domenica 2 dicembre 2012

Lo striscione offensivo e la continua sovrapposizione dei piani

Ognuno può pensarla come vuole sulle cause che di volta in volta generano questo fenomeno (media asserviti, cecità dovuta al tifo o qualunque altra spiegazione si ritenga di dover dare), ma è indubbio che, ogni volta che succedono fatti come quello di cui si sono resi protagonisti degli animali (e qui mi scuso con la categoria) travestiti da tifosi juventini ieri sera, si tende sempre a confondere due piani: l'indignazione per il fatto e la retorica sul fatto stesso.

Concentriamoci sul primo aspetto. Non c'è dubbio che l'episodio di ieri sia vergognoso, e non basta nascondersi dietro l'alibi secondo cui è giusto ripagare con la stessa moneta chi insulta i morti dell'Heysel o il tentato suicidio di Pessotto; le persone civili condannano i gesti disdicevoli (come, ad esempio quello compiuto domenica scorsa dai milanisti) e rispondono con l'arma del buon esempio. Quella di Superga è stata una tragedia umana, prima che calcistica: non stiamo parlando di una squadra scomparsa a causa di un'indagine giudiziaria, ma stiamo parlando innanzitutto di persone che hanno perso la vita; il lutto non è quello di una tifoseria che ha visto i propri giocatori finire in altri club, ma è quello di genitori che hanno perso i figli, mogli che hanno perso i compagni e figli che hanno perso i propri padri. Mi auguro, pertanto, che la società Juventus prenda quanto prima le distanze da questo fatto vergognoso e che i responsabili, una volta identificati, vengano interdetti a vita dall'accesso ad un qualunque stadio italiano (importa poco che non entrino nello Juventus Stadium, gente del genere i danni non deve farli in nessun impianto italiano).

C'è poi il secondo aspetto: la retorica sul fatto, aspetto che va di pari passo con la copertura mediatica che viene riservata al fatto. Posto che sul mio profilo Facebook campeggia da ieri sera la foto dello striscione incriminato con un commento che più eloquente non si può ("Non meritate di tifare questi colori!! M****E!!!!!"), ho notato che il TG1 di quest'oggi ha riservato addirittura un servizio a quanto avvenuto ieri sera. Ben inteso, che un organo d'informazione parli di questo episodio e lo stigmatizzi senza se e senza ma risponde a quel concetto basilare chiamato deontologia professionale; rimango, però, abbastanza stupito quando noto che nessuno ha mai dedicato neanche mezzo minuto di un servizio allo striscione vergognoso esposto dai milanisti domenica sera o ai cori di scherno verso i 39 morti dell'Heysel che sistematicamente accolgono la Juventus quando affronta la Fiorentina allo stadio "Franchi o, ancora, allo striscione esposto dai tifosi dell'Inter a San Siro un anno fa ("Acciaio scadente? Nostalgia dell'Heysel").

Quella che ho appena esposto è un'ambiguità di fondo che rappresenta il nocciolo del problema che scaturisce da episodi vergognosi come quello di ieri sera. Se un giorno si riuscirà ad affrontare questo problema senza sovrapporre le due questioni precedentemente esposte, allora, forse, diventeremo un Paese con una cultura sportiva migliore

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