mercoledì 2 luglio 2014

Si chiamava Andrès...


"Per tutti ha pagato il più bravo, semplicemente il più bravo. Quello che per doti umane, calcistiche e per risorse era destinato ad essere per sempre un leader. Questo Paese ormai è un manicomio permanente!": parole pronunciate il 3 luglio 1994 da Francisco Maturana, uno dei più famosi e vincenti allenatori del calcio sudamericano nonchè Commissario Tecnico della Nazionale colombiana. Cosa era successo? Semplice: appena 24 ore prima era stato brutalmente assassinato il leader difensivo di quella Nazionale e della squadra locale più forte e blasonata, il Nacional de Medellìn. Aveva 27 anni ed era nato proprio a Medellìn. Si chiamava Andrès Escobar.

Formatosi nel Colegio Calazansen, formazione giovanile colombiana, nel 1987 il 20enne Andrès approda al Nacionàl de Medellìn e lì si impone agli occhi del mondo, al punto che nel 1989 Arrigo Sacchi spende parole di elogio nei suoi confronti dopo il match di Coppa Intercontinentale che ha visto il Milan prevalere proprio contro la squadra di Escobar. Nel 1990 il ragazzo viene convocato da mister Maturana per i Mondiali italiani, ma la corsa dei Los Cafeteros si interrompe agli ottavi di finale contro il Camerun del quarantenne Roger Milla, che li batterà per 2-1 prima di arrendersi ai quarti con il medesimo punteggio al cospetto dell'Inghilterra guidata in panchina da Sir Bobby Robson e in campo dai vari Peter Shilton, David Platt e Paul Gazza Gascoigne. Quattro anni dopo, però, la Colombia si presenta alla kermesse mondiale statunitense con credenziali decisamente più alte: la squadra, seppur priva del suo mitico portiere Renè Higuita (alle prese con problemi giudiziari in patria), può comunque contare sulla classe cristallina di elementi del calibro di Carlos Valderrama, Adolfo Valencia, Freddy Rincon, Faustino Asprilla e, per l'appunto, Andrès Escobar; a testimonianza della forza di quella squadra c'è soprattutto il roboante 5-0 che essa infligge a domicilio all'Argentina durante il girone di qualificazione, in una partita che Batistuta, Simeone e compagni dimenticherebbero ben volentieri. Pur inserita in un girone tutto sommato abbordabile composto da Romania, Stati Uniti e Svizzera e indicata da più parti come la vera outsider del Mondiale, la squadra di Maturana parte con il piede sbagliato, viene sconfitta per 3-1 dalla Romania di uno straordinario Gheorghe Hagi nel match d'esordio e il successivo incontro con gli Stati Uniti padroni di casa si trasforma in un'inaspettata ultima spiaggia: la gara, che si gioca il 22 giugno a Pasadena, viaggia sullo 0-0 quando al 35' un cross dalla sinistra viene intercettato accidentalmente proprio da Escobar, che mette fuori causa il proprio portiere Oscar Cordoba (che nella stagione 2001/02 giocherà in Italia nel Perugia) e regala il vantaggio agli statunitensi, mentre a fissare il punteggio sul definitivo 2-1 in favore di questi ultimi ci penseranno i successivi gol dell'americano Earnie Stewart e del colombiano Adolfo Valencia. A nulla vale il 2-0 rifilato alla Svizzera nell'ultimo incontro, che chiude al primo turno l'avventura colombiana e induce Escobar a dichiarare ai giornali quanto segue: "Sono il più deluso di tutti. Sono deluso, come voi. Però, cari signori, la Colombia e soprattutto la vita continuano".

Mai profezia si rivelerà più errata! Pochi giorni dopo, esattamente il 2 luglio, Andrès si trova con la sua fidanzata in un locale di Medellìn e ha un diverbio con alcuni esponenti di spicco dei Pepes, un'organizzazione criminale dedita al narcotraffico in Colombia, e nel parcheggio l'ex guardia giurata Humberto Munoz Castro, che lavora come guardia del corpo per uno dei leader dell'organizzazione in questione, gli scarica addosso 12 colpi di mitraglietta uccidendolo sul colpo; il movente dell'omicidio, con ogni probabilità, è l'enorme quantitativo di denaro che le organizzazioni criminali colombiane hanno perso in seguito all'eliminazione della Nazionale di Maturana al primo turno del Mondiale che si concluderà di lì ad una quindicina di giorni.

La follia di tutta questa storia, purtroppo, non finisce qui: identificato dalla fidanzata del calciatore ucciso e da numerosi altri testimoni, Castro viene processato e condannato a 43 anni di reclusione, ma nel 2001 la pena viene ridotta a 26 anni per effetto della riforma del codice penale da poco varata dal governo colombiano e nel 2005 l'uomo viene addirittura scarcerato in seguito ad una sentenza ritenuta da più parti controverse.

Un iter processuale folle per un omicidio folle e legato ad un'autorete che probabilmente ha rappresentato uno dei pochi errori nella carriera di un calciatore nato leader. Aveva solo 27 anni. Si chiamava Andrès ed era semplicemente un leader...


Foto: olimpiazzurra.com

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