martedì 11 dicembre 2012

Il processo al Napoli: cronaca del dibattimento davanti alla Disciplinare

Alcune doverose precisazioni prima di iniziare:

  1. Non sono tifoso del Napoli e nemmeno simpatizzante, ma una vicenda del genere merita una spiegazione che sia il più possibile chiara e asettica (quindi scevra da questioni di tifo) 
  2. Sempre premesso che non tifo né simpatizzo per la squadra partenopea, non sono di quelli che si augurano che il Napoli e i suoi tesserati vengano puniti ad ogni costo: se le evidenze portate dall’accusa saranno meritevoli di una condanna, allora è giusto che la condanna ci sia; se, viceversa, non emergeranno elementi provanti una colpevolezza certa da parte dei soggetti coinvolti, sarà doverosa l’assoluzione 
  3. Mi farebbe piacere (ma so che questa è una speranza che rimarrà frustrata, ahimè) che anche dall’altra parte ci fosse lo stesso atteggiamento; per esempio da parte di chi continua a ritenere che i riscontri oggettivi di cui ho parlato riguardo alla vicenda Conte siano figli unicamente del tifo 

Fatte queste doverose puntualizzazioni, andiamo ad analizzare nel dettaglio la giornata che ha visto “alla sbarra” il Napoli, alcuni suoi tesserati, altre società e altri soggetti (considerati minori da un punto di vista mediatico, ma ugualmente importanti dal punto di vista giuridico).

Ricordiamo, innanzitutto, che questo processo si è svolto davanti alla Commissione Disciplinare presieduta da Sergio Artico; la sede del dibattimento è stata l’Hotel “Parco dei Principi” di Roma.

Partiamo dai soggetti deferiti. Lo scorso 26 ottobre il Procuratore Federale Stefano Palazzi aveva deferito i seguenti soggetti:
Matteo Gianello, Silvio Giusti (illecito sportivo), Paolo Cannavaro, Gianluca Grava (omessa denuncia) e la società Napoli (responsabilità oggettiva) per la combine di Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010 (gara terminata 1-0); Claudio Furlan, Andrea Agostinelli, Davide Dei (illecito sportivo), Silvio Giusti, Gianfranco Parlato (omessa denuncia) e le società Portogruaro (responsabilità oggettiva) e Crotone (responsabilità presunta) per la combine di Portogruaro-Crotone del 29 maggio 2011 (gara terminata 1-1); Silvio Giusti, Federico Cossato, Matteo Gianello, Marco Zamboni, Dario Passoni e le società Napoli, Avesa, Spal e Albinoleffe (queste ultime per responsabilità oggettiva) con l’accusa di contatti finalizzati all’effettuazione di scommesse. Per leggere il documento originale emanato dalla Procura Federale basta cliccare qui.

Il dibattimento si è aperto con l’analisi, da parte della Commissione, delle istanze di patteggiamento proposte da alcuni dei soggetti coinvolti in accordo con la Procura Federale: patteggiamenti accolti per le società Albinoleffe (multa di 100.000 euro) e Aversa (100 euro) e per i tesserati Cossato (9 mesi di squalifica), Passoni (4 mesi di squalifica), Furlan (20 mesi e 20 giorni) e Parlato (2 mesi di squalifica); patteggiamento respinto, invece, per Gianello.

Analizziamo, prima di procedere, la vicenda relativa al patteggiamento di Gianello. Deferito per illecito sportivo, l’ex terzo portiere del Napoli aveva (tramite il suo avvocato) concordato con il Procuratore Federale Palazzi una pena pari a 16 mesi di squalifica; la Commissione, tuttavia, ha rigettato il tutto affermando che “L’istanza non può essere accolta in quanto non emergono elementi di collaborazione fattiva tali da consentire l’applicazione dell’articolo 24”. Ben inteso, l’articolo cui si fa riferimento è l’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva, il quale afferma quanto segue:
"In caso di ammissione di responsabilità e di collaborazione fattiva da parte dei soggetti sottoposti a procedimento disciplinare per la scoperta o l’accertamento di violazioni regolamentari, gli organi giudicanti possono ridurre, su proposta della Procura Federale, le sanzioni previste dalla normativa federale ovvero commutarle in prescrizioni alternative o determinarle in via equitativa. In tal caso, la riduzione può essere estesa anche alle società che rispondono a titolo di responsabilità diretta o oggettiva"

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Attenzione! Non si confonda il patteggiamento secondo l’articolo 24 del C.G.S., scelto da Gianello, con il patteggiamento da articolo 23, scelto a suo tempo da Antonio Conte. L’articolo 23, infatti, afferma che:
I soggetti di cui all’art.1 comma 1 (il famoso articolo facente parte ai princìpi di lealtà, correttezza e probità, ndr) possono accordarsi con la Procura Federale, prima che termini la fase dibattimentale di primo grado, per chiedere all’organo giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta, indicandone la specie e la misura. L’organo giudicante, se ritiene corretta la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti e congrua la sanzione indicata, ne dispone l’applicazione con ordinanza non impugnabile, che chiude il procedimento. L’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti è esclusa nei casi di recidiva e nei casi di cui all’art.7 comma 6 (l’articolo riguardante l’illecito sportivo, ndr), e non può essere concessa per più di una volta nel corso della stessa stagione sportiva”.
La differenza tra il caso di Conte e quello di Gianello è presto detta: Conte ha potuto ricorrere a questa “exit strategy” in quanto accusato di omessa denuncia (art.1) e non di illecito sportivo (art.7); Gianello, invece, è stato deferito per illecito sportivo e ha dovuto necessariamente ricorrere al patteggiamento da articolo 24
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Chiusa la questione relativa ai patteggiamenti, alle 15 il processo è entrato nel vivo con la requisitoria del Procuratore Federale. In merito alla posizione di Gianello, Grava e Cannavaro e all’accordo proposto dal primo agli altri due, Palazzi ha affermato quanto segue: “Proposta fu riferita ad un suo amico che ha riportato confidenze in atti di indagini penali. Il fatto che le ammissioni-confidenze di Gianello al poliziotto amico siano fuori da un processo le rendono attendibilissime. Dichiarazioni confermate da Gianello anche alla Procura della Repubblica”.

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Per completezza di informazione, è necessario dire che il “poliziotto amico” di cui parla il Procuratore Federale è tale Gaetano Vittoria, ispettore di polizia infiltrato. Vittoria avrebbe raccontato ai magistrati napoletani che Gianello gli avrebbe raccontato di aver provato a coinvolgere nella combine della “partita incriminata” anche l’allora attaccante partenopeo Fabio Quagliarella; nella sua confessione agli stessi magistrati partenopei, tuttavia, Gianello non ha mai fatto il nome di Quagliarella.
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Ma torniamo a Palazzi e alla sua requisitoria. L’attenzione del Procuratore Federale, a questo punto, si è spostata sulla proposta di Gianello a Grava e Cannavaro: “Il ruolo dei compagni avvicinati – due difensori di ruolo – rendeva tutto più facile. Anche la classifica, il Napoli non aveva traguardi da raggiungere, rendeva plausibile il tutto. Quindi vanno deferiti tutti e tre. Il quadro probatorio è pienamente confermato, e le dichiarazioni di Gianello non sono mai contraddittorie. Non è vero ci siano più versioni, c’è un’apertura piena di Gianello che confessa e autoaccusatorie nei confronti di Grava e Cannavaro. Evidenzia anche il ruolo di Giusti. Il fatto che Gianello non abbia tirato in ballo Quagliarella, scagionandolo, è perché fissa i limiti reali della vicenda. Cioè fa chiarezza: mentre Quagliarella non lo ricordava invischiato nella vicenda, ricordava gli altri due compagni. Gianello inattendibile perché non circostanzia e quantifica un’offerta in denaro? Non è vero, Grava e Cannavaro hanno rifiutato subito, e quindi sarebbe stato inutile fare cifre, e proprio perché i due si risentirono della proposta non fece somme. Sarebbe stata una provocazione ulteriore”.

Chiusa la requisitoria, sono arrivate le richieste di condanna del Procuratore. In merito al Napoli e ai suoi tesserati, Palazzi ha affermato: “Ritengo il Napoli punibile per responsabilità oggettiva, sia per tentativo di un suo tesserato che per l’omessa denuncia dei due. Situazione particolare, vero, perché Gianello faceva la proposta benché non impiegato in squadra e trovava subito due rifiuti. È particolare perché la condotta di Gianello è propositiva. La Procura chiede che Gianello sia condannato a 3 anni e 3 mesi di squalifica (i 3 mesi per i contatti tenuti per la combine); per Cannavaro, la cui posizione è diversa dalle altre dato il ruolo e il suo deciso rifiuto da persona risentita dalla proposta come emerge dalle carte, chiedo 9 mesi come per Grava. Per il Napoli, in relazione ai suoi tesserati, si chiede che venga applicata la responsabilità oggettiva e, tenendo presenti le circostanze in cui si svolge tutto, si chiede 1 punto di penalizzazione per questa stagione e 100.000 euro di multa”.

Successivamente sono arrivate le richieste di condanna per i soggetti coinvolti: 3 anni di squalifica per Agostinelli, altrettanti per Dei, 3 anni e 9 mesi di squalifica per Giusti, 1 anno e 7 mesi di squalifica per Zamboni, 10.000 euro di ammenda per Furlan, 2 punti di penalizzazione (da scontare in questa stagione) più 10.000 euro di multa per il Portogruaro, 1 punto di penalizzazione per il Crotone, 5000 euro di ammenda per la Spal.

Archiviata la parte di dibattimento dedicata alla requisitoria e alle richieste di condanna di Palazzi, la palla è passata alle difese. Così ha parlato Ruggiero Malagnini, legale del capitano partenopeo Paolo Cannavaro, che ha insistito sul mancato deferimento di Fabio Quagliarella: “In questo processo manca Quagliarella, il soggetto principale da corrompere. O il poliziotto dice le bugie o le dice Gianello. Quagliarella doveva raggiungere la soglia di reti per il premio da 50.000 euro. Il Procuratore Palazzi, però, giustifica questa assenza di Quagliarella, che sembra perso tra la nebbia di Torino, dicendo che il contatto non può evidenziarsi chiaro e perentorio come per gli altri giocatori. Inoltre il riscontro esterno che si vuole dare al pubblico ufficiale non c’è, perché è come se Gianello parlasse allo specchio”.

Successivamente è stato il turno di Mattia Grassani, legale della società Napoli, che ha puntato (come, del resto, il suo collega Malagnini) sull’inattendibilità di Gianello: “E’ un caso peculiare. La confessione di Gianello alla Procura di Napoli è da manuale per spiegare la sua completa inattendibilità. Quella di Gianello è una boutade di un calciatore ai margini della sua squadra. Il Napoli è un club virtuoso e responsabile: il materiale probatorio raccolto dalla Procura non implica alcuna responsabilità per i tesserati e la stessa società”.

Ha poi preso la parola Andrea Chiavelli, amministratore delegato del Napoli (presente in aula in rappresentanza della società del presidente De Laurentiis): “La società non ha gli strumenti adeguati per poter incidere su queste vicende. Il danno che rischia di subire il club è di grande rilevanza e di duplice portata: il fatto di essere privati di due tesserati della prima squadra e la penalizzazione in punti nell’ambito di un campionato ancora in corso. L’attuale società Calcio Napoli ha solo 8 anni di vita e da quel momento ha compiuto un percorso sempre improntato sulla trasparenza dei comportamenti e princìpi sani dello sport. E ha messo in atto una serie di comportamenti allineati a questi obiettivi che in pochi anni sono diventati un modello apprezzato non solo a livello nazionale, ma anche internazionale”.

L’ultimo intervento è stato quello dell’avvocato Eduardo Chiacchio, legale di Gianello, il quale ha puntato tutto sulla derubricazione del reato del suo assistito da illecito sportivo in violazione dei princìpi di lealtà, correttezza e probità (ovvero dell’articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva).

Quello del legale di Gianello è stato, come detto, l’ultimo intervento prima che i giudici della Commissione Disciplinare si riunissero in camera di consiglio. Sugli interventi dei legali degli altri soggetti coinvolti non è il caso di indugiare poiché ritengo che per essi basti conoscere i patteggiamenti o l’entità delle richieste di condanna.

Entro la fine di questa settimana arriveranno le sentenze, dopodiché la palla passerà alla Corte di Giustizia Federale e (eventualmente) al TNAS. Ripeto, in conclusione, quanto detto all’inizio: quella appena effettuata non è altro che la semplice cronaca dei fatti svoltisi ieri a Roma, senza opinioni né considerazioni pro o contro gli imputati. Queste ultime le lascio volentieri a chi legge

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