giovedì 10 luglio 2014

Agnelli e Macalli, la critica e l’insulto


A prescindere dalle preferenze che può esprimere ciascuno di noi a livello personale, in dinamiche come quelle che stanno precedendo l’elezione del nuovo presidente della Federcalcio è perfettamente legittimo che Andrea Agnelli e Mario Macalli si trovino su posizioni contrapposte l’una all’altra, così come è pienamente legittimo che il primo (spalleggiato da Barbara Berlusconi e, notizia di oggi, anche dal presidente romanista James Pallotta) sostenga la tesi dell’inadeguatezza di un’eventuale presidenza di Carlo Tavecchio e il secondo la difenda a spada tratta. 

Tutto legittimo, per carità. Quello che non è per nulla legittimo è il fatto che Macalli risponda a critiche nel merito come quelle mosse dal presidente juventino in una maniera così piccata e violenta. A prescindere dal fatto che Andrea Agnelli e il ramo della famiglia da cui discende poco o nulla ha contato nella gestione della FIAT (la quale è stata appannaggio dell’Avvocato prima e dei suoi eredi designati poi), il fatto che l’azienda automobilistica torinese ha contato su aiuti di Stato nelle varie tappe della propria lunga esistenza spiega forse per quale ragione Agnelli sbaglia e per quale ragione Tavecchio sarebbe un buon presidente della Federcalcio? Il fatto che poi Macalli abbia espresso un pensiero condiviso da larga parte dell’opinione pubblica italiana è altresì vero, ma da che mondo e mondo la gente che chiacchiera al bar è una cosa e un dirigente calcistico di lunga esperienza è decisamente un’altra; e poiché Macalli non è un passante distratto, bensì il numero uno della Lega Pro e il possibile vice-presidente della Federcalcio, forse gli si richiederebbe tutt’altro tono e tutt’altro bon-ton. Ma del resto ci sarà una ragione se tempo fa qualcuno coniò il detto secondo cui “il pesce puzza dalla testa”, no? 

Dopodichè aspetto sempre che, anziché limitarsi solo a parlare del futuro Commissario Tecnico della Nazionale (argomento importante, per carità, ma non tale da essere etichettato come l’emergenza delle emergenze!) o ad insultare chi è schierato dall’altra parte in nome di una lesa maestà francamente ridicola, Tavecchio e Macalli spieghino più dettagliatamente il loro programma per rilanciare un calcio italiano che vive la situazione che abbiamo sotto gli occhi: dal rilancio di vivai che non funzionano (o che, nella migliore delle ipotesi, funzionano a singhiozzo) all’annoso problema della violenza negli stadi, fino ad arrivare a quella legge sugli stadi medesimi che ormai da anni riposa in pace in qualche cassetto del Parlamento italiano. 

È utopia aspettare risposte a questioni come quelle sopra elencate? 
(Non affannatevi a rispondere a quest’ultima domanda perché la risposta la conosco benissimo…) 



Foto: intelligonews.it e sportvesuviano.com

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