoli non puoi andare, adesso anche a Bologna non puoi andare. Cioè, mica siamo in guerra. Questo è uno sport, questo è uno sport. Allora io dico: boh. Ecco perché uno dice: mah, uno prende e se ne va, e fa prima". Queste parole sono state pronunciate da Antonio Conte nel dopo-partita del "Dall'Ara" in risposta a chi gli chiedeva un commento sulla reazione piccata dell'allenatore bolognese Pioli alla sua esultanza al gol del 2-0 e all'accoglienza tutt'altro che calorosa riservata dal pubblico bolognese alla Juventus. Uno sfogo comprensibile, dato che dal giorno del suo arrivo sulla panchina bianconera Antonio Conte ha dovuto far fronte a cattiverie e polemiche di ogni tipo e, persino, a vicende pseudo-giudiziarie che farebbero ridere se non facessero piangere (ogni riferimento a Palazzi, Carobbi e Sandulli vari NON è da ritenersi puramente casuale), e che certifica con chiarezza una cosa: se un giorno Antonio Conte si siederà su una panchina estera, ciò non avverrà perchè sarà cessato il suo amore nei confronti della Juventus e dei suoi tifosi (quel bacio indirizzato alla telecamera basta da solo a fugare ogni dubbio a tal proposito) ma perchè sarà cessato il suo amore nei confronti del calcio italiano e della cultura che è alla base di esso; una cultura che se non è Terzo Mondo, assai poco ci manca...

8. "Juventino bianconero, il tuo posto è il cimitero". A prescindere dai commenti in merito a tali parole, le quali si commentano da sole e la dicono lunga sulle condizioni mentali dei loro autori, colpisce (ma non sorprende, almeno per quanto mi riguarda) il silenzio sotto cui questo striscione è passato nei mezzi di informazione; è sembrato quasi normale che in uno stadio italiano sia stata esposta una scritta del genere, come se in tanti l'avessero messo in preventivo. La cosa allarmante è che, sotto sotto, questa scritta corrisponde perfettamente al pensiero del tifoso anti-juventino medio in Italia; attenzione a non confondere l'ANTI-JUVENTINO (cioè colui che tifa innanzitutto contro la Juventus e poi, forse, per la sua squadra del cuore) con il NON JUVENTINO (ovvero colui che tifa innanzitutto per la propria squadra e poi magari esterna un'antipatia più o meno rimarcata nei confronti della Juventus). La differenza tra questi due concetti è tanto semplice quanto drastica: il "non juventino" è (o meglio, dovrebbe essere) la normalità del tifo italiano, l'anti-juventino ne è la degenerazione; anche se io, più che degenerazione, dopo questo striscione e i tanti episodi cui ho assistito in più di vent'anni di tifo per questa squadra, utilizzerei senza problemi il termine CANCRO

9. Quanto scritto prima (parole forti, magari, ma necessarie) porta alla luce uno dei veri problemi che ci sono nel calcio italiano: prima di riformare la giustizia sportiva, di cambiare i vertici della politica pallonara, di fare la legge sugli stadi e di costruire nuovi impianti, c'è da riformare la CULTURA DEL TIFO. E questo passo, purtroppo, è tanto basilare quanto difficile (e temo, ahimè, impossibile) da realizzare...

10. Sia ben chiaro, da ultimo, che le considerazioni precedenti non intendono in alcun modo far passare il messaggio che la tifoseria juventina è un covo di santi, puri e casti: di episodi beceri, purtroppo, anche la nostra tifoseria ne ha accumulati in un passato neanche troppo lontano nel tempo. Basti pensare ai cori contro Balotelli (calciatore che non stimo, ma nei confronti del quale non mi sognerei mai di attuare alcuna discriminazione razziale) o ai cori contro Napoli (e lo dico con la morte nel cuore, visto che ho la fortuna di avere alcuni cari amici napoletani e visto che ho avuto l'onore di visitare la città per due volte rimanendone estasiato). Lo dico soprattutto a beneficio di chi in passato mi ha rinfacciato di fare la morale solo alle altre tifoserie e di sostenere che gli juventini sono tutti buoni e bravi...

Nessun commento:

Posta un commento