domenica 27 gennaio 2013

Antò, hai ragione. Però...

Questa mattina sono "riemerso" dopo due giorni di clausura forzata causa influenza e ho rivisto le immagini della partita di ieri sera tra Juventus e Genoa (partita ascoltata in radio per le ragioni precedentemente esposte); due in particolare gli episodi che mi hanno colpito: il rigore non concesso dall'arbitro Guida per un plateale fallo di mano di Granqvist allo scadere (rigore accordato dal giudice di porta, ma non dal direttore di gara di Torre Annunziata) e le parole pronunciate da Antonio Conte a fine partita.

Secondo il mister, a fine partita l'arbitro Guida gli avrebbe detto di non essersela sentita di fischiare un calcio di rigore al 93': "Il rigore è sacrosanto e posso accettare un errore, ma non ciò che mi ha detto Guida. L'arbitro di porta gli aveva segnalato il rigore, ma lui mi ha detto che non se l'è sentita di darcelo. Questo non è calcio. Se io ascolto determinate cose, vergogna è il minimo che io possa dire. Voglio equità, il rigore era sacrosanto. Avrei accettato che Guida mi avesse detto di non aver visto o di aver sbagliato".

Detto che, personalmente, sono d'accordo con le parole del mister e che sono d'accordo anche con le dichiarazioni di Marotta circa la designazione del napoletano Guida (caro signor Braschi, visti il testa a testa tra Juve e Napoli e i rapporti non esattamente idilliaci tra le due tifoserie, non sarebbe stato più opportuno designare un altro fischietto per Juve-Genoa?), ho trovato le dichiarazioni di Conte profondamente sconvenienti. Ricordo bene, infatti, le parole pronunciate dal mister dopo Parma-Juventus 0-0 del febbraio di un anno fa (gara nella quale, i più lo ricorderanno, alla Juventus non furono concessi due rigori solari) e, soprattutto, quello che è successo dopo: una decina di giorni dopo ci fu l'ormai famoso "gol di Muntari", seguito dalla furibonda lite tra Galliani e lo stesso Conte nel tunnel degli spogliatoi (Galliani: "Adesso non parlate più?", Conte: "Ma proprio voi parlate? Voi siete la mafia del calcio!"); quattro giorni dopo (solo una coincidenza temporale, ovviamente...) quella partita, infine, una persona con il nome (o meglio il soprannome) uguale a quello di un popolare personaggio dei cartoni animati della Disney andò a raccontare certe cose a Palazzi dopo averle completamente (casualmente...) omesse negli interrogatori resi alla magistratura ordinaria. Quello che è successo dopo è storia (purtroppo) nota...

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