martedì 7 maggio 2013

Addio a Ferruccio Mazzola, uno Zeman meno fortunato...


E' morto quest'oggi, all'età di 68 anni, Ferruccio Mazzola. Ferruccio Mazzola, per chi non lo sapesse, è il fratello minore del ben più famoso Sandro e con lui ha militato, seppur come riserva, nella "Grande Inter" allenata dal “Mago” Helenio Herrera che, con in campo gente del calibro di Giacinto Facchetti, Armando Picchi, Angelo Domenghini, Mario Corso e Luis Suarez, aveva vinto tutto in Italia, in Europa e nel mondo. Il nome di Ferruccio Mazzola, tuttavia, è legato ad una vicenda alquanto controversa e che, come tale, ben poco spazio ha trovato sui mezzi d'informazione sportiva del nostro paese.

Nel 2004 esce un libro titolato “Il terzo incomodo”, scritto proprio dall'ex calciatore interista (il quale, appese le scarpette al chiodo, si era anche cimentato con l'esperienza da allenatore ottenendo risultati alquanto mediocri). Nel suo libro Mazzola parla dell’abuso di sostanze dopanti come pratica piuttosto diffusa nello spogliatoio interista: il “Mago”, infatti, sarebbe stato solito distribuire a titolari e a riserve (con dosi massicce soprattutto per le seconde, usate come vere e proprie cavie) delle pasticche simili ad anfetamine (anche se va detto che Mazzola nel suo libro dichiara di non avere la certezza che si trattasse di anfetamine); nel libro, e in un’intervista rilasciata successivamente al settimanale “L’Espresso”, Mazzola cita casi specifici, come quelli di Armando Picchi (capitano di quella squadra, morto nel 1971 a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale), Carlo Tagnin (morto nel 2000 per un osteosarcoma) e Mauro Bicicli (morto nel 2001 di tumore al fegato), giocatori le cui morti sarebbero imputabili a tali pratiche. Le accuse di Ferruccio Mazzola, riportate sia nel libro che nella citata intervista, sono gravi e hanno immediatamente conseguenze giudiziarie: poco dopo, infatti, l’allora numero uno nerazzurro Giacinto Facchetti (ex compagno di Mazzola junior) lo querela con una richiesta di danni morali e patrimoniali di 3 milioni di euro (cifra che, se pagata, avrebbe dovuto essere devoluta in beneficienza); il giudice, tuttavia, non riscontra alcuna diffamazione nelle parole di Mazzola e respinge la richiesta di danni della società nerazzurra, che si ritrova anche costretta a pagare le spese processuali.

Parole pesanti, dunque. Parole che ricordano molto quelle che un certo allenatore boemo rilasciò nell'estate del 1998 a proposito di una certa squadra e del suo presunto abuso di farmaci. Con una sola, ma al tempo stesso sostanziale, differenza: mentre i calciatori che secondo Zeman avrebbero beneficiato dell'abuso di farmaci da parte del dottor Agricola sono ancora tutti vivi e vegeti, i casi citati da Ferruccio Mazzola riguardano calciatori che sono tutti morti di cancro. Eppure non risulta che il libro e l'intervista del Mazzola del 2004 abbiano avuto lo stesso risalto mediatico delle parole di Zeman nel 1998 (si ricorderà come le parole di Zeman abbiano occupato per settimane le prime pagine dei giornali e abbiano dato il via ad un processo che è durato fino al marzo del 2007); nè, ovviamente, si è mossa alcuna Procura per indagare in merito alle asserzioni di Mazzola, specie se si considera che eventuali reati commessi quasi cinquant'anni fa sarebbero ormai (e sai che novità!) tutti prescritti...

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